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Pablo Emilio Escobar Gaviria è stato uno dei più famosi narcotrafficanti della storia. Nacque a Rionegro, in Colombia, il 1° dicembre 1949 e morì a Medellin il 2 dicembre 1993. Sin da giovane intraprese la strada della criminalità e riuscì a inserirsi nel crescente business della droga. Negli anni ’70 fondò il potentissimo cartello di Medellin, che controllava gran parte del traffico mondiale della cocaina, e divenne uno degli uomini più ricchi del mondo. Famoso per la sua freddezza, non si fece mai scrupoli a ordinare la morte di chiunque si trovasse sulla sua strada, secondo il principio "plata o plomo" – "soldi o piombo", la frase resa iconica dalla serie tv Narcos – né di compiere vere e proprie stragi. Fu scovato dalle forze speciali colombiane e ucciso nel 1993.
La gioventù di Pablo Escobar e il mercato della droga in Colombia
Pablo Emilio Escobar Gaviria nacque a Rionegro, e fin da giovane condusse una vita di strada a Medellin abbandonando la scuola nel 1966 per poi compiere furti e sequestri di persona. Nel 1974 fu arrestato per breve tempo e dopo la scarcerazione, grazie anche alle amicizie strette in prigione, imboccò la strada del narcotraffico. Va' ricordato che negli anni '70 la Colombia stava diventando uno dei centri del business della cocaina: i narcotrafficanti acquistavano la materia prima nei Paesi andini (Ecuador, Bolivia, ecc.), la trasformavano in cocaina e la esportavano illegalmente nelle varie piazze internazionali, in particolare negli Stati Uniti, dove la domanda era in crescita. Escobar entrò nel giro al momento giusto.

Plata o plomo: l’inizio dell’ascesa e la carriera politica
La fama e la ricchezza di Escobar iniziarono presto a crescere. Nel 1976 fu arrestato, ma riuscì a farsi scarcerare corrompendo i giudici. Il metodo del narcotrafficante è noto come “plata o plomo”, "soldi o piombo": chi si trovava sulla sua strada, politici, funzionari, forze dell'ordine, doveva scegliere tra lasciarsi corrompere o essere ucciso. Nel 1976 convolò a nozze con la quindicenne Maria Victoria Henao, che gli darà due figli.

Nello stesso periodo fondò con altri trafficanti il cartello di Medellin che controllava il narcotraffico in Colombia, spartendoselo col rivale cartello di Calì. Per smerciare droga negli Stati Uniti, nel 1978 il cartello fondato da Escobar acquistò una piccola isola dell’arcipelago della Bahamas, Norman’s Cay, dotata anche di una pista di atterraggio, sfruttando aerei e persino sottomarini per trasportare e smerciare la cocaina. La ricchezza di Escobar, del resto, era immensa. Nel 1978 inaugurò la tenuta Nápoles, una vasta proprietà nel quale si trovavano uno zoo privato, numerosi laghi artificiali, una pista d’atterraggio e altre attrazioni. Iniziò anche a farsi riconoscere come una sorta di Robin Hood, donando denaro alla parte più povera della popolazione di Medellin. Finanziò inoltre la squadra di calcio dell’Atletico Nacional, che nel 1989 vincerà la Coppa Libertadores (equivalente sudamericano della Champions League europea). Escobar intraprese anche la carriera politica e nel 1982 fu eletto deputato al Parlamento colombiano. La sua presenza, però, suscitava imbarazzo e poco dopo la sua elezione un giornale pubblicò una foto dell’arresto del 1976. Dopo varie polemiche, il narcotrafficante fu costretto a dimettersi e, per ritorsione, fece assassinare varie persone, tra le quali il ministro della giustizia, Rodrigo Lara Bonilla, che era stato uno dei suoi accusatori.
L’apogeo della carriera criminale
Il fallimento dell’esperienza politica colpì profondamente Escobar, che però continuò la sua “brillante carriera criminale". Nel 1985 finanziò l’assalto al palazzo di giustizia di Bogotà, condotta da un gruppo guerrigliero chiamato M19. Nella “battaglia” scatenata dall’esercito colombiano per liberare il palazzo restarono uccise, complessivamente, circa cento persone.

Il cartello di Medellin, del resto, compì attentati e omicidi in tutta la Colombia. Obiettivo principale di Escobar era ottenere l’annullamento del trattato in base al quale i narcotrafficanti potevano essere estradati negli Stati Uniti, trattato che fu effettivamente abrogato per breve tempo nel 1986, ma fu ripristinato quasi subito. Escobar, inoltre, fece assassinare giornalisti e magistrati che si interponevano nei suoi affari e nel 1989 ordinò la morte di Luis Galán, candidato alla presidenza della repubblica, che aveva rifiutato di farsi corrompere. Inoltre, il 18 agosto 1989, nel tentativo di eliminare il successore di Galán come candidato, César Gaviria, ordinò di collocare una bomba sul volo di linea Avianca 203, tra Bogotà e Calì, sul quale riteneva Gaviria avrebbe viaggiato. Il candidato non era sul volo, ma la bomba provocò la morte di 107 persone. Alla fine degli anni ‘80 scoppiò anche la guerra contro il cartello di Calì, l'inizio di un’altra scia di sangue.
La consegna, la fuga e la morte di Pablo Escobar
Negli anni '90, la fortuna di Escobar iniziò a declinare: infatti nel 1990 Gaviria fu eletto presidente della Colombia e dichiarò guerra ai cartelli della droga. Il narcotrafficante era ancora in una posizione di forza e poté negoziare con il governo la sua consegna: accetto di cessare le attività criminali, in cambio di una reclusione “blanda” di cinque anni in una prigione di lusso da lui stesso costruita, una tenuta chiamata La Catedral. Inoltre, il trattato di estradizione con gli Stati Uniti fu abolito dalla nuova Costituzione colombiana.

Nel 1991 Escobar si consegnò e fu “recluso” a La Catedral. Tuttavia, le condizioni della sua detenzione suscitavano polemiche, tanto più che il trafficante non aveva cessato le attività criminali e si allontanava quando voleva dalla “prigione”. Nel 1992 il governo dispose perciò di trasferire Escobar in un carcere convenzionale, ma il trafficante, che aveva i suoi infiltrati nelle forze di polizia, venne a saperlo in anticipo e il 22 luglio evase. Iniziò così una caccia all’uomo condotta non solo dalla polizia, ma anche da un gruppo paramilitare, Los Pepes (acronimo di Los Perseguidos por Pablo Escobar), finanziato dal cartello di Calì. La caccia terminò il 2 dicembre 1993, quando le forze speciali colombiane individuarono Escobar in un appartamento di Medellin grazie alla tecnologia fornita dagli Stati Uniti. Il trafficante cercò di fuggire insieme al suo guardaspalle, ma fu ucciso da un agente (secondo un’altra versione, si suicidò per non farsi catturare).

Le conseguenze e l’eredità
Dopo la morte di Escobar, il cartello di Medellin si frammentò e il controllo del mercato della droga passò al cartello di Calì. La moglie Maria Victoria Henao e i due figli del trafficante, tra cui Manuela Escobar, si trasferirono in Argentina. Tra i “lasciti” di Escobar vi sono persino degli ippopotami che negli anni ’70 il trafficante aveva fatto portare alla tenuta Nápoles. Gli esemplari si sono moltiplicati e oggi sono circa 160: l’unica popolazione di ippopotami allo stato selvaggio al di fuori dell’Africa. Escobar ha lasciato scatole piene di soldi, sepolte in nascondigli di cui nessuno conosce l’esistenza: nel 2015 un contadino, effettuando dei lavori di scavo, ha trovato dei contenitori con circa 600 milioni di dollari in contanti. Si stima che in Colombia esista un centinaio di questi nascondigli.