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Come è fatta e come funziona la diga romana che ha salvato un villaggio dall’alluvione in Spagna

La diga Romana ad Almonacid de la Cuba, vicino a Saragozza in Spagna, la cui prima costruzione risale a circa duemila anni fa, ha contribuito a proteggere l'omomina cittadina dall'alluvione che ha flagellato Valencia provocata da un DANA. Si tratta di una diga a gravità alta 34 metri (la più alta di epoca romana ancora esistente).

5 Novembre 2024
18:30
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Come è fatta e come funziona la diga romana che ha salvato un villaggio dall’alluvione in Spagna
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Sta girando in questi giorni un video che mostra un'antica diga romana del I secolo d.C. proteggere dalla tragica alluvione che ha devastato Valencia il villaggio di Almonacid de la Cuba nella provincia di Aragona in Spagna, non distante dalla città di Saragozza. Qui il maltempo prodotto dall'arrivo di un DANA (cioè una “goccia fredda” a bassa pressione in quota) ha provocato l'esondazione del fiume Aguasvivas e una conseguente inondazione, che però è stata parzialmente contenuta dalla diga romana, che fa parte di un gruppo di dighe costruite dai Romani in territorio spagnolo, per limitare problematiche relative alla disponibilità di acqua nelle zone di interesse che, in epoca di costruzione, subivano durante l'anno scarse – o comunque disomogenee – precipitazioni.

Il sistema strutturale della diga che ha contrastato l’alluvione in Spagna

La diga ha un'altezza di 34 metri e rappresenta, a oggi, la diga romana ancora esistente più alta del mondo. La stessa presenta, dal punto di vista strutturale, una peculiarità, in quanto è l'unica nel gruppo di opere che ha subito una ricostruzione (quella poi giunta ai giorni nostri) che differiva radicalmente dall'opera di partenza. Infatti, originariamente la diga era formata da una struttura di tre archi, mentre nella sua ricostruzione (necessaria a seguito di alcune fratture generatesi sugli archi stessi) è diventata una diga cosiddetta a gravità.

Cosa vuol dire diga a gravità? Parliamo di una struttura dotata di una tale geometria e massa in grado di contrastare le pressioni idrostatiche dell'acqua (cioè quelle che l'acqua trasferisce quando sta ferma dentro ad un recipiente, per capirci) che si trova a tergo del paramento murario. Nella sostanza, una diga a gravità è in grado di "trasformare" una forza orizzontale, cioè la spinta dell'acqua, in una forza inclinata con una preponderante componente verticale. In queste condizioni, la struttura non ribalta né scorre sotto le pressioni dell'acqua, bensì riporta sul terreno di fondazione il suo peso e l'effetto indiretto della spinta. Avendo una grossa superficie a disposizione per distribuire queste grandi forze in gioco, la fondazione della struttura della diga garantisce agevolmente l'equilibrio di tutta l'opera e, quindi, la capacità della diga stessa di invasare un congruo quantitativo di acqua.

Geometria e materiali della diga romana

Il paramento murario portante della struttura ad arco (cioè quella della diga pre-intervento) raggiunge spessori tra 10 e 12 metri nella parte centrale, intervallando varie tipologie di materiali da costruzione tipici dell'ingegneria e architettura romana, come l'Opus Caementicium (cioè un impasto fluido di calce, sabbia e acqua, eventualmente amalgamato con pietrisco) e Opus Incaertum (paramenti murari realizzati con pietre dalla forma irregolare e faccia in vista, completati da malta). Nella successiva ricostruzione a gravità, lo spessore del muro portante raggiunse anche i 40 m circa, aggiungendo nella parte più esterna Opus vittatum (paramenti murari costituiti da fasce di mattoni intervallate da blocchi di tufo, tutti in orizzontale). mentre il muro originario doveva garantire anche una importante tenuta idraulica dell'opera, la parte aggiunta – soprattutto verso valle – aveva solo il compito di irrobustire la sezione strutturale del muro e poteva quindi avere caratteristiche di impermeabilità più scadenti.

Immagine
Sezione della Diga da ricostruzione. Fonte: Arenillas & Castillo 2003

Come ha fatto la diga romana a contrastare l'inondazione di Almonacid de la Cuba dall’alluvione

Semplicemente, la diga ha ripreso/continuato a svolgere la sua funzione, ovvero quella per cui era stata concepita. La presenza di un muro ancora solido, e in grado di contenere le acque provenienti dall‘ingrossamento del fiume per effetto delle precipitazioni atmosferiche consistenti, ha permesso di ottenere una parziale messa in funzione della diga, che ha quindi invasato acqua e lentamente l'ha riportata a valle, evitando disastri per i centri abitati limitrofi. Nei video che circolano in rete si vede una parte di acqua che comunque defluisce lateralmente allo sbarramento: in quella zona il paramento murario non è presente per tutta l'altezza, questo diventa dunque un percorso preferenziale di moto dell'acqua che, come accade in un troppopieno, stramazza verso valle defluendo liberamente, ma con quantitativi comunque limitati dalla presenza dell'invaso prodotto dalla diga.

La diga di Almonacid de la Cuba: il contesto storico

Assieme ad altre dighe costruite nel bacino del fiume Ebro, la diga di Almonacid de la Cuba serviva a divergere e controllare il flusso d'acqua in questa regione della Spagna centrorientale che all'epoca era la provincia dell'Hispania Tarraconensis. Assieme alle dighe La Pared de los Moros, Muel e la Ermita de la Virgen del Pilar, la diga di Almonacid de la Cuba era una parte del sistema idraulico romano volto a razionalizzare il consumo di acqua in una zona della Spagna non particolarmente ricca di corsi d'acqua. Queste dighe vennero costruite in epoca imperiale romana, tra il I e il II secolo d.C. Quella di Almonacid de la Cuba è stata datata più precisamente (grazie al carbonio-14 prelevato da alcuni elementi lignei della struttura conservatisi) all'epoca dell'imperatore Augusto (31 a.C. – 14 d.C.), che tra l'altro fondò la vicina città di Cesaraugusta, l'attuale Saragozza.

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