Nei social e sul web hanno cominciato a diffondersi bufale e fake news sulla presunta origine della recente alluvione di Valencia, in cui la pioggia di un anno è caduta in tre ore e mezza. Basta un breve giro sui social per leggere di fantasiose teorie legate a recenti attività di cloud seeding (in italiano “inseminazione delle nuvole”) in Marocco che avrebbero prodotto “pioggia artificiale”, oppure al presunto ruolo di HAARP. Le alluvioni del 29 ottobre scorso, che al momento hanno provocato almeno 217 vittime e 1900 dispersi, sono state in realtà provocate da una concomitanza di fattori che hanno agito su un DANA, una “goccia fredda” che ha prodotto violenti temporali autorigeneranti sulla Spagna meridionale.
Le “spiegazioni alternative” che stanno circolando non sono solo false, ma anche consolatorie soprattutto quando non si vuole affrontare il fatto che l'aumento della frequenza e dell'intensità dei fenomeni meteorologici estremi è da ricercare nel cambiamento climatico prodotto dalle attività umane, come l'intera comunità scientifica ripete compatta ormai da svariati anni. Anzi, secondo la World Meteorological Organization, una delle massime autorità mondiali, «le precipitazioni sono state più abbondanti del 12% circa e 2 volte più probabili rispetto al clima in epoca preindustriale». Esamiamo qui le due principali bufale sull'origine del disastro e spieghiamo perché non hanno alcun fondamento scientifico.
Alluvione in Spagna e cloud seeding in Marocco: nessuna relazione
Secondo una teoria che sta circolando molto negli ultimi giorni, le precipitazioni straordinarie che si sono abbattute sulla Comunità Valenciana sarebbero da attribuire a operazioni di “inseminazione di nuvole” messe in atto dal Governo del Marocco. La teoria nasce probabilmente dal fatto che qualche mese fa il sito meteo El Tiempo ha dichiarato che il Governo spagnolo sarebbe «preoccupato» per le operazioni di cloud seeding effettuate nel vicino Marocco. Tuttavia l'autorità nazionale governativa spagnola nelle questioni meteorologiche, cioè AEMET, non ha mai esternato queste preoccupazioni. La teoria del complotto geoingegneristica è stata ulteriormente diffusa anche da recenti interviste al cantante Miguel Bosé e al calcaitore Álex Bernal, che però non hanno alcuna competenza metorologica o climatica.
Il cloud seeding è una tecnica di geoingegneria che consiste nell'iniettare particelle all'interno delle nubi per stimolare la formazione di gocce di pioggia con lo scopo di aumentare le precipitazioni. Queste particelle possono avere funzione igroscopica, cioè “attrarre” l'umidità (come il cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina) oppure possono agire da nuclei di condensazione, cioè i “mattoncini” da cui si formano le gocce di pioggia (è il caso dello ioduro d'argento o della CO2 solida). Questa tecnica viene sperimentata in molti Paesi con un clima desertico, come gli Emirati Arabi Uniti o per l'appunto il Marocco. Lo scopo è naturalmente avere più pioggia nel proprio territorio, non provocare disastri naturali in altri Paesi, eppure il cloud seeding è spesso nel mirino delle teorie del complotto, spesso imparentata con la bufala delle cosiddette “scie chimiche” (che altro non sono se non scie di condensazione).
Il Marocco sta effettivamente investendo nel cloud seeding. Nel 2024 il Paese nordafricano ha effettuato finora 70 operazioni di inseminazione di nuvole, di cui 30 da terra e 40 aeree. Questo però non può avere avuto nessun effetto in Spagna. In primo luogo perché il cloud seeding agisce soltanto localmente, al livello delle singole perturbazioni: non puoi farlo in Marocco e avere effetti in un altro Paese. Inoltre, gli effetti di questa tecnica si limitano a qualche decina di minuti dopo le operazioni, al massimo qualche ora: è dunque da escludere che operazioni effettuate giorni o settimane prima abbiano potuto influire anche solo minimamente su quanto è accaduto in Spagna.
Inoltre c'è da tenere conto che questa tecnica ha un'efficacia molto limitata, quando ce l'ha: nei casi in cui funziona meglio può aumentare le precipitazioni del 10% circa. Non conosciamo nel dettaglio i risultati degli esperimenti svolti in Marocco, ma anche supponendo un aumento del 10% delle precipitazioni, l'evento di Valencia sarebbe comunque stato catastrofico, vista la quantità di pioggia caduta. Ricordiamo comunque che con il cloud seeding non si può far piovere a comando: al massimo si possono aumentare le precipitazioni che già ci sarebbero state per cause naturali.
Gli stessi complottismi erano sorti soltanto sei mesi fa dopo l'alluvione a Dubai del 16 aprile 2024, principalmente perché gli Emirati Arabi Uniti avevano condotto operazioni di cloud seeding poco prima del disastro. Anche in quel caso però – come in tutti gli altri – la comunità scientifica aveva completamente smentito queste teorie: a oggi semplicemente non esiste una relazione diretta di causa-effetto tra inseminazione delle nuvole e inondazioni in nessuna parte del mondo.
L'HAARP non può aver provocato le piogge torrenziali a Valencia
Grande protagonista di teorie del complotto in tutto il mondo, HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program) è in realtà un “semplice” sistema di 180 antenne situato in Alaska che invia onde radio nell'atmosfera per studiare la ionosfera, cioè la porzione dell'atmosfera sopra i 50 km circa di quota. Tendenzialmente, quando succede qualcosa di brutto e molto “energetico” c'è sempre chi tira in ballo questa installazione statunitense come se fosse una sorta di misteriosa Area 51.
A dispetto della fama che gli hanno affibbiato, però, HAARP non produce onde particolarmente energetiche: la potenza a terra delle radiazioni emesse dal sistema di antenne va da 0,03 W/m2 (watt per metro quadro) a 0,08 W/m2. Per intenderci, è una potenza paragonabile a quella di una lampadina da frigo a 5,5 metri di distanza. Insomma, non è neanche lontanamente abbastanza per creare violentissimi temporali autorigeneranti in un altro continente (Valencia è a 8500 km di distanza dalle antenne di HAARP).
Inoltre, come detto HAARP studia la ionosfera, quindi le onde prodotte dalle sue antenne interagiscono con l'alta atmosfera, a più di 50 km di quota. Tutti i fenomeni meteorologici, invece, tra cui il DANA che ha provocato il disastro di Valencia, avvengono a meno di 10 km di quota, nella troposfera. Stiamo parlando di due strati atmosferici totalmente differenti e separati da svariate decine di chilometri. È quindi fisicamente impossibile che l'attività di HAARP abbia un qualunque effetto sul meteo o sul clima.