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25 Giugno 2024
9:21

Scoperto il vino liquido più antico della storia, in Spagna: è romano e ha circa 2000 anni

Analisi chimiche eseguite su un misterioso liquido rossastro rinvenuto all'interno di un'urna funeraria di epoca romana rinvenuta a Carmona, in Spagna, hanno rivelato la presenza del più antico vino al mondo conservatosi allo stato liquido.

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Scoperto il vino liquido più antico della storia, in Spagna: è romano e ha circa 2000 anni
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All'interno di un sepolcreto di epoca romana del I secolo d.C. rinvenuto a Carmona, nel sud della Spagna, gli archeologi, nel 2019, hanno fatto una scoperta eccezionale. Di per sé, il complesso si presentava come molte necropoli romane dell'epoca, con i resti cremati dei defunti e i relativi oggetti di corredo. L'eccezionalità sta però in uno di questi: un'urna in vetro che conteneva, assieme ai resti cremati di un individuo, un liquido rosso. Dopo analisi chimico-fisiche approfondite è risultato essere il vino allo stato liquido più antico del mondo. Approfondiamo la questione.

È raro che delle sostanze riescano a conservarsi allo stato liquido per molto tempo. Le analisi archeometriche (analisi chimico-fisiche sulle sostanze rinvenute nei contesti archeologici) di solito vengono infatti eseguite su composti allo stato solido. Già in passato sostanze come olio o vino sono state analizzate, ma erano sempre state rinvenute allo stato solido.

La scoperta del liquido rosso ha così richiamato immediatamente l'attenzione di un gruppo di ricerca composto da studiosi dell'Università di Cordoba e del Museo della città di Carmona. Vista l'eccezionalità del ritrovamento, si è ritenuto essenziale svolgere delle analisi archeometriche, per capire la composizione del liquido e stabilirne l'origine. L'esito delle analisi è stato pubblicato recentemente sul Journal of Archaeological Science.

Le tecniche di analisi chimica usate sono state la spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS) e la cromatografia liquida ad alta prestazione-spettrometria di massa (HPLC-MS). Si tratta di alcune delle tecniche ad oggi più adoperate per eseguire le analisi archeometriche.

Gli elementi individuati dalle analisi chimiche si sono rivelati compatibili con la composizione del vino, con le dovute correzioni dovute al decadimento del liquido e alla presenza di elementi provenienti dal vetro dell'urna e dai resti umani presenti. Quello ritrovato nel sepolcreto di Carmona risulta essere quindi il vino più antico al mondo conservatosi allo stato liquido, databile al I sec. d.C.

Una delle notizie più interessanti riguarda le comparazioni eseguite con alcuni vini che tuttora vengono prodotti in Andalusia, nella Spagna meridionale, e che hanno permesso di stabilire l'origine del vino scoperto nella tomba romana. In particolare sono stati fatti confronti diretti (e sono state trovate profonde somiglianze) con vitigni ancora oggi coltivati a pochi km da Carmona, in particolare con quelli che ancora oggi danno vini liquorosi del tipo sherry, molto diffusi in Andalusia.

Non deve sorprenderci la presenza del vino all'interno di un'urna funeraria. La bevanda era una parte essenziale del rituale funerario romano: liquidi come vino e olio erano usati per offrire alle divinità e ai defunti le libagioni, ovvero lo sversamento rituale, spesso direttamente sulle ceneri del defunto nell'urna.

Immagine
Statuetta in bronzo (II–III sec. d.C.) raffigurante un sacerdote nell’atto di svolgere le libagioni. Credit: Wolfgang Sauber.
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