No, nessun "potere forte e occulto" ha complottato per creare le alluvioni in Emilia-Romagna e nelle Marche. Non fa eccezione il rilascio di acqua dalla diga di Ridracoli, una diga ad arco-gravità che si trova nella provincia di Forlì-Cesena, in Emilia Romagna, e che sbarra il corso del fiume Bidente. Recentemente purtroppo si è diffuso sui social un audio complottista (di autore ignoto), poi utilizzato per creare anche post e video, in cui si afferma che nella diga sia stata fatta accumulare appositamente acqua nei mesi passati per accrescere il problema della siccità (diffusa in tutta Europa) e che sia quindi stata rilasciata nei giorni scorsi appositamente per creare le alluvioni.
Al di là del giudizio morale nei confronti di chi genera odio e paura in un momento così drammatico per la regione Emilia-Romagna e per il nostro Paese, abbiamo già avuto modo di chiarire in più occasioni e con metodo scientifico le cause delle alluvioni, sia quelle di inizio maggio che quelle di metà mese, confutando peraltro un'altra fake news, che sosteneva che le intense piogge cadute in Romagna fossero da attribuire alle cosiddette "scie chimiche", forse rilasciate da un particolare aereo.
Il processo di tracimazione della diga di Ridracoli
Chiariamo quindi anche la questione della diga di Ridracoli: avete presente il lavandino che ognuno di noi ha in bagno o in cucina? Che ha un foro appositamente realizzato per far defluire l'acqua che si accumula in eccesso all'interno del lavabo (se il lavandino è otturato o se ci dimentichiamo il rubinetto aperto dopo aver messo il tappo nello scarico)? Ecco, le dighe sono provviste di dispositivi di scarico concettualmente simili. È come se fossero dei giganteschi lavandini all'interno dei quali si accumula acqua: se il livello di quest'ultima sale troppo, tracima (si dice così) da aperture appositamente progettate (in alcuni casi sono sempre aperte, in altri è necessario l'intervento umano per aprirle). La finalità, però, è la medesima: evitare alluvioni nella parte a monte e nei dintorni della diga, dove altrimenti l'acqua continuerebbe ad accumularsi, e/o ridurre il carico di acqua contenuto all'interno dell'invaso artificiale (che alla lunga potrebbe compromettere l'integrità della struttura).
La diga di Ridracoli, in provincia di Forlì, nella regione Emilia-Romagna, non fa eccezione: presenta vari scarichi tra cui uno (detto "scarico di fondo") che alimenta in modo continuo il prosieguo del fiume Bidente e altri scarichi progettati proprio per la tracimazione, che consentono alla diga di rilasciare in modo controllato l'acqua che si accumula in eccesso all'interno dell'invaso.
In particolare, gli scarichi di tracimazione sono 8 aperture rettangolari che si trovano appena sotto il coronamento della struttura e che hanno complessivamente una portata di 600 m3/s. Queste aperture sono essenziali per il corretto funzionamento della diga e, in effetti, nel mese di maggio sono servite al loro scopo. In assoluto la diga di Ridracoli è fondamentale per la sicurezza del territorio romagnolo, in quanto riesce a contenere e "diluire" eventuali piene altrimenti dirette a valle con un'energia molto maggiore.
Nel merito, come si può osservare dai grafici presenti sul sito ufficiale di Romagna Acque – Società delle Fonti S.p.a., la società che gestisce tutte le fonti idropotabili della Romagna (tra cui la diga di Ridracoli), l'accumulo di acqua all'interno dell'invaso negli ultimi vent'anni segue un andamento annuale simile e gli episodi di tracimazione non sono una rarità: nel 2022 non ne sono avvenuti, ma dal 2021, tornando indietro nel tempo, i casi di tracimazione sono stati più frequenti di quanto non lo siano stati finora nel 2023. Per comodità, ecco un estratto dei grafici in questione relativo ai soli ultimi due anni e mezzo:
Come si può vedere, l'acqua inizia ad accumularsi all'interno dell'invaso di Ridracoli in autunno per poi venire rilasciata progressivamente nel corso dell'estate, con finalità di tipo potabile, agricola ed idroelettrica. È il normale funzionamento di una diga. Quest'anno non fa eccezione. Le tracimazioni avvenute in maggio sono dovute al raggiungimento della capienza massima dell'invaso, pari a circa 33 milioni di m3 d'acqua e, conseguentemente, del livello massimo di quota dell'acqua (chiamato "livello di sfioro"), pari a 557,3 metri sul livello del mare. Oltre questa altitudine, l'acqua tracima naturalmente attraverso le 8 aperture menzionate precedentemente, ma senza causare pericolose inondazioni. Alla base dell'invaso principale, infatti, è stato predisposto e realizzato un cosiddetto "bacino di smorzamento" che permette di diminuire l'impatto dell'acqua in caduta e rendere graduale la sua immissione nella continuazione del fiume Bidente.
Lo scarico di mezzofondo
Nel caso specifico della scorsa settimana, essendo caduta una quantità di pioggia fuori dall'ordinario, la diga ha sia tracimato, sia si è proceduto anche a un moderato rilascio di acqua da un altro foro di scarico, detto scarico di mezzofondo, appositamente progettato e predisposto all'uso. In particolare, il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè, ha dichiarato pubblicamente e in modo trasparente di essersi coordinato con la Protezione Civile, la Provincia di Forlì-Cesena e la Regione Emilia Romagna per rilasciare a valle una minima parte della quantità di acqua contenuta all'interno della diga (700.000 m3 a fronte di 33 milioni di m3, per un abbassamento del livello dell'acqua di circa 60 cm) per evitare inondazioni nelle zone circostanti e a monte dell'invaso e per impedire che l'acqua tracimasse in modo eccessivo e fuori controllo con l'arrivo del picco delle precipitazioni.
In particolare, il processo di rilascio dallo scarico di mezzofondo è cominciato in via precauzionale prima dell'arrivo del picco delle piogge ed è stato interrotto quando i corpi idrici a valle erano ormai eccessivamente carichi (il rilascio è stato attivo dalle 17:30 di lunedì 15 maggio alle 08:30 di martedì 16 maggio). Il processo è stato poi ripreso nella mattina di mercoledì 17 maggio ed è stato nuovamente motivato da un eccessiva presenza d'acqua all'interno della diga e dalla volontà di farla fluire in modo controllato.
Per farvi intendere la portata del rilascio avvenuto attraverso lo scarico di mezzofondo, sappiate che a fronte di una portata massima di quest'ultimo di 130 m3/s, tra il 15 e il 16 maggio è stata scaricata una quantità d'acqua pari a 16 m3/s e il 17 maggio una quantità pari a 20 m3/s.
Conclusioni
Per concludere, possiamo affermare che la diga di Ridracoli ha funzionato come doveva funzionare (in termini di tracimazione) e che le procedure attuate per ridurre la quantità d'acqua al suo interno (l'ulteriore rilascio dallo scarico di mezzofondo) sono state necessarie, vista la situazione d'emergenza, e hanno seguito quanto previsto dal punto di vista progettuale e procedurale. Non solo, l'attività di scarico è stata messa in opera dopo essere stata concordata con tutti gli enti territoriali responsabili. In assoluto, quindi, la struttura ha contribuito a tamponare, piuttosto che a peggiorare il fenomeno alluvionale.