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9 Luglio 2023
12:30

Come funzionano le pubblicazioni scientifiche? Ecco tutti i passaggi

Gli articoli scientifici sono gli strumenti con cui gli scienziati annunciano le proprie scoperte. Come funziona la macchina delle pubblicazioni scientifiche?

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Come funzionano le pubblicazioni scientifiche? Ecco tutti i passaggi
pubblicazioni scientifiche come funzionano

Eureka! Si racconta che Archimede lo esclamò quando, entrando nella vasca da bagno, si accorse che il livello dell’acqua si era alzato di un volume pari a quello delle sue gambe sommerse. Da giorni stava cercando un modo per misurare il volume degli oggetti irregolari e l’entusiasmo fu tanto che non si preoccupò nemmeno di vestirsi prima di uscire di casa urlando per strada, completamente nudo, Eureka! Eureka!, ovvero, “ho trovato!”. Non sappiamo dove finisce la storia e comincia la leggenda. Sappiamo invece che non è pratica comune degli scienziati gridare Eureka quando comunicano una nuova scoperta: gli scienziati moderni pubblicano un articolo scientifico, un research paper. Vediamo passo per passo come funziona la pubblicazione scientifica e quali sono i diversi passaggi.

Step 1: scrivere l’articolo

Immagina di essere una scienziata o uno scienziato. Per prima cosa, devi aver fatto una scoperta. Dipende dal settore in cui lavori, ma un progetto di ricerca, ovvero l’insieme degli esperimenti per verificare un’ipotesi di partenza, può richiedere molti anni per essere completato. Hai finalmente raccolto tutti i dati che ti servono per elaborare una tua teoria: ti metti al computer e inizi a scrivere.

Un articolo di ricerca, chiamato anche paper scientifico, è un documento oggettivo con una struttura ben definita. Si comincia con una introduzione che riporta in sintesi lo stato dell’arte, ovvero ciò che già si conosce sull’argomento. Poi, si descrivono nei minimi dettagli tutte le tecniche, i materiali, gli strumenti e i campioni utilizzati in ciascun esperimento: è essenziale non tralasciare alcun particolare perché qualunque laboratorio, leggendo questa sezione, dovrebbe essere in grado di replicare le tue ricerche. Seguono i risultati, ovvero la spiegazione corredata di foto e grafici dei dati raccolti. Ed infine arriva la discussione, un commento ai risultati e a come questi possono essere contestualizzati con quanto già si conosce su un dato argomento.

Scrivere un research paper

Step 2: inviarlo ad una rivista scientifica

Il secondo step consiste nell’inviare il paper scientifico ad un giornale specialistico, ovvero una rivista scientifica che potrebbe essere interessata a pubblicare il tuo articolo. Esistono migliaia di riviste scientifiche, almeno una per ogni campo della scienza. E essenziale sceglierne una che vada bene per il tuo lavoro. Potresti aver scoperto una rivoluzionaria cura contro il cancro, ma difficilmente te la pubblicherebbero in un giornale che si occupa di astronomia.

A questo punto attendi una risposta dall’editore: se non è interessato, ti verrà mandata una e-mail dove faranno davvero di tutto per indorare la pillola: “carissimo ricercatore, carissima ricercatrice, siamo onorati tu abbia scelto la nostra rivista per il tuo eccellente lavoro… dopo attenta analisi, ci dispiace comunicarti che, con incolmabile dispiacere, non ci è possibile pubblicare la tua ricerca, per quanto encomiabile…”. Poco male, basterà mandare l’articolo ad un altro giornale. Se invece l’editore ritiene il lavoro interessante, l’articolo viene inviato ai cosidetti peer reviewers, ovvero i “revisori alla pari”.

rivista scientifica pubblicazioni paper

Step 3: la revisione

Entriamo nel meccanismo più affascinante, ma al contempo tedioso, del grande mondo delle pubblicazioni scientifiche. I revisori sono scienziati come te, esperti sullo stesso argomento del tuo articolo. Il loro compito è quello di leggere il manoscritto ed esprimere un parere. L’articolo ha senso? Vale la pena pubblicarlo? I risultati sono convincenti? Ci sono errori e/o dimenticanze da sistemare? Ma, soprattutto… sono necessari altri esperimenti per poter affermare ciò che vuoi affermare?

L’editore non ti dice chi sono i revisori, così che possano sentirsi liberi di esprimere un parere in totale libertà, in virtù del loro anonimato. Sempre che non decidano di bocciare in toto il tuo paper scientifico, i revisori ti chiederanno, nel 99,9% dei casi, nuove analisi e nuovi esperimenti. L’editore, una volta ricevuti i commenti dei revisori, deciderà se rigettare l’articolo, oppure darti del tempo per sistemarlo.

laboratorio esperimento ricerca pubblicazioni

Sei fortunato, l’editore ha optato per la seconda opzione! Ti rimetti al bancone, ricominci a fare esperimenti, risistemi l’articolo e aggiungi i nuovi risultati. Dipende dal giornale e dalla tipologia dell’articolo, ma la revisione può durare mesi, o addirittura anni. E quando l’articolo è finalmente pronto, lo rispedisci all’editore che, a sua volta, lo rimanda ai revisori.

Sei riuscito a risolvere tutti i loro dubbi? Hai il loro benestare e puoi pubblicare! Non sono riuscito a convincerli a pieno? Spetterà all’editore decidere se darti ancora del tempo, oppure rigettare l’articolo. Ebbene sì, potresti aver lavorato un anno intero alla revisione, ma esiste ancora la possibilità che l’articolo venga rifiutato. E ricorda, non conosci i nomi dei revisori, quindi non vale la pena progettare una vendetta!

Step 4: il conto

Nella maggior parte delle riviste scientifiche l’autore paga un canone di pubblicazione che in alcuni casi può ammontare a diverse migliaia di euro. Sembra un controsenso, e probabilmente lo è anche (non è questa la sede per sollevare la polemica), ma certamente la rivista fa leva sul tuo senso di sollievo quando ricevi la fatidica lettera che ti annuncia che sì, il tuo articolo sarà finalmente pubblicato.

monitorare impatto comunità scientifica paper

Step 5: monitorare l’impatto sulla comunità scientifica

Ma finisce davvero così? Avere dei revisori anonimi aiuta ad evitare che si pubblichino cialtronate. Ciò detto, questo potrebbe succedere ugualmente. Spetterà alla comunità scientifica, fatta di migliaia di persone che leggeranno il tuo articolo, a credere oppure no a quanto stai raccontando. E se per caso dovessero avere qualche dubbio, possono sempre provare a replicare qualcuno dei tuoi esperimenti e verificare di persona i tuoi risultati. E se ancora dovesse esserci qualche errore, ti verrà richiesto di verificare i dati ed eventualmente pubblicare una correzione, o, nel peggiore dei casi, ritirare l’articolo dalla rete.

Le riviste predatorie

Anche se costruito con l’intento di assicurare l’integrità e la correttezza delle informazioni scientifiche, il moderno sistema di pubblicazione non è immune alla furbizia umana. Facciamo un esempio parlando delle cosiddette “riviste predatorie”. Esistono giornali creati ad hoc con l’unico obbiettivo di “fare soldi”. A prima vista sono riviste scientifiche come tante altre, ma in realtà non seguono le normali regoli di peer reviewing, permettendoti di pubblicare praticamente qualunque articolo a patto che si paghino le spese di pubblicazione.

Alcuni esempi sono davvero eclatanti, come il celebre Get Me Off Your Fucking Mailing List – letteralmente, “toglietemi dalla vostra fo**uta mailing list”- un articolo scritto dai ricercatori informatici David Mazières e Eddie Kohler stanchi di ricevere decine di email da una rivista predatoria che li invitava a pubblicare con loro. I due ricercatori hanno scritto l’articolo ripetendo la frase del titolo centinaia di volte nell’introduzione, nei metodi, nei risultati e persino nelle didascalie delle figure. L’hanno poi mandato ad una di queste riviste predatorie, e indovinate…? Eureka! L’articolo è stato accettato!

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