L’anidride carbonica utilizzata per produrre l’acqua gasata scarseggia. Il rischio di trovare sempre meno acqua frizzante nei supermercati, annunciato già a luglio, nel mese di agosto è diventato una reale conseguenza della crisi della CO2. Il problema è dovuto al processo di produzione e distribuzione di CO2: è troppo costoso.
A segnalare il problema a inizio luglio era stata una delle maggiori aziende italiane del settore, leader europeo delle acque oligominerali, che produce circa un miliardo e mezzo di bottiglie all’anno.
Capiamo il motivo di questa situazione: come si distinguono le acque gasate in commercio e come si produce l’anidride carbonica?
Tipologie di acqua gasata
Quando compriamo l’acqua frizzante o effervescente acquistiamo un bene che può essere prodotto in tre modi diversi: uno naturale e due artificiali.
Esistono delle acque naturalmente effervescenti o gasate in cui l’anidride carbonica è già disciolta prima dell’imbottigliamento. Affinché sia definita effervescente o gasata la quantità di CO2 alla sorgente deve essere maggiore o uguale a 250 mg/l.
Dopodiché ci sono delle acque effervescenti o gasate in cui la CO2 viene addizionata tramite un processo di carbonizzazione. Tra queste troviamo la cosiddetta acqua rinforzata alla sorgente, a cui si aggiunge CO2 dopo l’imbottigliamento, ma questa anidride carbonica proviene dallo stesso giacimento o falda da cui l’acqua è stata prelevata. E poi c’è l’acqua classificata come con “aggiunta di anidride carbonica”: si aggiunge CO2 prelevata da un giacimento o una falda diversa da quella originaria.
Il processo di produzione di anidride carbonica col fine di addizionarla all’acqua per questi ultimi due casi avviene in aziende specializzate che la immagazzinano e poi la forniscono ai produttori di acqua in bottiglia.
Ed è qui che è nato il problema.
Come viene prodotta l'anidride carbonica
L’anidride carbonica “grezza” può provenire da sorgenti naturali come pozzi profondi o mofete, può essere il prodotto di scarto di processi chimici (sintesi di ossido di etilene o sintesi di ammoniaca) o provenire da processi biologici (come le fermentazioni o le produzioni di bioetanolo). A seconda però della concentrazione di CO2 nel gas grezzo estratto ci sarà un processo di lavorazione più o meno dispendioso: più è bassa la concentrazione, più aumenta il costo industriale.
Una volta prelevata la CO2 grezza dalla sorgente, questa attraversa un primo passaggio di compressione per poi essere purificata e filtrata attraverso una serie di tecnologie diversificate sulla base del tipo di contaminante. In effetti l’anidride carbonica può inizialmente presentare contaminati quali: composti dello zolfo, contaminanti inerti (O2, N2, Ar) e idrocarburi (metanolo, benzene ad esempio).
Dopodiché viene distillata, liquefatta e stoccata.
Perché inizia a mancare l'acqua frizzante nei supermercati
Tutto questo processo, dall’estrazione ai vari passaggi che abbiamo ripercorso, richiede un grosso apporto energetico e quindi, in particolare nell’ultimo periodo, un costo estremamente alto che va a sommarsi ai costi sempre maggiori anche del trasporto. L’anidride carbonica liquefatta deve essere trasportata (in cisterne e serbatoi di stoccaggio coibentati) ad una temperatura che varia fra i –35 e i –15°C, mentre quella allo stato solido in cisterne refrigerate a circa –78.5°C. Questo rende chiaramente più complesse tutte le esportazioni e importazioni.
Ecco dunque che il rincaro dei costi dell’energia ad ampio spettro (specialmente quello degli ultimi mesi) ha portato molte aziende a scegliere di chiudere dei siti di produzione di CO2 e, conseguentemente, ha implicato la vendita della poca CO2 prodotta al comparto della sanità e la drastica riduzione del rifornimento delle aziende produttrici di acqua frizzante e di altre tipologie di bevande con CO2 addizionata.
L'anidride carbonica immessa sul mercato per la produzione di acqua gasata è diventata anche sette volte più cara, stando alle dichiarazioni delle aziende coinvolte. Per questo motivo il prodotto non arriva sugli scaffali dei supermercati, ma soprattutto su quelli dei mini-market locali che soffrono maggiormente le mancate consegne di acqua gasata.