Siete mai stati in un negozio di belle arti? In questi posti si vendono dei pigmenti, cioè colori in polvere dai nomi un po' diversi da quelli che siamo abituati a vedere: Terra di Siena, Giallo di Cadmio, Blu Oltremare e così via. I loro nomi fanno pensare a terre lontane ed evocano proprio i luoghi da cui provengono e i modi in cui venivano realizzati.
Nell'industria di oggi si può produrre qualsiasi oggetto in qualsiasi colore, attraverso coloranti sintetici creati in laboratorio mentre nell'antichità si ricavavano con processi di estrazione e di lavorazione di materie naturali.
Cosa sono i pigmenti e come si ottengono
I pigmenti sono essenzialmente delle sostanze ridotte o prodotte sotto forma di polveri, che si disperdono in un solvente, come acqua o olio. Le polveri in questo modo vengono trasformate in una pastella più o meno liquida che può essere usata per dipingere.
In realtà i pigmenti possono essere usati anche sotto forma di polveri per dare il colore ad altri prodotti, come ad esempio i cosmetici. Un esempio è proprio la "terra" che si usa nel make-up e che è a sua volta una polvere che dona colore alle guance. Oppure la polvere di henné, che contiene un pigmento colorante, a sua volta usato per tingere i capelli.
I pigmenti oggi sono prodotti sinteticamente, ma una volta si estraevano dai minerali (come terre, carbone e pietre macinate), dagli animali (come molluschi e insetti da "spremere") e dai vegetali (ovvero le piante dai poteri tintori).
Come si realizzavano i principali pigmenti colorati in passato
Vediamo ora quali sono i principali pigmenti colorati, quali sono le loro caratteristiche e come si producono.
Giallo
Fin dall’antichità si ottenevano gialli brillanti con composti di stagno, antimonio e piombo.
Il piombo si trovava sulle pendici del Vesuvio, ed è per questo che è stata associato a Napoli. Dal XVII secolo un giallo composto da stagno, piombo e antimonio veniva commerciato come Giallo di Napoli.
Un'altra tinta famosa è il Giallo di Cadmio. Se naturale, viene ricavato da una minerale chiamato Greenockite che si estrae in Scozia, Boemia e Pennsylvania. Se sintetico, si realizza partendo dal solfuro di Cadmio, un elemento della tavola periodica.
Il cadmio però è noto per aver provocato non pochi problemi alla salute delle persone, arrivando a causare malattie e sindromi molto gravi.
Molto famoso è anche il Giallo Indiano. Viene prodotto dando da mangiare alle vacche le foglie di mango e privandole dell'acqua, per ricavare dalla loro urina essiccata un colore intenso. Chiaramente questo si faceva nel V secolo! Oggi si ricorre a metodi sintetici per ottenere il pigmento.
Rosso
Uno dei rossi più famosi è il rosso vermiglio o cinabro. Si tratta per l'esattezza di solfuro di mercurio, che diventava un pigmento rosso-arancio molto vivace. Con il passare del tempo questo colore però scurisce, anche se il fenomeno non si manifesta sempre allo stesso modo.
Lo stesso comportamento è stato notato anche per il Minio, un pigmento prodotto da ossido di piombo, che ha dato il nome alle miniature medievali, le immagini che decoravano le lettere iniziali sulle pagine dei manoscritti.
C'erano poi delle sfumature di rosso che si potevano trovare solo in alcuni posti e che arrivavano in Italia tramite rotte commerciali. Ad esempio i Fenici realizzavano il porpora, un pigmento estratto da un mollusco e che, a seconda di come viene trattato, può tingere un tessuto dall'arancio al viola. A Roma solo gli aristocratici potevano vestire in porpora: per immaginare quanto costava, basti pensare che ci volevano 12 mila conchiglie per ottenerne un paio di grammi! (Falcinelli R. 2017)
Blu
Il blu più prezioso e famoso di tutti è il blu oltremare. Si ricavava dalla polvere di lapislazzulo, che arrivava a Venezia dalle navi che provenivano da oltre il Mediterraneo, da cui il suo nome. Precisamente questa pietra giungeva in Italia dall'Afghanistan attraverso la via della seta. L'aspetto varia da un colore più intenso a uno più chiaro, con venature bianche o dorate di calcite o pirite.
Per usarlo bisognava prima separarne le impurità, ridurlo in polvere e poi aggiungere olio, cera, resina, impastare e risciacquare più volte. Sia il materiale che il processo rendevano questo blu il più prezioso. Per questo motivo non era un colore per tutti. A partire dal 1400 il manto della Madonna viene dipinto di blu oltremare (Falcinelli R. 2017).
La principale alternativa economica era l'azzurrite. Questo carbonato di rame si estrae da giacimenti insieme alla malachite, anche esso carbonato di rame ma di colore verde. L'azzurrite veniva macinata e mescolata con un legante liquido. Nel Medioevo il legante era tipicamente il tuorlo o il bianco d'uovo se si dipingeva su legno.
Bianco
Il pigmento bianco più famoso è la biacca. Per realizzarla, le lastre di piombo venivano messe con dell'aceto dentro alcune buche riempite con letame fresco. I vapori, reagendo con l'acido acetico, facevano formare la polvere bianca del piombo, precisamente il carbonato di piombo.
Un altro punto a sfavore del pigmento è la sua instabilità. Se si usa in affresco, questo annerisce. Nella "Crocifissione" di Cimabue ad Assisi (1277-1283 circa), l'artista aveva usato la biacca. Assorbendo l'umidità, l'intonaco ha mutato il carbonato di piombo in solfuro di piombo, di colore nero. Quindi l'immagine è stata invertita: il bianco è diventato nero!
La biacca fu usata dai tempi preistorici fino all'ottocento, quando fu sostituita dal bianco di zinco o di titanio a causa di un "piccolo" dettaglio: era tossica. E pensare che veniva usata nell'antica Roma perfino come fondotinta! Come possiamo immaginare, provocava gravi reazioni cutanee.
Nero
Il nero più famoso era invece il nerofumo. È costituito al 99% da carbone (Rubino C. et al. 2022), e per questo era facile da procurarsi e a buon mercato. Si ottiene dalla combustione di sostanze organiche di ogni tipo, come grassi o oli vegetali.
Nel 2017 il nerofumo ha permesso la datazione di alcune pitture rupestri trovate in Sudafrica (Rossi L. 2017). Di solito queste pitture sono realizzate in carboncino, ma queste presentavano anche tracce di nerofumo. Il nerofumo per poter essere usato come pigmento deve essere preparato poche ore prima dell’impiego: questo consente di effettuare un'analisi al carbonio-14 molto precisa.