Secondo l’ultimo Rapporto Spiagge 2024 di Legambiente, il 46% delle coste sabbiose italiane è soggetto a fenomeni di erosione costiera, oltre a rischi legati al cambiamento climatico che fanno diminuire sempre più la porzione di litorale accessibile. A questo si aggiunge il problema delle concessioni balneari: stando al report di Legambiente, gli stabilimenti balneari nel nostro Paese sono 12.166, tra cui Regioni come Liguria, Emilia-Romagna e Campania con il 70% circa delle coste occupate da stabilimenti balneari che riducono le porzioni di spiagge libere a disposizione dei cittadini.
La mappatura della costa italiana
Il litorale del nostro Paese è stato oggetto di una mappatura da parte di un’apposita Commissione prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021” che nel 2023 aveva dichiarato che solo il 33% della costa italiana era oggetto di concessioni balneari. Il dato, contestato da numerose associazioni ambientaliste e portato all’attenzione della Commissione europea, prendeva in considerazione tutta la costa italiana, comprendendo sia aree balneabili e di costa bassa che aree di costa rocciosa, non accessibili o non balneabili, includendo anche porti o zone industriali. La quantità di litorali pubblici in realtà si riduce sempre di più: secondo l‘ISPRA (Istituto Statale per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la superficie complessiva delle spiagge in Italia misura solo 120 chilometri quadrati. E secondo Legambiente, gli stabilimenti balneari nel nostro Paese sono 12.166: tra le regioni dove il litorale è maggiormente occupato incontriamo Campania, Emilia Romagna e Liguria, con il 70% della costa occupata. Inoltre, il 22,8% della fascia costiera entro i 300 metri è artificializzato: Marche e Liguria sono le regioni con le percentuali più alte, con circa metà del suolo consumato, seguite da Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania e Lazio con valori compresi tra il 31% e il 37%. Questo fenomeno, insieme all’erosione delle coste e a problemi di natura ambientale o antropica restringono sempre di più le aree di balneazione pubblica per i cittadini.
La direttiva europea Bolkestein sulle concessioni balneari
La direttiva della Commissione Europea Bolkestein (2006/123/CE), che prende il nome dal commissario europeo per il mercato interno Frederik Bolkestein, è una norma europea del 2006 che impone una serie di regole a tutela dei balneari e cerca di peservare la libera concorrenza nel settore. La direttiva riguarda le concessioni balneari e prevede di assegnare concessioni demaniali tramite gare d’appalto pubbliche e che prevedano un giusto ricambio tra operatori del settore. L’Italia dal 2010 ha invece prorogato le concessioni balneari esistenti, non applicando la normativa e per questa motivazione ha ricevuto una misura d’infrazione da parte della Commissione europea a novembre 2023, con due mesi di tempo per adeguarsi alla direttiva UE, pena una multa di circa 800 milioni di euro. L'Italia infatti da anni non si è adeguata alla direttiva, prorogando continuamente le scadenze per le concessioni balneari.
Le strategie di tutela e accessibilità
A causa di fenomeni naturali come l’innalzamento del livello dei mari e della temperatura superficiale del mare le aree costiere italiane sono un patrimonio naturale vulnerabile, da preservare e valorizzare. Secondo il rapporto di Legambiente 2024, l’aumento della temperatura rispetto al periodo di riferimento 1981-2010, è passato da un minimo di 1,9 °C nelle zone del Mediterraneo Centrale e Occidentale e nel Mar Ligure, a un massimo di 2,3 °C nell’Adriatico settentrionale e centrale. Per questo è importante prevedere dei progetti di tutela e di accessibilità ai litorali del nostro Paese: cercare di limitare o proibire la ricostruzione di edifici o infrastrutture in zone a rischio, azioni di sensibilizzazione verso la cittadinanza, un uso del suolo che in aree particolarmente vulnerabili permetta di non costruire alcuna struttura. La proposta, emersa dal Rapporto Spiagge 2024, è di lavorare congiuntamente per garantire in tutto il Paese un minimo di almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune “lasciato alla libera e gratuita fruizione dei cittadini”. Questo deve includere anche le regole per l’uso degli arenili, garantendo alla cittadinanza il libero passaggio e l’accesso per poter usufruire della spiaggia libera.