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19 Giugno 2025
18:30

Cosa sappiamo sul programma nucleare iraniano e perché Israele ha deciso di attaccare

Israele ha attaccato obiettivi iraniani, dichiarando di voler distruggere il programma nucleare di Teheran, temendo un possibile uso di armi atomiche. L'Iran ha risposto con il conflitto ma, sebbene stia arricchendo uranio, la IAEA sostiene che non abbia ancora armi nucleari pronte.

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Cosa sappiamo sul programma nucleare iraniano e perché Israele ha deciso di attaccare
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Si è aperto un nuovo fronte di guerra in medio oriente. Pochi giorni fa Israele ha colpito vari obiettivi sensibili iraniani con dei missili, dichiarando di voler eliminare il programma nucleare iraniano con la missione Rising Lion. Israele infatti ha dichiarato di temere un possibile utilizzo di armi atomiche iraniane sul proprio territorio in un futuro prossimo, intervenendo quindi in maniera preventiva. L’Iran ha risposto all’aggressione dando il via a un conflitto ancora in corso e in continua evoluzione. I due Paesi sono nemici di lunga data ma adesso la situazione è diventata più critica, tanto che si vocifera anche di un possibile coinvolgimento USA. Ma quindi come è fatto il programma nucleare iraniano? Sono davvero così vicini ad un ordigno atomico?

L'arricchimento del combustibile

Prima di capire nel dettaglio cosa stia accadendo, è necessario spendere due parole per spiegare il processo di arricchimento. Sintetizzando, è un processo che tramite l’uso di particolari gas e centrifughe aumenta la percentuale di uranio 235, cioè quell’isotopo dell’uranio che serve per avere reazioni di fissione nucleare. Quindi queste centrifughe di fatto ne aumentano la concentrazione. Questa operazione è essenziale tanto per produrre il combustibile utilizzato nelle centrali nucleari civili, come quella di Bushehr, tanto per produrre armi atomiche. Anche se ovviamente c’è una differenza sostanziale tra i due utilizzi.

Le centrali nucleari richiedono un arricchimento dell’uranio attorno tra il 3 e il 5%. Mentre le armi atomiche funzionano con un arricchimento molto più alto, anche del 90%. La differenza nasce dal fatto che di uranio arricchito, essendo più concentrato, ne serve meno, e quindi è ottimo per essere messo sui missili, che devono essere leggeri per poter essere trasportati e lanciati anche da grandi distanze. Allo stesso tempo è un processo molto più complicato, lungo e costoso.

L’Iran cosa ci fa in questi impianti di arricchimento? Ufficialmente produce combustibile per la loro centrale nucleare, quindi rientra nella prima categoria. Ma su questo punto ci torniamo dopo.

La mappa dei siti nucleari iraniani

Partiamo dalla mappa, così da vedere quali sono le principali strutture legate al mondo del nucleare in Iran.

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Mappa con i principali siti nucleari iraniani.

Innanzitutto abbiamo Bushehr che è l’unica centrale nucleare iraniana ed è civile, quindi serve per la produzione di energia elettrica, così come quelle che ci sono in qualunque altra parte del mondo.

Oltre a questa sono presenti due impianti di arricchimento a Natanz e Fordow, tutta una serie di centri di ricerca scientifica e medica, come quelli di Teheran e di Arak (attaccata nei giorni scorsi da Israele), e anche un centro per la lavorazione del minerale grezzo di uranio, che il centro di Isfahan. Perché sì, l’Iran ha anche delle miniere proprie di uranio, che sono in realtà sparse in varie località del territorio e che permettono un costante approvvigionamento di materiale.

Riguardo agli impianti di arricchimento, in entrambi i casi le centrifughe si trovano sotto terra. Nel caso di Natanz siamo a 20-30 metri di profondità rispetto alla superficie, mentre per quella di Fordow parliamo di almeno 80-90 metri. Questa info ci tornerà utile più avanti.
Ma come sappiamo tutte queste cose? Come facciamo a essere certi che nei vari impianti in realtà non abbiano già realizzato una bomba?

L'accordo sul nucleare iraniano

Tutto nasce con l’accordo sul nucleare iraniano, entrato in vigore il 18 ottobre 2015. Con questo accordo l’Iran si impegna ad avere un programma nucleare che sia esclusivamente pacifico, quindi possono produrre energia elettrica, possono fare ricerca, ma non possono produrre armi né tantomeno arricchire l’uranio più del necessario. I Paesi firmatari, come quelli dell’Unione Europea, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, si impegnano dall’altra parte a rimuovere le sanzioni verso l’Iran – almeno quelle relative alla proliferazione nucleare. Queste sanzioni non sono solo economiche ma includono divieto di viaggiare in certi Paesi, divieto di prelevare beni iraniani che sono in altri Paesi, oppure limiti di natura commerciale.

Quindi dopo la firma l’Iran aveva una serie di paletti che doveva rispettare: per esempio non poteva arricchire l’uranio a più del 3,67%, doveva eliminare le riserve a medio arricchimento e ridurre quelle a basso arricchimento, più altre clausole.

Ovviamente non era sufficiente la parola d’onore dell’Iran ed era necessario trovare un modo per controllare che tutti gli accordi fossero rispettati. Per questo motivo le strutture nucleare iraniane iniziarono ad essere strettamente monitorate dalla IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l'ente che a livello globale monitora la maggior parte degli impianti e si assicura che ciascuna struttura sia utilizzata solamente a scopo pacifico. Quindi loro potevano accedere liberamente agli impianti iraniani e hanno installato negli anni tutto un sistema di rilevamento e di telecamere per assicurarsi che tutto andasse come da programma.

E in effetti per vari anni così è stato, lo ha confermato la stessa IAEA. Almeno fino al 2018, quando Donald Trump fece uscire gli USA da questo programma, andando a imporre nuovamente sanzioni all’Iran. Di conseguenza il Paese ha gradualmente ripreso ad arricchire l’uranio, prima fino al 5%, poi al 20% e di recente abbiamo prove che sia stato raggiunto il 60% circa. Nell’ultimo periodo poi i controlli della IAEA sono stati ridotti in maniera importante e quindi per tutte queste cose messe insieme, la paura di una possibile arma atomica iraniana è sempre più grande.

L’Iran sta davvero producendo armi atomiche?

Al momento sembrerebbe che l'Iran in realtà non abbia già un’arma pronta all’uso, come confermato anche da Rafael Grossi, direttore della IAEA, durante un’intervista alla CNN. Non ci sono infatti dati che ci indichino uranio arricchito a un punto tale da avere un'arma che sia lanciabile su un Paese nemico, proprio perché uranio poco arricchito peserebbe troppo per essere messo su un missile lanciato a una distanza tale. Ma anche ammesso che ci fosse già uranio arricchito al 90% in qualche magazzino che noi non conosciamo, per fare un’arma atomica a fissione (ma anche una bomba H) serve un’enorme quantità di dispositivi di estrema precisione, e quindi per progettare una arma di questo tipo sono sempre necessari mesi se non anni.

Quindi anche se alcune alte cariche iraniane hanno lasciato intendere di essere ad un passo dall’arma, la IAEA al momento è di altro avviso e ritiene che l’Iran non sia in possesso di armi atomiche, e che probabilmente non lo sarà ancora per diverso tempo. Della stessa opinione è anche Tulsi Gabbard, direttrice dell’Intelligence statunitense, che a marzo ha dichiarato davanti al Congresso USA che l’Iran non sta lavorando ad un'arma atomica.

Quello che possiamo invece affermare con un certo grado di certezza è che il programma nucleare iraniano al momento è rallentato: gli attacchi israeliani a Natanz – che è dove viene arricchito il materiale – hanno eliminato tutto ciò che c’era in superficie, quindi tutta l’alimentazione elettrica, perciò sicuramente al momento le centrifughe sono ferme.

Discorso diverso a Fordow, dove invece i danni sembrano essere molto più contenuti. Anche perché qui gli impianti sono molto più in profondità e pare che solo alcune bombe statunitensi sganciabili con i B52 americani siano in grado di fare danni consistenti a queste profondità.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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