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24 Aprile 2024
8:00

Perché il 25 aprile è la festa della Liberazione d’Italia: storia e significato della ricorrenza

In tutta Italia il 25 aprile i cittadini scendono in piazza per celebrare la memoria della Resistenza contro il nazifascismo e riaffermare i valori della democrazia e della libertà. Il 25 aprile ricorre infatti l’anniversario della liberazione d'Italia.

A cura di Erminio Fonzo
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Perché il 25 aprile è la festa della Liberazione d’Italia: storia e significato della ricorrenza
25 aprile

Il 25 aprile è l'anniversario della liberazione d'Italia, il giorno in cui nel nostro Paese si celebra la liberazione dal regime fascista e dall'occupazione da parte dei nazisti. La data è stata scelta perché il 25 aprile 1945 ebbe luogo l’insurrezione della popolazione nelle regioni italiane occupate dai tedeschi e dai fascisti. L’insurrezione fu l’atto finale della Resistenza, il vasto ed eterogeneo movimento di lotta contro l’occupazione tedesca e il fascismo.

La Resistenza ebbe inizio dopo l’8 settembre 1943, quando fu reso pubblico l’armistizio firmato dal governo italiano con gli angloamericani, e si sviluppò nelle regioni occupate dai nazifascisti. Il movimento riuniva combattenti di diverse estrazioni politiche e godeva del sostegno degli Alleati angloamericani.

La festività del 25 aprile, istituita nel 1946, è celebrata con cortei e manifestazioni in tutto il Paese.

Festa della Liberazione: la scelta della data del 25 aprile

La festività del 25 aprile fu istituita dal governo De Gasperi temporaneamente nel 1946 e definitivamente nel 1949, allo scopo di celebrare la memoria della lotta contro il nazifascismo e ribadire i valori della democrazia e della libertà. La data del 25 aprile che non celebra la fine della guerra ma l'inizio della ritirata delle truppe tedesche e dei fascisti della Repubblica di Salò dopo lo sfondamento della Linea Gotica.

Ogni anno, il 25 aprile si organizzano cerimonie e cortei in tutto il Paese, con la partecipazione di esponenti politici e cittadini. Le cerimonie sono organizzate dalle istituzioni e dalle associazioni di ex partigiani, tra le quali l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), nata dopo la guerra per riunire coloro che avevano combattuto e oggi composta da cittadini che intendono conservare i valori della Resistenza.

Alla cerimonia partecipano le massime autorità dello Stato, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, e in genere il Presidente della Repubblica depone una corona d’alloro presso il Vittoriano per onorare la memoria dei partigiani.

Deposizione della corona d'alloro (credits Quirinale.it)
Deposizione della corona d’alloro al Vittoriano. Credits: quirinale.it.

Cosa accadde il 25 aprile 1945

Nell’aprile del 1945 i tedeschi, insieme ai fascisti italiani, occupavano ancora tutta l'Italia settentrionale. Gli Alleati angloamericani, che avevano liberato l’Italia centrale e meridionale, lanciarono l’attacco alla Linea gotica, la linea difensiva allestita dai tedeschi tra Rimini e La Spezia, per sconfiggere definitivamente i nazifascisti.

La linea gotica (in rosso)
La linea gotica (in rosso).

Per contribuire alla battaglia, il Comitato di liberazione nazionale (Cln), che riuniva i partiti antifascisti italiani e coordinava le attività dei partigiani, decise di proclamare per il mercoledì 25 aprile 1945 l’insurrezione della popolazione in tutta la zona ancora occupata. I tedeschi furono costretti a ritirarsi e Mussolini tentò di scappare, ma il 28 aprile fu catturato dai partigiani e fucilato. La guerra terminò definitivamente nei giorni successivi. L’Italia era finalmente libera dopo venti anni di dittatura e una guerra. Come si era arrivati a questa situazione?

Sfilata della liberazione a Torino nel 1945
Sfilata della liberazione a Torino nel 1945.

Le cause della Resistenza

La Seconda Guerra Mndiale, nella quale l’Italia era entrata nel 1940 per decisione di Mussolini, si era rivelata una catastrofe per il Paese, che aveva subito sconfitte su tutti i fronti. Il regime fascista aveva perso il consenso della popolazione e il 25 luglio 1943 il sovrano, Vittorio Emanuele III, aveva deposto Mussolini dalla carica di Presidente del Consiglio, ordinandone l’arresto, e lo aveva sostituito con Pietro Badoglio.

Il nuovo governo si arrese agli Alleati, firmando il 3 settembre un armistizio (reso pubblico il giorno 8). I nazisti, che non accettavano l'uscita dell'Italia dalla guerra, liberarono Mussolini e lo misero a capo di uno Stato da loro controllato, la Repubblica sociale italiana, nella zona che occupavano. Nel 1943 la Rsi comprendeva tutto il Centro-Nord del Paese, ma l’avanzata degli Alleati da sud ne ridusse progressivamente il territorio. Nelle regioni della Rsi si sviluppò la Resistenza, cioè la lotta contro l’occupazione tedesca e il regime fascista.

Cosa è stata la Resistenza

La Resistenza fu un fenomeno complesso, che comprendeva la lotta armata sulle montagne, le insurrezioni e le azioni clandestine nelle città, l’opposizione passiva all’occupazione. La lotta armata era condotta dai partigiani, cioè i cittadini riuniti in formazioni militari armate, attive sulle montagne.

Partigiani sulle montagne
Partigiani sulle montagne.

Nelle città operavano i Gruppi di azione patriottica, formazioni clandestine che compivano atti di sabotaggio contro le forze armate tedesche. I partigiani appartenevano a correnti politiche molto diverse: comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici. Erano uniti dalla volontà di liberare il Paese dalla dittatura e dall’occupazione. Il numero dei partigiani cambiò nel corso del tempo: da poche migliaia dopo l’8 settembre a circa 200.000 nel 1945 (non esistono però stime precise).

Accanto alla resistenza armata vi era la resistenza passiva della popolazione, che era in larga maggioranza schierata dalla parte dei partigiani e si opponeva, quando poteva, alle deportazioni e alle requisizioni di beni operate dai nazifascisti. La popolazione fu vittima di numerose stragi, tra le quali quelle di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine e molte altre.

Alcune vittime della strage di Marzabotto
Alcune vittime della strage di Marzabotto.

Una minoranza dei cittadini era invece schierata dalla parte dei nazifascisti e combatteva per la Rsi. Per questo la Resistenza fu anche una guerra civile, che contrapponeva italiani a italiani. Un’altra quota di italiani, la cosiddetta “zona grigia”, assunse una posizione attendista, senza schierarsi nettamente né da una parte, né dall’altra.

Fonti
Noi Partigiani. Memoriale della Resistenza italiana
Sfondo autopromo
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