I Patti lateranensi sono gli accordi stipulati tra la Santa Sede e lo Stato Italiano l’11 febbraio 1929 per mettere fine alla cosiddetta Questione romana e regolare la posizione della Chiesa in Italia. Hanno questo nome perché furono firmati nel palazzo di San Giovanni in Laterano. Si compongono di tre accordi: un trattato, un concordato e una convenzione finanziaria. Il concordato è stato aggiornato nel 1984, mentre gli altri due documenti sono ancora in vigore. Una delle conseguenze più importanti dei Patti è la nascita di un nuovo Stato, la Città del Vaticano, governata direttamente dal Papa. Vediamo in sintesi qual è il contenuto dei Patti e perché furono sottoscritti.
I Patti lateranensi e la Questione romana
La sottoscrizione dei Patti lateranensi sancì la fine di un dissidio iniziato molti anni prima. Come sappiamo, nel 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, che nel 1870 occupò la città di Roma, mettendo fine al potere “temporale” dei Papi (cioè al governo "diretto" di Roma e di altri territori). Dopo aver conquistato la città, lo Stato emanò la legge delle “guarentigie” (cioè garanzie), riconoscendo al Papa piena autonomia nelle sue funzioni spirituali, ma il pontefice, Pio IX, non accettò la legge, non riconobbe lo Stato italiano e si dichiarò “prigioniero in Vaticano”. Del resto già nel 1868 il pontefice aveva emanato la disposizione del non expedit ("non conviene"), vietando ai cattolici di prendere parte alla vita politica italiana.
Iniziò così la Questione romana, cioè il contrasto tra Stato e Chiesa provocato dalla conquista italiana di Roma. Con il passare degli anni, i rapporti tra le due istituzioni andarono incontro a una graduale distensione. Per esempio, all’inizio del ‘900 il Papa Pio X accettò la presenza di deputati cattolici nel Parlamento italiano, attenuando il non expedit, e nel 1919 nacque il Partito popolare italiano, che rappresentava i cattolici ed era guidato da un sacerdote, Luigi Sturzo.
Il rapporti tra il fascismo e la Chiesa
Nel 1922 in Italia ascese al potere il fascismo. Mussolini, pur essendo personalmente anticlericale, si rendeva conto che la Chiesa aveva grande influenza sulla società italiana e intendeva garantirsene l’appoggio. Era consapevole, inoltre, che risolvere la Questione romana sarebbe stata una mossa dall’eccezionale valore propagandistico. Dal canto suo il Papa, Pio XI, negli anni ’20 mostrò di apprezzare per molti aspetti il regime fascista e il suo capo (che avrebbe però criticato aspramente nella seconda metà degli anni ’30).
Il governo fascista coltivò rapporti con le gerarchie ecclesiastiche sin dai primi anni dopo l’ascesa al potere, nonostante le camicie nere avessero compiuto violenze anche contro il Partito popolare e contro alcuni sacerdoti, e a metà degli anni ’20 diede avvio alle trattative per mettere fine alla Questione romana. Il problema più spinoso era che la Chiesa non intendeva risolvere la questione senza che fosse regolato anche lo status della religione cattolica all’interno dello Stato Italiano. Non voleva, cioè, il trattato senza il concordato. Le trattative si conclusero solo nel 1929. L’11 febbraio Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato vaticano e rappresentante di Pio XI, sottoscrissero i Patti nel palazzo di San Giovanni in Laterano.
Il contenuto dei Patti lateranensi
I Patti sono composti da tre documenti (perciò si dice “patti” e non “patto”):
- un trattato,
- una convenzione finanziaria a esso allegata,
- un concordato.
Con il trattato, il governo italiano accettò di cedere alla Santa Sede una porzione del territorio della città di Roma, sul quale fu istituito un nuovo Stato, la Città del Vaticano. Il trattato riconobbe al nuovo Stato l’esenzione di tasse e dazi sulle merci importate.
La convenzione finanziaria allegata al trattato prevedeva che lo Stato italiano versasse al Vaticano un'ingente somma come risarcimento per la spoliazione dei beni ecclesiastici dopo l’Unità.
Il concordato, infine, regolava le condizioni della Chiesa e della religione cattolica nel Regno d’Italia. Tra le diverse disposizioni, riconosceva il cattolicesimo come religione di Stato, garantiva privilegi fiscali di vario genere alle istituzioni religiose, riconosceva il valore civile del matrimonio religioso, sanciva l’insegnamento della religione nelle scuole (già esistente dal 1923).
La Costituzione della Repubblica e il nuovo Concordato del 1984
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Costituzione della Repubblica, con l’articolo 7, riconobbe esplicitamente i Patti. Nel 1984 il concordato fu sostituito da un nuovo accordo, detto di Villa Madama, sottoscritto dal presidente del consiglio Bettino Craxi e dal segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli in rappresentanza del papa Giovanni Paolo II.
La modifica più importante fu l’istituzione della cessione dell’8 x 1000 dell’Irpef alla Chiesa, in sostituzione di precedenti benefici garantiti al clero, e il riconoscimento, già avvenuto con la Costituzione del 1948, della laicità dello Stato italiano. Non fu invece modificato il trattato, che è ancora in vigore. Il concordato è criticato da alcune forze politiche perché riconosce numerosi privilegi alla Chiesa, soprattutto in materia fiscale, e non manca chi ne chiede la revisione o l’abolizione.