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20 Agosto 2025
7:00

Cosa succederebbe se le zanzare scomparissero?

Secondo gli ecologi, la completa sparizione delle zanzare (quelle che veicolano malattie pericolose per l'uomo) impatterebbe negativamente su pochi ecosistemi, mentre in altri la loro assenza non sarebbe molto notata.

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Cosa succederebbe se le zanzare scomparissero?
zanzare estinzione

Le zanzare pungono, succhiano sangue e soprattutto trasmettono malattie: non sarebbe meglio se sparissero dalla circolazione? Di solito, la scomparsa di una specie causa squilibri negativi, a volte irreparabili, nell'ecosistema in cui vive. Ma curiosamente (e anche se non tutti sono d'accordo con queste conclusioni) le zanzare sarebbero un'eccezione: a parte pochi uccelli e pesci che se ne cibano, sembra poche specie ne sentirebbero la mancanza se sparissero dall'oggi al domani. Inoltre, solo i maschi delle zanzare contribuiscono all'impollinazione di alcune piante, che però potrebbero fare affidamento su altri insetti per la propria riproduzione.

Le zanzare, oltre che a dare fastidio, sono gli animali più pericolosi per la nostra specie, responsabili di oltre 1 milione di decessi all'anno a causa delle malattie che trasmettono – dalla malaria, a Zika e West Nile Virus. Cifre che hanno spinto molti esperti a domandarsi cosa succederebbe se si estinguessero o se fossero del tutto debellate. Di sicuro salveremmo vite umane, ma bisognerebbe valutare quali sarebbero le conseguenze per l'ecosistema. In Italia e nel mondo, si stanno portando avanti progetti di eradicazione delle zanzare, come il progetto STOPTIGRE in atto dal 2015 a Procida e che ha da poco ricevuto il patrocinio UNESCO, e il World Mosquito Program, che ha permesso di ridurre l'incidenza di Dengue in alcune popolazione tramite zanzare geneticamente modificate.

Il ruolo delle zanzare negli ecosistemi

Le specie di zanzare sono oltre 3500 e di queste, solo 200 pungono l'essere umano: volatilizzare dall'oggi al domani una tale quantità di specie avrebbe di certo un impatto negativo sull'ecosistema globale. Oppure no? Nel 2010, la rivista Nature ha posto proprio questa domanda a entomologi ed ecologi, con risposte contrastanti e inaspettate. In teoria la sparizione di una sola specie, figuriamoci migliaia, tende a causare un effetto domino e sbilanciare del tutto gli equilibri di un ecosistema. Eppure secondo gli esperti intervistati, salvo qualche parere dissonante, proprio le zanzare sarebbero un'eccezione alla regola.

impollinazione zanzara maschio
Nutrendosi di nettare e linfa, i maschi di zanzara hanno un occasionale ruolo di impollinatori

Come molti insetti volanti, anche le zanzare hanno un ruolo nell'impollinazione delle piante – in particolare i maschi, che non si nutrono di sangue ma di nettare e linfa delle piante. Ma sono pochissime le piante che beneficiano dell'impollinazione delle zanzare, e nessuna di queste sembra esserlo in maniera obbligata: in questi casi, pianta e insetto si sono coevolute per l'impollinazione e se l'insetto sparisse la pianta non potrebbe più riprodursi. Al contrario, mentre la sparizione delle api o altri impollinatori sarebbe una catastrofe per la riproduzione delle piante, l'impollinazione fatta dalle zanzare potrebbe essere espletata da altri insetti che ne andrebbero a occupare la nicchia ecologica alla loro sparizione.

Quali sono gli animali che dipendono dalle zanzare

L'impatto della scomparsa delle zanzare si risentirebbe di più nella tundra artica, dal Canada alla Russia: è qui che specie adattate al freddo come Aedes impiger e Aedes nigripes esplodono in numeri considerevoli allo scioglimento della neve, creando sciami che fungono da importante fonte di alimentazione per gli uccelli migratori in una zona con scarse risorse alimentari. Ma alcuni ecologi, sempre intervistati da Nature, ritengono che questa importanza sia sovrastimata, e che altri insetti succhiasangue delle zone artiche (come i midges, presenti in Islanda) potrebbero sopperire alle necessità alimentari delle specie migratorie.

Nel resto del mondo, le zanzare rappresentano una componente importante, ma non fondamentale, della dieta di animali insettivori. Rappresentano, per esempio, appena il 2% della dieta dei pipistrelli, che preferiscono le più ghiotte falene. Le uova e larve di zanzara, deposte nell'acqua, sono molto gradite a diverse specie di pesci d'acqua dolce: tra queste la gambusia, Gambusia affinis, che è spesso introdotta in stagni e laghetti artificiali proprio come misura di disinfestazione dalle zanzare. Se le zanzare sparissero, questi animali perderebbero di sicuro una fonte di approvvigionamento, ma la nicchia ecologica lasciata libera sarebbe presto occupata; inoltre, uno studio pubblicato su Zoological studies ha infatti mostrato come le gambusie sembrano preferire larve di altri pesci a quelle di zanzara, quando entrambe sono presenti.

larve di zanzara
Le larve di zanzara sono una importante, ma non insostituibile, fonte alimentare per pesci d’acqua dolce

Anche se la comunità scientifica non è totalmente d'accordo a riguardo, ed è impossibile prevedere cosa succederebbe in dettaglio, sembra quindi che, dopo il colpo iniziale, l'ecosistema sia in grado di recuperare da questa ipotetica scomparsa delle zanzare.

Sconfiggere le zanzare producendone di più

Attualmente, non esiste un metodo per eliminare totalmente le zanzare dalla faccia della Terra, e questa domanda rimane quindi un semplice esperimento mentale. Tuttavia, sono in corso delle iniziative volte non a ridurre il loro numero, e di conseguenza l'incidenza della trasmissione delle malattie tramite zanzare. Alcune strategie prevedono l'introduzione di maschi sterili nell'ecosistema: ne è un esempio il progetto STOPTIGRE che lo scorso anno a Procida ha ottenuto una riduzione del 50% della popolazione di zanzare tigre, endemica sull'isola e che quest'anno ha ottenuto il patrocinio UNESCO.

A livello globale, il dott. Scott O'Neill, uno scienziato che ritiene che la sparizione delle zanzare non rappresenterebbe un grosso problema per gli ecosistemi, dirige il World Mosquito Program, portando avanti sperimentazioni in 14 paesi molto affetti da malattie trasmesse da zanzare, come la febbre dengue.

La strategia di O'Neill sembra controproducente: allevare più zanzare in laboratorio per poi rilasciarle nell'ambiente. Si tratta infatti di esemplari geneticamente modificati per trasportare la Wolbachia, un batterio innocuo per l'essere umano ma che all'interno delle zanzare entra in competizione con il virus del dengue, impedendo che questo proliferi. Le zanzare così modificate vengono introdotte nella popolazione selvatica: se un maschio infetto da Wolbachia si accoppia con una femmina non infetta, le sue uova non si schiuderanno. Se è la femmina a essere infetta, tutte le sue uova saranno portatrici di Wolbachia: nel giro di qualche generazione, la presenza di Wolbachia sarà preponderante nella popolazione di zanzare a scapito della presenza di dengue. Il World Mosquito Program ha già ottenuto risultati promettenti in Indonesia (con una riduzione dell'incidenza di dengue del 77% nell'arco di pochi mesi dal rilascio) e in Colombia (94%) – meno efficaci i trial effettuati in Brasile, dove la trasmissione della Wolbachia sembra essere complicata dalla complessa ecologia urbana delle zone interessate.

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