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19 Agosto 2023
18:30

Cos’è il déjà-vu e perché si manifesta? La spiegazione scientifica del fenomeno

Il déjà-vu (in italiano "già visto") è un fenomeno di memoria, definito un’anomalia del ricordo, che ci dà l'impressione di aver già vissuto un momento o visto un'immagine. Vi è mai capitato? E perché si verifica? Scopriamolo insieme.

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Cos’è il déjà-vu e perché si manifesta? La spiegazione scientifica del fenomeno
deja vu cos'é

Vi è mai capitato di avere la sensazione di aver già vissuto quel momento, quella precisa esperienza presente? Tutto sembra essere già accaduto, da qualche parte, nella vostra testa, ma non riuscite a capire se sia fantasia o effettiva realtà. Beh, questo fenomeno psichico è riconosciuto con il termine francese déjà-vu (in italiano traducibile in "già visto") ed è un evento che colpisce circa il 60% della popolazione globale. Questo particolare avvenimento ha una spiegazione scientifica ed è legata alla memoria, in particolare alla disfunzione della memoria. In questo articolo vediamo nel dettaglio come funziona e cosa accade al nostro cervello quando lo sperimentiamo.

Come funziona il déjà-vu?

Il déjà-vu è considerato un esempio di paramnesia, ed è un’anomalia del ricordo. L’improvviso subentro di una "memoria intrusiva", infatti, è spesso vissuto come un distacco dalla realtà: ci sembra di stare in un sogno, di vivere un’esperienza soprannaturale e misteriosa, magari anche con un accenno di paura. Ma per la maggior parte, dopo aver trascorso nel dubbio quei pochi secondi, torniamo senza alcun problema alle nostre attività quotidiane.

Se potessimo guardare nel cervello di chi sta vivendo un déjà-vu, sarebbe facile capire cosa stia effettivamente succedendo. Le teorie neuroscientifiche più moderne suggeriscono una comunicazione anomala tra le zone della corteccia temporale, quella deputata alla memoria. Ma andiamo con ordine.

come funzionano falsi ricordi

Il déjà-vu nella psicologia

Abbiamo persino una definizione scientifica: il dejavu è "un’impressione di familiarità improvvisa e irreale, che sopraggiunge su un’esperienza presente, come appartenente ad un indefinito passato.” (Neppe, 1983).

Ad oggi, ancora nessuna teoria è abbastanza completa per poter fornire una causa biologicamente sicura al fenomeno. Ci sono numerose ipotesi che spiegano più o meno coerentemente cosa sia il dejavu in maniera scientifica e medica.

La parapsicologia, che non è una scienza, fornisce degli stimoli suggestivi e divertenti: che si tratti dell’esperienza della reincarnazione che, d’improvviso, ci torna alla mente riconnettendoci alle nostre vite passate? Oppure è il segno che qualcuno sta telepaticamente comunicando con il nostro cervello?

Ovviamente, nessuna di queste ipotesi, per quanto intriganti, può avere seguito. Molto interessante è invece la teoria psicologica del dejavu. Secondo lo psicologo Hughlings Jackson, che si interrogava sul fenomeno nel lontano ottocento, il dejavu sarebbe la manifestazione di una strana asincronia tra gli emisferi del cervello: in pratica, viaggerebbero su due lunghezze temporali diverse.

Questa teoria viene proseguita anche da altri psicologi, che sostengono la possibile asincronia emisferica, senza però darci alcuna prova del funzionamento biologico del fenomeno.

La scuola psicologica della Gestalt, famosa soprattutto a inizio novecento, il dejavu avviene quando un oggetto evoca impropriamente un affetto, un’emozione, che era già stata prodotta da qualcos’altro e il nostro cervello, inconsciamente, le collega.

Cosa ne pensa, invece, il nostro Freud? La psicodinamica mette in luce un aspetto interessante: il desiderio inconscio sottostante all’immaginario. Il dejavu altro non è che una proiezione della nostalgia del passato.

Cosa accade nel cervello durante un dejavu

Torniamo al principio. Cosa accade, allora, nel cervello di una persona che sperimenta il déjà-vu?

In un articolo del Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences, il déjà-vu prende la forma di una vera e propria disfunzione della memoria.

Gli studiosi ipotizzano che il déjà-vu sia dovuto ad una connessione tra due zone del lobo temporale del cervello: la neocorteccia temporale e l’ippocampo.

Queste due aree temporali sono da sempre considerate la sede vera e propria della memoria. Nel caso del déjà-vu, l’ippocampo, che dovrebbe rendere conto dei ricordi già vissuti, si connette per errore alla neocorteccia nella percezione dello spazio, bollando erroneamente un luogo o un incontro vissuti al momento come “ricordi del passato”.

Ecco che allora, quello che sembra al nostro cervello un evento già vissuto altro non è che un'illusione dell'ippocampo. Ma questa è solo una teoria riassuntiva. Restano ancora molti interrogativi sul perché e come avvengano i déjà-vu quando non hanno a che fare con ricordi di uno spazio o di un luogo. Forse tra qualche tempo riusciremo finalmente ad avere tutte le risposte!

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