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Si avvicina il 6 gennaio e con esso l’Epifania, il giorno in cui secondo la tradizione cristiana arrivano i Re Magi a portare i propri doni a Gesù: oro, mirra e – per l'appunto – incenso. L’incenso è il dono portato da Melchiorre, probabilmente simbolo della divinità e incorruttibilità di Gesù. È una miscela di oleoresine, gomme, ma anche cortecce e foglie di varie piante (in particolare del genere Boswellia) che vengono bruciate per la loro profumazione. Il significato mistico che gli si associa è quello di elevare le preghiere al cielo, o di scacciare i demoni, da un punto di vista più pratico, probabilmente era l’unico modo per profumare gli ambienti. Esistono diverse forme di incenso (dai coni ai classici bastoncini) e addirittura un incenso che non brucia direttamente.
Che cos’è l’incenso
Quando parliamo di incenso, parliamo di una vasta gamma di sostanze, piante, forme e odori. Il termine incenso deriva dal latino “incendere” e quindi, in senso lato, può indicare qualsiasi sostanza che produce un profumo una volta bruciata: dalle cortecce alle resine fino alle foglie.
Si utilizzano tradizionalmente miscele di oleo e gommoresine provenienti da diversi alberi, dalla Glycyrrhiza glabra (per gli amici liquirizia) alla Eugenia caryophyllata (da cui si ricavano anche i chiodi di garofano), ma le più utilizzate appartengono al genere Boswellia, in particolare la Boswellia sacra.

Siamo abituati ai classici bastoncini (semplici o avvolti intorno a una base di bambù), ma in realtà, è disponibile anche in piccoli coni, in polvere o in lunghe spirali. Per di più, non tutto l’incenso brucia! Esiste sia l’incenso a combustione diretta che quello a combustione indiretta. Il primo, come gli stick a cui siamo abituati, viene acceso, si spegne velocemente la fiamma per formare la brace e continua a bruciare da solo, mentre il secondo ha bisogno di una fonte esterna di calore per rilasciare la profumazione: viene infatti posizionato su superfici calde, come pietre calde o carboni ardenti.
Come si produce l'incenso e da dove si ricava
Tramite incisione della corteccia, si raccoglie la resina che viene poi essiccata e polverizzata. Per l’incenso a combustione indiretta si mescolano semplicemente le polveri ottenute. Quello a combustione diretta necessita di altri passaggi e soprattutto altri ingredienti.

Viene usato un materiale legante, mescolato con acqua, per amalgamare tutti gli ingredienti. Si aggiungono poi un combustibile (carbone o cortecce) e un agente ossidante (solitamente potassio nitrato o sodio nitrato) rispettivamente per sostenere e rendere omogenea la brace che si forma quando lo accendiamo.
Si possono aggiungere oli essenziali, ma non in quantità eccessiva perché potrebbero compromettere la combustione. Infine, viene aggiunto un fissante, per evitare che durante la fase di essiccamento e stoccaggio si perda profumo.
La pasta che si ottiene da questa miscelazione può essere estrusa per formare piccoli stick di solo incenso e spirali, modellata per i coni o, nel caso dei bastoncini con il gambo di bambù, l'assicella viene immersa ripetutamente nel composto.
Cerimonie religiose, profumazione e meditazione
Dall’antichità l’incenso è utilizzato nelle funzioni sacre, come segno della preghiera che arriva alla divinità, per allontanare gli spiriti maligni (d’altronde, per fare un parallelo con le piante, queste utilizzano proprio gli oli essenziali per scacciare gli insetti) e come simbolo della trasformazione del corpo in anima, nel caso della tradizione cristiana.
Perché l’incenso è un dono dei Re Magi
Con il suo profumo l’incenso rimanda immediatamente a una dimensione mistica e impalpabile, a qualcosa di religioso o in ogni caso di spirituale. Tant’è che il suo utilizzo è condiviso da culture e religioni molto lontane e diverse tra loro dall’induismo al buddismo fino al cristianesimo. La sua importanza nella tradizione cristiana è dimostrata dal suo utilizzo durante le funzioni religiose e dal fatto che è uno dei doni portati a Gesù da Melchiorre, uno dei Re Magi, il cui significato è aperto a varie interpretazioni.
Secondo quella del poeta iberico Prudenzio, nell’inno dedicato all’Epifania, l’incenso è simbolo della divinità di Gesù. Secondo altre interpretazioni, sarebbe un simbolo dell’incorruttibilità e immortalità di Dio, perché le resine di cui è composto difficilmente sviluppano muffa o vanno in putrefazione.

A livello pratico, probabilmente a quell’epoca bruciare parti di pianta odorose era l’unico modo (o quello più veloce) per profumare gli ambienti e coprire odori sgradevoli. Era considerato un bene così prezioso da avere una propria via del commercio, la cosiddetta Via dell’Incenso, che andava da Yemen e Oman per tutta la penisola arabica fino ad arrivare al Mediterraneo.
Oggi l’incenso, oltre agli utilizzi spirituali e religiosi, viene consumato anche per scopi più profani, come la profumazione della casa o la meditazione, e in alcune culture viene utilizzata come terapia complementare della medicina ufficiale (anche se non ci sono studi a conferma di qualche proprietà terapeutica).