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20 Maggio 2024
14:10

La nave laboratorio su cui Guglielmo Marconi faceva i suoi esperimenti, la Elettra

Elettra, la nave-laboratorio su cui Guglielmo Marconi, l’inventore italiano di radio e telegrafo senza fili, condusse numerosi esperimenti. Vediamo le origini, la fine, le caratteristiche e gli esperimenti di radiofonia svolti a bordo dell’Elettra tra le due guerre mondiali.

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La nave laboratorio su cui Guglielmo Marconi faceva i suoi esperimenti, la Elettra
nave marconi

Guglielmo Marconi, famoso per invenzioni come la radio e il telegrafo senza fili, lavorò e visse per molti anni a bordo di una nave-laboratorio lunga 67 metri, chiamata Elettra e varata il 27 marzo 1904. Le origini di questa nave, le sue caratteristiche e la vita di Marconi si sono intrecciate e hanno portato l'inventore italiano a sviluppare numerosi esperimenti che si sono poi rivelati fondamentali per il mondo odierno.

Le origini della nave-laboratorio di Guglielmo Marconi

L’Elettra non fu costruita per il famosissimo scienziato italiano. Questa imbarcazione fu infatti costruita e varata nel 1904 per l’Arciduca d’Austria Carlo Stefano dal cantiere Ramage & Ferguson Ltd. con sede a Leith, nel Regno Unito, su progetto dello studio Cox & King di Londra. La nave fu chiamata Rovenska su idea dell’arciduchessa Maria Teresa, moglie di Carlo Stefano, in onore della città omonima a Lussino, isola oggi parte della Croazia, ed era utilizzata principalmente per funzioni diplomatiche e di rappresentanza.

Nel 1910 fu venduta al diplomatico londinese Sir Mar Waechter, nato a Szczecin, in Polonia. Impaurito dalle tensioni sociali e politiche di quegli anni (era imminente infatti lo scoppio della Prima guerra mondiale), Waechter voleva usare lo yacht per organizzare una crociera nel Mediterraneo e proporre un'organizzazione simile all'odierna Unione Europea. Nel 1914 la nave cambiò nuovamente proprietario, passando al londinese Gustavus Pratt. Dopo lo scoppio della guerra fu acquisita dall’Ammiragliato Britannico per pattugliare la Manica e scandagliare i fondali in cerca di mine. Alla fine della prima guerra mondiale, nel 1919, fu portata a Southampton, in Regno Unito, e messa all’asta, dove venne acquistata da Guglielmo Marconi per 21.000 sterline.

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Le caratteristiche dell’Elettra

La nave aveva una lunghezza fuori tutto pari a 67,4 metri, una larghezza di 8,4 metri e un pescaggio (cioè l’altezza della nave al di sotto dell’acqua di 5 metri. Questa imbarcazione era mossa da motori a vapore con una potenza totale pari a 1000 cavalli, poteva raggiungere una velocità di 12 nodi (circa 22 km/h) e aveva un’autonomia tale da poter compiere traversate dall’Europa all’America. Il nome Elettra fu scelto in onore della figlia di Agamennone e Clitennestra, e successivamente Marconi chiamò così anche sua figlia.

Lo yacht fu scelto dallo scienziato italiano perché aveva la capacità di ospitare la sua famiglia, i suoi collaboratori (all’incirca 30 persone compreso l’equipaggio necessario per la navigazione) e anche tutte le attrezzature con cui Marconi sperimentava le proprie invenzioni all’interno di un vero e proprio laboratorio. Inoltre, l’importanza storica della nave dava a Marconi la grandi capacità di rappresentanza, un vantaggio non indifferente per lui che, all’epoca, era presidente della sua società, la Marconi Wireless Telegraph Company.

Le attività di Marconi a bordo dell’Elettra

Dopo i lavori di allestimento della nave per le sue funzioni, nel 1920 iniziò il primo viaggio di Marconi a bordo dell’Elettra, dal Regno Unito all’Italia. Durante la prima traversata Marconi fece sentire, per la prima volta a bordo di una nave, la voce del soprano Melba, trasmessa a partire dallo stabilimento della Marconi Wireless Telegraph Company situato a Londra. Durante questo viaggio, fu sperimentato l’utilizzo del radiogoniometro navale Marconi-Bellini-Tosi, ovvero uno strumento capace di fornire latitudine e longitudine della nave anche di notte o condizioni di scarsa visibilità sulla base dei segnali radio che riceve.

Dal 1921 iniziò un periodo molto intenso di ricerche a bordo dell’Elettra, in particolare riguardo la radiotelefonia, e con la nave Marconi arrivò in America, prima alle Bermuda e poi a New York. Durante il viaggio ebbe l’idea che, tramite l’invio di onde radio e la loro possibilità di essere riflesse da oggetti metallici, si potessero sviluppare sistemi radar, per rendere più sicura la navigazione notturna e con condizioni meteo complicate. Grazie ai numerosi viaggi e alle svariate prove che Marconi poté fare grazie all’Elettra, il governo della Gran Bretagna gli assegnò il compito di fornire servizi di comunicazione attraverso tutto il suo impero. Anche grazie agli esperimenti a bordo dell’Elettra, era possibile collegarsi grazie alla giusta strumentazione da una nave alla rete telefonica pubblica della terraferma. Proprio in questo modo il 26 marzo 1930 Marconi inviò, dall’Elettra, il segnale di accensione dell’illuminazione del Municipio di Sidney.

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Grazie ad altri studi nel 1932 Marconi perfezionò un ecometro (antenato dell’ecoscandaglio), tecnologia che permette ad una nave di conoscere la profondità dell’acqua o ad un aereo in volo di conoscere la sua quota. In quegli anni Marconi svolse anche esperimenti di navigazione completamente alla cieca, utilizzando solamente la strumentazione da lui progettata e presente a bordo.

La fine della nave Elettra

Nel 1938, l'anno successivo alla morte di Marconi, la Società Marconi Italiana donò allo stato le apparecchiature e gli impianti di bordo, mentre l’imbarcazione fu portata prima a La Spezia e poi a Trieste. Nel 1943 la nave fu requisita dal comando militare tedesco per farle svolgere funzioni militari lungo le coste della Dalmazia. Il 21 gennaio 1944 l’Elettra fu colpita da aerei anglo-americani a largo di Zara e si incagliò nel basso fondale al largo della città nell'attuale Croazia. Nel 1959 il relitto dell’Elettra fu fatto emergere completamente e fu portato in Italia. Il relitto è stato poi smantellato in diverse sezioni e parti di strumentazione visibili in vari musei tra Fucino (AQ), La Spezia, Pontecchio Marconi (BO), Roma, Santa Margherita Ligure (GE), Trieste e Venezia.

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La prua dell’Elettra esposta a Padriciano, vicino a Trieste.
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