Lo scorso 8 novembre 2022 negli Stati Uniti d'America si sono svolte le elezioni di metà mandato (in inglese Midterm), cioè le elezioni per rinnovare buona parte del Parlamento americano (la Camera e un terzo del Senato) e 36 (su 50) governatori dei vari Stati che compongono gli USA. I sondaggi davano i Repubblicani di Trump favoriti, ma alla fine i Democratici di Biden sono riusciti a strappare una vittoria decisiva al Senato, mantenendo una maggioranza risicata al suo interno. A fronte di questi risultati, cosa cambia per la politica degli Stati Uniti in Ucraina?
Cosa sono e come sono andate le elezioni di Midterm
Prima di vedere i risultati delle elezioni di metà mandato, ribadiamo in sintesi cosa sono. Negli USA, ogni quattro anni e a distanza di due anni dalle elezioni presidenziali, si vota per rinnovare gran parte del Parlamento (435 membri della Camera dei rappresentanti e 33/34 membri del Senato). In questo modo, in teoria, il Presidente degli Stati Uniti può vedere l'intero Parlamento cambiare maggioranza rispetto a quella che ha trovato due anni prima, quando è salito al potere. Se e quando il partito che sostiene il presidente (nel caso di Biden il Partito democratico) perde la maggioranza a metà del mandato di quest'ultimo, la conseguenza principale è una sorta di paralisi politica.
Le elezioni di metà mandato dell'8 novembre 2022 vedevano i Repubblicani favoriti in entrambi i rami del Parlamento, spinti dal ritorno in campo di Donald Trump. Era infatti stata annunciata la cosiddetta "marea rossa" (dal colore del Partito repubblicano) che, stando ai principali analisti, avrebbe messo seriamente in difficoltà l'amministrazione Biden e avrebbe preparato il ritorno di Trump nel 2024.
I sondaggi sono stati però smentiti dal voto degli americani: i Repubblicani hanno infatti vinto alla Camera, ottenendo una maggioranza di 212 seggi (contro i 203 ottenuti dai Democratici), ma hanno perso al Senato, dove i Democratici sono riusciti a ottenere una maggioranza di un solo seggio (49 contro 48). Insomma, la marea rossa non è arrivata, ma le elezioni segnano comunque uno spartiacque importante nella politica americana.
Come cambia la politica estera degli USA in Ucraina
Nel ragionare di politica estera, soprattutto negli Stati Uniti d'America, bisogna sempre tener conto che le decisioni strategiche vengono raramente prese in modo esclusivo dai vari parlamenti o dai governi che si succedono nel tempo, perché i grandi apparati dello Stato (CIA, Uffici per la Sicurezza Nazionale, Pentagono) operano in maniera abbastanza autonoma.
Tuttavia, la vittoria repubblicana nelle due camere avrebbe potuto avere degli effetti importanti, perché è il Parlamento (o il Congresso, un altro modo di chiamarlo) a concedere l'autorizzazione al governo di procedere con gli aiuti militari all'Ucraina. E i Repubblicani di Trump, pur essendo vicini a Kiev, ritengono che gli USA stiano spendendo troppi soldi per armare l'Ucraina, soldi che potrebbero essere spesi per le esigenze degli americani. Solo qualche mese fa, infatti, Trump dichiarava che "i miliardi regalati a Kiev potevano essere usati per difendere le scuole americane".
Ovviamente, un tale scenario sarebbe stato accolto male dagli ucraini – che, in piena controffensiva, hanno un enorme bisogno di armi americane – e dai Paesi della cosiddetta "NATO baltica" (costituita, tra gli altri, da Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania…), i quali si sentono minacciati dalla Russia e temono di poter diventare la prossima preda di Putin.
La "non vittoria" repubblicana, dunque, ha fatto sì che tutto sia restato come prima delle elezioni, con gli USA impegnati ad aiutare gli ucraini e a fortificare la NATO baltica, contribuendo in larga parte al riarmo della Polonia. Tuttavia, Biden non può ignorare i sentimenti dell'elettorato americano – abbastanza stanco di pagare armamenti a un Paese avvertito come lontano e non strategico. Non è dunque un caso che, già da prima delle elezioni, Biden e gli apparati americani abbiano fatto più volte presente a Kiev di non esagerare nella controffensiva, e di ragionare sulla possibilità di un negoziato.