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La festa del papà, in Italia, si celebra il 19 marzo, giorno intitolato a San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Le celebrazioni dedicate al papà risalgono a tempi antichi, anche se è solo alla fine del ‘400 che questa ricorrenza viene calendarizzata in modo ufficiale in questo giorno di marzo, alle porte della primavera. Nei Paesi di stampo anglosassone, invece, la festa del papà cade la terza domenica di giugno.
Pur essendo una festa laica, le sue radici affondano nella tradizione culturale religiosa del nostro Paese. Quindi, chi ha pensato per la prima volta di festeggiare il papà collegando la sua figura a San Giuseppe e perché in Italia viene celebrata mangiando zeppole, frittelle e bignè?
Origine della festa del papà
Tracce dell’intento di festeggiare San Giuseppe si hanno fin dall’antichità: si trovano alcune iscrizioni dedicate al Santo e alla sua storia di padre “adottivo” fin dal V secolo in alcuni monasteri egiziani. In quell’area, infatti, si hanno notizie di celebrazioni dedicate a Giuseppe nella data del 20 luglio, data che tuttora permane come festa del papà nel calendario copto. Si data poi intorno all’anno 800 un documento che colloca la celebrazione di San Giuseppe come Ioseph sponsus Mariae – Giuseppe sposo di Maria, il 19 marzo.
Nel 1479, papa Sisto IV decide di collegare la figura di San Giuseppe a quella ufficiale del “padre”, e inserisce la festività nel calendario romano come occasione per celebrare il padre come figura genitoriale positiva che incarna la vigilanza, la protezione e la fiducia. Risale poi al 1877 l’ufficializzazione della figura di San Giuseppe come “patrono dei padri di famiglia e della Chiesa Universale”: la sua figura iconica si presta per valorizzare e consolidare un’idea di Patria basata sulla forza della famiglia e sulla figura del padre lavoratore.
Questa data, fino al 1977, in Italia è stata festiva a tutti gli effetti, per poi essere rivista dalla legge 5 marzo 1977 n. 54 "Disposizioni in materia di giorni festivi" che considera invece il giorno come feriale. Nella zona della Svizzera italiana, in Spagna e Portogallo, invece, è ancora un giorno di vacanza.
In America, Canada e nel mondo anglosassone, invece, la festa del papà cade la terza domenica di giugno: la scelta di questa data si deve a Sonora Smart Dodd. La signora Smart Dodd vive a Spokane, nello stato di Washington, ed è molto grata a suo padre, un veterano di guerra vedovo che con amore e devozione ha allevato da solo lei e i suoi fratelli. Inizia quindi a diffondere il festeggiamento – che coincide con il compleanno del padre, appunto – nella propria comunità protestante, fino a che l’usanza non si diffonde, e nel 1972 il presidente USA Nixon la rende a tutti gli effetti una festa.
Perché in Italia si mangiano zeppole e bignè per festeggiare il papà
Le zeppole sono frittelle farcite con crema pasticcera e marmellata di amarene e in Italia, in particolare in Campania, si preparano il 19 marzo per celebrare la festa del papà. Questa golosa usanza ha origini molto antiche: si dice, infatti, che dopo essere fuggito in Egitto con la moglie Maria e il bambino Gesù per scampare alle persecuzioni di Re Erode, Giuseppe dovette trovare un modo per mantenere economicamente la propria famiglia in terra straniera. E quindi cosa fece? Cucinò dei dolci e iniziò a venderli.

Sulla base della stessa tradizione, in diverse regioni italiane si preparano dolci tipici per celebrare San Giuseppe. Nella zona di Roma e del Lazio si gustano golosi bignè, mentre in Toscana e Umbria si preparano le frittelle di riso cotto nel latte e aromatizzato con spezie e liquore. In Emilia-Romagna sono tipiche le raviole, biscotti farciti con mostarda bolognese, mentre in Molise si preparano i calzoni di San Giuseppe, un dolce tipo del comune di Riccia (CB). In Sicilia, invece, le protagoniste sono le sfince di San Giuseppe, soffici frittelle di pasta fritte nello strutto e poi farcite con ricotta zuccherata arricchita con gocce di cioccolato fondente e canditi.