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14 Novembre 2024
17:43

Il Comitato speciale dell’ONU: “I metodi di Israele a Gaza sono compatibili col genocidio”

Le iniziative portate avanti da Israele nella Striscia di Gaza sarebbero compatibili con la pratica del genocidio. È questa in sintesi la tesi sostenuta in diversi rapporti recenti dell'ONU, pubblicati in seguito alla conclusione delle sue indagini dal "Comitato speciale per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi dei territori occupati".

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Il Comitato speciale dell’ONU: “I metodi di Israele a Gaza sono compatibili col genocidio”
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In una serie di rapporti dell'ONU pubblicati da settembre 2024 a oggi (per approfondire si vedano le fonti di questo articolo), il "Comitato speciale per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi dei territori occupati" ha dichiarato che le attività (militari e non) condotte dallo Stato di Israele all'interno della Striscia di Gaza nei confronti dei palestinesi sono compatibili con la pratica del genocidio.

Attenzione: la questione israelo-palestinese è estremamente complessa e delicata e siamo consapevoli che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni; pertanto questo articolo va visto nell’insieme dei contenuti che abbiamo proposto e che proporremo prossimamente. Vi invitiamo quindi a non perderli: potete trovare tutto nella categoria Guerra Israele-Palestina del nostro sito. Sappiate che il nostro scopo è di far capire la situazione geopolitica con la massima neutralità e stimolare l’interesse per ulteriori approfondimenti.

In sintesi, quanto emerge dalle varie pubblicazioni (che analizzano soprattutto i fatti e le dinamiche in atto dall'ottobre 2023 al luglio 2024 e saranno esposte alla sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 18 novembre 2024) è una violazione sistematica dei diritti umani dei palestinesi, aggravata dalla privazione di cibo, acqua, carburante e aiuti umanitari come strumenti di pressione politica e militare. Israele sarebbe colpevole di aver provocato la distruzione dei servizi essenziali a Gaza, generando in termini più ampi una catastrofe ambientale, e di aver compiuto vari attacchi con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, che hanno causato decine di migliaia di vittime civili, incluse donne e bambini.

Secondo i rapporti, Israele avrebbe inoltre operato intenzionalmente una censura mediatica e una repressione del dissenso interno, impedendo in parte l’accesso a informazioni fondamentali riguardanti le proprie operazioni e bloccando contenuti a favore dei palestinesi. A fronte di questa panoramica il Comitato ha quindi invitato la comunità internazionale al rispetto delle leggi internazionali, a riconoscere lo stato della situazione e a porre fine alle violazioni.

Vista la delicatezza del tema e in attesa di studiare in maniera approfondita la questione, per il momento ci limitiamo a riportare, senza commento, le conclusioni (tradotte dall'inglese) del Report ONU Situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967, di Francesca Albanese (relatrice dell’ONU che, va detto, è stata spesso criticata per le sue posizioni in merito al conflitto israelo-palestinese, da alcuni, come gli USA, bollate come antisemite):

«La tragedia del genocidio a Gaza è una tragedia annunciata, e rischia di espandersi ad altri palestinesi sotto il controllo israeliano. Fin dalla sua creazione, Israele ha trattato il popolo occupato come un odiato ingombro e una minaccia da eliminare, sottoponendo milioni di palestinesi, per generazioni, a umiliazioni quotidiane, uccisioni di massa, incarcerazioni di massa, spostamenti forzati, segregazione razziale e apartheid. Portare avanti il suo obiettivo di “Grande Israele” minaccia di cancellare la popolazione palestinese indigena.

Oscurata da false narrazioni israeliane di una guerra condotta in “autodifesa”, la condotta genocida di Israele deve essere vista in un contesto più ampio, come una serie di azioni (totalità della condotta) che prendono di mira i palestinesi in quanto tali (totalità di un popolo) in tutto il territorio in cui risiedono (totalità della terra), a sostegno delle ambizioni politiche di Israele per la sovranità su tutta l'ex Palestina mandataria. Oggi, il genocidio dei palestinesi appare come un mezzo per un fine: la completa rimozione o eradicazione dei palestinesi dalla terra, così integrata alla loro identità e illegalmente e apertamente ambita da Israele.

Le dichiarazioni e azioni dei leader israeliani riflettono un intento e una condotta genocida; spesso hanno utilizzato la storia biblica di Amalek per giustificare lo sterminio degli “abitanti di Gaza”, cancellando Gaza e spostando violentemente i palestinesi, rappresentando così come obiettivi legittimi i palestinesi nel loro complesso.

Gli individui chiaramente identificabili come mandatari [di tutto questo] dovrebbero essere perseguiti. Tuttavia, è l'intero apparato statale che ha progettato, articolato ed eseguito violenze genocidiarie, attraverso atti che nella loro totalità possono portare alla distruzione del popolo palestinese. Questo deve fermarsi; sono necessarie azioni urgenti per garantire la piena applicazione della Convenzione sul Genocidio e la completa protezione dei palestinesi.

Questo genocidio in corso è senza dubbio la conseguenza dello status eccezionale e dell’impunità prolungata di cui ha beneficiato Israele. Israele ha violato sistematicamente e palesemente il diritto internazionale, comprese le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e le ordinanze della Corte Internazionale di Giustizia. Ciò ha incoraggiato l’arroganza di Israele e la sua sfida al diritto internazionale. Come ha avvertito il Procuratore della Corte Penale Internazionale, “se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata selettivamente, creeremo le condizioni per il suo completo collasso. Questo è il vero rischio che affrontiamo in questo momento pericoloso”.

Mentre il mondo assiste al primo genocidio coloniale trasmesso in diretta, solo la giustizia può guarire le ferite che l’opportunismo politico ha lasciato incancrenire. La devastazione di così tante vite è un oltraggio all’umanità e a tutto ciò per cui il diritto internazionale si batte.»

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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