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15 Febbraio 2024
13:28

Cosa si intende per “genocidio” e come si è pronunciata l’ONU su Gaza e Israele

Il termine genocidio fu utilizzato per la prima volta quando avvenne l’Olocausto nazista nei confronti del popolo ebraico. Oggi la parola è associata da più parti alle azioni di Israele nella Striscia di Gaza. Capiamo quando si può parlare di genocidio e come si dimostra.

A cura di Rachele Renno
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Cosa si intende per “genocidio” e come si è pronunciata l’ONU su Gaza e Israele
cosa si intende per genocidio

Lo scorso 29 dicembre il Sudafrica ha presentato alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja un’accusa (tutt'ora da valutare) contro lo Stato di Israele per crimine di genocidio compiuto sul popolo palestinese all’interno della Striscia di Gaza dai giorni successivi all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ad oggi. Dal punto di vista giuridico il genocidio è un crimine riconosciuto a livello internazionale dal 9 dicembre 1948 e, in linee generali, indica la sistematica e volontaria eliminazione di tutto ciò che appartiene a uno specifico popolo. Secondo l'ONU, il genocidio è un atto commesso «con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale». Non è però semplice da dimostrare e perseguire. Il termine è stato utilizzato per la prima volta dall’avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin durante la Seconda Guerra Mondiale a proposito dell'Olocausto perpetrato dai nazisti nei confronti del popolo ebraico. Vediamo quando e come nasce il crimine di genocidio e il risultato del processo sul caso Israele-Gaza.

Cos'è il genocidio: definizione e origine del termine

Genocidio, la cui origine deriva dal greco genos ("stirpe", "razza") e latino caedo ("uccidere"), è un termine coniato durante la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1944 dall’avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin, che lo utilizzò per la prima volta nel suo libro Axis Rule in Occupied Europe per descrivere l’efferatezza dei crimini compiuti dai nazisti durante l’Olocausto. Con questo termine Lemkin voleva indicare la sistematica e volontaria eliminazione di tutto ciò che appartenesse a uno specifico gruppo etnico o religioso, riferendosi in quel caso agli ebrei europei.

Dopo pochi anni, durante il processo di Norimberga il termine genocidio fu incluso nell’atto di accusa, ma fu solo il 9 dicembre 1948, con l’approvazione della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio, che il termine diventò un crimine punibile legalmente a livello internazionale.

Definizione di genocidio

Secondo l’art. 2 della Convenzione il genocidio è definito come qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico o religioso:

  • uccidere membri del gruppo
  • causare gravi danni all'integrità fisica e psicologica dei membri del gruppo
  • sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita che ne provochino la distruzione fisica, totale o parziale
  • porre misure destinate a prevenire le nascite all'interno del gruppo
  • trasferimento forzato dei figli del gruppo a un altro gruppo

Il genocidio si configura come crimine internazionale e si distingue dai crimini di guerra perché può avvenire anche in tempo di pace.

Quando si può parlare di genocidio e perché è difficile dimostrarlo

Nel termine genocidio, dunque, è inclusa l’intenzione volontaria e premeditata di distruggere un popolo o un gruppo etnico/religioso/nazionale, in tutto o in parte, e questo non include solo l'infliggere sofferenze fisiche ma anche psicologiche e mentali che non permettono il regolare svolgimento delle vita di quel gruppo.

Un ulteriore elemento interessante, dal punto di vista giuridico e del diritto, è la distinzione tra l’elemento oggettivo, ossia quello che descrive il genocidio e le azioni che lo compongono, e l’elemento soggettivo. Non basta infatti solo che vengano commessi gli atti sopra citati, ma che ci sia l'intento volontario e premeditato, cioè l’intenzione di annichilire o distruggere l’intero gruppo in quanto tale.

Questo è uno degli aspetti più controversi, poiché gli Stati che negano gli atti di genocidio molto spesso tendono ad appellarsi alla concreta possibilità di dimostrare questo intento di premeditazione, lasciando alla giurisprudenza della Corte l’eventuale parere in merito.

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Teschi di vittime del genocidio in Rwanda, Nyamata Memorial Site – Credits: I, Inisheer via Wikimedia Commons

I casi passati alla storia nel diritto internazionale

Da quando è stato coniato il termine genocidio nel 1944, il primo tribunale internazionale che ha emesso una condanna per genocidio è stato il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia istituito dalle Nazioni Unite il 25 maggio 1993, un tribunale speciale creato ad-hoc su proposta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per indagare il crimine di genocidio e le violazioni dei diritti umani avvenute nel 1991 nei territori dell’ex-Jugoslavia e poi in seguito in Kosovo e Macedonia.

L’anno successivo, nel 1994, fu creato il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda per indagare i crimini di guerra, compreso il crimine di genocidio, avvenuti contro l'etnia Tutsi in Ruanda nell’arco del 1994. Fu inoltre messo in piedi il Tribunale Penale Internazionale per indagare i crimini di genocidio avvenuti in Cambogia tra il 1975 e il 1979 ad opera degli Khmer Rossi, una milizia facente parte del Partito Comunista di Kampuchea. In Cambogia furono uccisi tra gli 1,5 e i 3 milioni di persone.

In seguito, nel 1998, i Tribunali speciali temporanei sono stati sostituiti dalla creazione della Corte Penale Internazionale, istituita con lo Statuto di Roma: è un tribunale permanente con sede nei Paesi Bassi, all’Aja, che ha competenza per giudicare i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il crimine di genocidio.

Oltre a questi esempi, ci sono altri casi nella storia che, seppur non riconosciuti da un tribunale internazionale, sono stati assimilati al genocidio: un esempio è il genocidio armeno, avvenuto tra il 1915 e il 1916 ad opera degli ottomani ai danni della minoranza armena a maggioranza cristiana, genocidio che solo nel 1987 fu riconosciuto come tale da una risoluzione del Parlamento Europeo.

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Sede della Corte Internazioanle di Giustizia dell’Aja, Paesi Bassi. Credits: Yeu Ninje via Wikimedia Commons

Il processo per genocidio nel caso di Israele-Gaza con parere ONU

Uno degli obblighi della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio, come indica il nome, è anche quello di prevenire il genocidio, oltre che di indagarlo a posteriori e, nel caso in cui uno Stato o un gruppo di Stati sospetti che sia in atto un presunto crimine di questo genere, deve perseguire gli Stati o i governi responsabili davanti a un tribunale internazionale.

Questo è ciò che lo Stato del Sudafrica ha fatto, presentando il 29 dicembre 2023 alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, un'accusa nei confronti dello Stato di Israele per atti di genocidio nei confronti del popolo palestinese presente nella Striscia di Gaza.

In seguito all’attacco perpetrato da Hamas allo Stato di Israele il 7 ottobre 2023, infatti, nel contrattacco israeliano a Gaza sono state uccise più di 28.000 persone, tra cui più di 13.000 bambini, con più di 63.000 feriti e più di 7.000 dispersi. Inoltre il 30% degli edifici sarebbe stato distrutto, includendo anche terreni agricoli e coltivabili che non sarebbero più adatti alla crescita di vegetazione.

Secondo l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, sono circa 1 milione e 700.000 le persone sfollate e allontanate con la forza dalle proprie abitazioni, tra cui più di 17.000 bambini orfani e una popolazione con gravi livelli di denutrizione e fame.

Il 26 gennaio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja ha accolto la richiesta mossa dallo Stato del Sudafrica: pur non chiedendo un formale cessate il fuoco e non esprimendosi sull'accusa di genocidio, su cui servirà tempo per avere una sentenza definitiva, la Corte ha preliminarmente invitato lo Stato di Israele a prevenire qualsiasi tipo di atto assimilabile al genocidio, come uccisione, gravi danni fisici o psicologici, distruzione fisica, totale o parziale, del popolo palestinese, attacchi indiscriminati a ospedali e ha intimato di garantire l’accesso nella Striscia di beni di prima necessità ed aiuti umanitari. Si tratta di un invito a cui noi di Geopop naturalmente ci associamo.

In definitiva, l'accusa di genocidio è tutt'ora pendente su Israele, ma richiederà tempo per essere verificata, in un senso o nell'altro. Allo stesso tempo si è messo in discussione il fatto che l'ONU possa esprimersi in modo imparziale sulla questione, sia per pressioni internazionali favorevoli o sfavorevoli a Israele, sia per il presunto coinvolgimento di alcuni membri dell'Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite nella preparazione e nello svolgimento degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.

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