Il TAP (Trans Adriatic Pipeline) è un gasdotto che permette all'Italia di importare il gas naturale estratto in Azerbaijan. Lungo circa 878 km, viaggia dalla Grecia (più precisamente da Kipoi) fino al comune italiano di Melendugno, in provincia di Lecce, passando per Albania e Mar Adriatico.
Prima di parlare della sua costruzione e della sua importanza strategica, è giusto fare una premessa: sappiamo che la costruzione del Gasdotto Trans-Adriatico è stata molto controversa a causa del suo possibile impatto ambientale. In questa occasione ci limitiamo a trattare il lato "tecnico" ed energetico della struttura, così da capire meglio il contesto geopolitico attuale.
Le informazioni riportate di seguito, salvo dove espressamente specificato, sono prese direttamente dal sito ufficiale del gasdotto TAP.
Cos’è e a cosa serve il TAP?
Il TAP è un gasdotto lungo 878 km che parte dalla Grecia, attraversa l’Albania, il Mar Adriatico e termina in Puglia, nel comune di Melendugno. Al momento il TAP è in grado di trasportare annualmente circa 10 miliardi di metri cubi di gas naturale ma si stima che tramite nuove stazioni di compressione e modifiche a quelle già esistenti, nei prossimi anni si potranno raggiungere i 20 miliardi annui.
Ricordiamo che il TAP è uno dei cinque gasdotti che permettono al nostro Paese di importare gas naturale dall'estero – in questo caso dall'Azerbaijan. Qui è infatti presente uno dei giacimenti di metano più importanti del mondo, il Shah Deniz: si trova nel mar Caspio e ogni anno permette l'estrazione di circa 25 miliardi di metri cubi standard di gas naturale. Tramite i gasdotti SNC e TANAP (rispettivamente in verde e in lilla nell'immagine sottostante) questo arriva fino al TAP, dando vita al cosiddetto "corridoio meridionale del gas". Vedremo a breve la sua importanza strategica.
Dove passa il TAP?
Il TAP nasce in Grecia, a Kipoi, in una località al confine con la Turchia. Da qui si snoda in territorio greco per 335 km circa, fino alla cittadina di Devoll, in Albania. Qui inizia il secondo tratto, quello albanese, che prosegue per altri 215 km sulla terraferma prima di raggiungere il Mar Adriatico. Il tratto sottomarino del gasdotto è lungo circa 105 km e attraversa lo Stretto di Otranto, raggiungendo una profondità massima di 810 metri. L'ultimo tratto è quello in Italia: il TAP (tramite un microtunnel) approda sul litorale a nord di San Foca e termina la sua corsa 8 km più avanti in corrispondenza del Terminale di Ricezione del gasdotto nel comune di Melendugno.
Come è stato costruito il gasdotto Trans-Adriatico?
Il percorso del TAP è piuttosto articolato, dal momento che si passa da zone montuose ai fondali del Mar Adriatico. Come vedremo, complessivamente è lungo 878 km di cui 773 on-shore e 105 off-shore.
Per il tratto greco-albanese, cioè quello sulla terraferma, sono state realizzate delle trincee all’interno delle quali sono stati calati i tubi giuntati tra loro. Dopo aver inserito i tubi è stato tutto re-interrato. Complessivamente per questa fase sono stati impiegati circa 55 mila tubi per un peso complessivo di 520 mila tonnellate – cioè tanto quanto 65 torri Eiffel (cioè 8000 tonnellate circa)!
Per quanto riguarda invece il tratto lungo 105 km che attraversa il Mar Adriatico, il processo è per certi versi simile a quello della posa dei cavi sottomarini o del gasdotto russo Nord-Stream. La posa è stata effettuata tramite apposite navi posatubi che hanno calato sul fondale un totale di circa 9000 tubi giuntati tra loro. Vicino alle coste, quando la profondità del fondale è inferiore ai 300 metri, i tubi sono stati anche rivestiti con malta cementizia per proteggerli da eventuali danneggiamenti.
Il TAP infine approda in Italia a Melendugno. Per cercare di limitare l'impatto sulla costa, il gasdotto non è stato posato tramite trincee ma è stato realizzato un apposito tunnel per passare sotto alla spiaggia e "sbucare" direttamente nell'entroterra. Più nel dettaglio, a circa 900 metri dalla costa è stato realizzato un microtunnel lungo circa 1500 metri. La sua profondità massima è di 27 metri (nel punto in cui si congiunge con il gadsotto off-shore); in corrispondenza della spiaggia è a 16 metri di profondità, per poi passare a circa 10 metri nel suo tratto finale. Dopo essere riemerso nell'entroterra, prosegue al Terminale di Ricezione. Tra i vari "segmenti" del TAP, quello italiano è quello più corto: complessivamente misura solo 8 km, cioè l'1% di tutto il tracciato.
L’importanza strategica del TAP
Come abbiamo anticipato, il collegamento Italia-Azerbaijan non è diretto ma avviene grazie alla presenza di tre diversi gasdotti la cui lunghezza complessiva è di circa 3400 km. In ordine, a partire dall’Italia, abbiamo TAP (878km), TANAP (Trans Anatolian Pipeline di 1840 km) e SCP (South Caucasus Pipeline di 692 km). La somma di questi tre dà vita al cosiddetto “corridoio meridionale del gas”, una via d'importazione strategica non solo per l'Italia ma per l'Europa intera. Ma in che senso?
Per quanto riguarda l'Italia, questo gasdotto ci permette di coprire una discreta fetta del fabbisogno nazionale di gas: parliamo del 9% circa secondo i dati del MISE – dato destinato a crescere con il raddoppio della capacità di trasporto del TAP previsto per i prossimi anni. Giusto per avere un termine di paragone, la nostra produzione interna di gas naturale riesce a soddisfare circa il 3-4% del fabbisogno di gas nazionale.
In secondo luogo, il gas naturale del TAP, tramite la rete nazionale italiana, può eventualmente essere esportato verso altri Paesi europei, rendendo quindi l'Italia un nodo chiave nella rete infrastrutturale di questa risorsa energetica.
Ultimo ma non per importanza, il fatto che il collegamento con l'Azerbaijan permetta all'Italia di avere un "piano B" nel caso in cui la Russia decidesse di chiudere i rubinetti del gas naturale diretti al Bel Paese – evento temuto da molti a causa dell'attuale crisi in Ucraina. Certo, il 40% circa importato dalla Russia non potrà essere istantaneamente bilanciato dal 10% circa dell'Azerbaijan, ma si tratta comunque di una fonte sicura di approvvigionamento che ci evita di restare "a secco" o, quantomeno, di limitare l'importante aumento di prezzi.