
Situata in Sicilia, sul versante settentrionale dell’Etna, ad una quota di 2045 m, la Grotta del Gelo è un gioiello di rara bellezza, una massa glaciale perenne che coesiste con la lava del vulcano più attivo d’Europa. Fino ad alcuni decenni fa era conosciuta prevalentemente dai pastori ma oggi è probabilmente la più nota tra le oltre 250 cavità naturali nascoste nel sottosuolo del vulcano siciliano patrimonio dell’Unesco, ed è una meta turistica ambita da chiunque visiti “a Muntagna”.
La grotta del Gelo è spesso indicata come il “ghiacciaio” più a sud d’Italia o d’Europa. Tuttavia, la sua origine differisce dal processo di formazione di un classico ghiacciaio.
La formazione dei ghiacciai
I ghiacciai nascono dall’accumulo di strati di neve nel corso di decine e centinaia di anni. I fiocchi di neve col tempo si fondono e irrigidiscono a causa della pressione dalle nevicate successive, dando così vita al ghiaccio stratificato e compatto. Una condizione imprescindibile affinché un ghiacciaio possa formarsi e crescere è che il volume di neve accumulata annualmente sulla sua superficie superi il volume di neve persa per fusione o per sublimazione.
Quindi è necessario che vi sia un bilancio annuale di neve positivo. Tali condizioni sono tipicamente soddisfatte ad alte latitudini o ad elevate altitudini, al di sopra del cosiddetto limite delle nevi perenni, laddove temperature medie annuali < 0°C favoriscono la preservazione di strati di neve.

La posizione del limite delle nevi perenni dipende dal contesto climatico e dalla latitudine. All’equatore è tra 4500-5000 m, mentre corrisponde al livello mare al circolo polare. In Italia, in limite si trova mediamente ad una quota > 3000 m. Non c'è quindi da stupirsi che la quasi totalità dei 903 ghiacciai italiani censiti nel 2015 dall’Università degli Studi di Milano ricopra le vette di Alpi e Dolomiti.
Ciononostante, se le condizioni climatiche e morfologiche lo permettono, masse glaciali perenni possono svilupparsi anche a quote inferiori. È questo il caso dei ghiacci dell'Etna, che tuttavia non si presentano come dei classici ghiacciai superficiali. Il clima mediterraneo, caratterizzato da scarse precipitazioni estive, nonché la frequente attività vulcanica effusiva sono avversi all'accumulo e preservazione di neve in superficie. Al contrario, i ghiacci perenni etnei sono preservati nel ventre del vulcano, all'interno della Grotta del Gelo.

Storia e formazione della Grotta del Gelo
La Grotta del Gelo è un canale di scorrimento lavico, ovvero un vero e proprio tunnel prodotto dal transito di flussi lavici poco viscosi. La lava, generalmente, fluisce da un condotto vulcanico con una temperatura tra gli 800°C e 1200°C, variabile a seconda della sua composizione chimica, ossia quantità e tipologia di elementi disciolti, e perde calore sin dal primo contatto con l’aria.
Raffreddandosi, le parti esterne della colata solidificano formando una volta, al di sotto della quale la lava, distaccandosi, continua a fluire. Successive fasi di raffreddamento e distacco danno origine a strutture tubolari, cave, di dimensione variabile e denominate condotti di scorrimento lavico.

L'età esatta della Grotta del Gelo non è conosciuta. Tuttavia, la formazione del condotto è avvenuta durante la più lunga eruzione della storia moderna dell’Etna, durata dal 1614 al 1624, in cui si stima che oltre 1 milione di km3 di materiale effusivo sia stato riversato lungo il versante Nord del vulcano.
Il ghiacciaio perenne all’interno della grotta
La Grotta del Gelo si sviluppa in direzione nord per una lunghezza di 109 m. È suddivisa in una parte iniziale, una mediana e una coda, che si susseguono con un dislivello totale di circa 21 m. In alcuni punti, la volta del condotto raggiunge i 5 metri di altezza. La massa glaciale ricopre più del 30% della cavità e deriva dall’accumulo di neve e ghiaccio per oltre 300 anni. Il ghiaccio raggiunge spessori fino ai 2 metri e tra le componenti più suggestive, numerose stalattiti e stalagmiti si dipartono dalla volta e dal pavimento del condotto.

La porzione iniziale e quella mediana presentano uno strato di ghiaccio sul pavimento che ostacola il deflusso di acque d’infiltrazione, favorendo la formazione di uno stagno. Poiché prossime all’entrata, queste due zone sono maggiormente suscettibili agli scambi d’aria con l’esterno e ai cambiamenti climatici stagionali. Nella stagione estiva, infatti, fenomeni di ruscellamento, o infiltrazione di acque esterne, contribuiscono al raggiungimento di temperature anche superiori ai 2°C nella testa del condotto, causando la fusione dei ghiacci. Al contrario, la parte terminale della cavità mantiene temperature annuali inferiori allo zero. È in questa zona che la massa glaciale è preservata durante tutto l’anno.
Curiosità sulla grotta del Gelo
- Nel 1981, la grotta rischiò di scomparire a causa della fuoriuscita di lava da fratture nell’area circostante. In quell’occasione, l’eccessivo flusso di calore ha innescato un parziale scioglimento del ghiacciaio;
- Dal 1997, diverse campagne di monitoraggio del micro-clima all’interno della Grotta del Gelo indicano che la stabilità della massa glaciale sia a rischio. Misure della superficie glaciale effettuate tra il 2013 e il 2018 hanno evidenziato variazioni stagionali e una diminuzione del volume del ghiaccio, approssimabile a circa 6 m3/anno.
- Nel 2016 è stata condotta una campagna di rilievo con laser scanner terrestre per mappare in 3D la Grotta del Gelo e determinare con precisione la distribuzione e il volume dei ghiacci al suo interno.
- Negli ultimi anni, oltre 40 cavità laviche sono state aggiunte al repertorio delle grotte etnee, alcune delle quali contenenti corpi glaciali, anche a quote inferiori ai 2045 m.