Il titanio è un metallo del quale si parla spesso ed è così importante per i Paesi dell'Unione Europea che è stato inserito nell'elenco delle materie prime critiche. La sua importanza è legata alla sua vastissima gamma di applicazioni, che spaziano dalle vernici alle plastiche, passando per ceramica, creme solari e tanto altro ancora. Ma quali sono oggi i Paesi che ne producono in maggior quantità?
Per rispondere a questa domanda consultiamo il report Mineral Commodity Summaries 2023 dell'USGS, cioè il servizio geologico statunitense. Stando ai loro dati, attualmente il Paese che produce più titanio in assoluto è la Cina (3400 tonnellate all'anno), seguita da Mozambico (1208 t/anno) e Sudafrica (995 t/anno). Appena fuori dal podio troviamo invece Australia (850 t/anno) e Senegal (529 t/anno).
Come vediamo dalla mappa, nessun Paese europeo è nelle prime posizioni, e proprio per questo il titanio è considerata dall'UE una materia prima critica.
Andando più nel dettaglio geologico, questo metallo si può estrarre da due diverse tipologie di minerale: l'ilmenite e il rutilo. Il primo è quello che prevale nella maggior parte dei giacimenti, tant'è che a livello mondiale si stima che il 90% circa di tutto il titanio provenga proprio da questo minerale. Il rutilo invece è meno utilizzato per l'estrazione di titanio, tanto che nelle miniere in top 5 copre al massimo 200 tonnellate sul totale, non di più. Addirittura nelle miniere cinesi non è nemmeno presente e tutta la loro produzione si basa sull'ilmenite.
E in Italia qual è la situazione? Nello Stivale esiste un enorme giacimento di titanio in Liguria, a Pianpaludo, che al momento non viene estratto. Le motivazioni sono da ricercare soprattutto nel suo elevato costo di estrazione e nel possibile impatto ambientale, dal momento che l'area si trova all'interno di un parco nazionale e – come è facile intuire – le attività minerarie potrebbero colpire duramente l'ecosistema della zona.
Per approfondire, ecco un video ad hoc sull'argomento: