
Quando si parla del "miracolo" del sangue di San Gennaro, spesso si sente dire che il sangue “si scioglie”. Tuttavia, dal punto di vista scientifico, questa non è l’espressione corretta. Il fenomeno che avviene è, più precisamente, una "fusione" del sangue, e non uno scioglimento. Infatti, il termine "sciogliere" si riferisce a un processo in cui un soluto si dissolve in un solvente formando una soluzione. Un paio di esempi è il sale che si dissolve (o scioglie) nell’acqua o il colorante rosa nell'alcol denaturato. Nel caso del "miracolo" di San Gennaro, non c’è un solvente che sta disciogliendo il sangue solido, ma abbiamo la trasformazione da solido a liquido: dobbiamo quindi parlare di "fusione".
La "fusione", infatti, è un fenomeno che riguarda il passaggio di stato di una sostanza da solido a liquido quando essa raggiunge una determinata temperatura, chiamata punto di fusione. Un esempio comune è il ghiaccio che si trasforma in acqua quando la temperatura supera gli 0 °C. Nel caso del sangue di San Gennaro, ciò che osserviamo è più assimilabile a un processo di fusione: il sangue solido contenuto nella teca passa allo stato liquido senza l'utilizzo di un solvente. Le dinamiche esatte del presunto "miracolo" non sono del tutto chiare, ma in termini scientifici è più simile a un passaggio di stato, non ad una dissoluzione o scioglimento.
Ovviamente nel linguaggio comune va benissimo dire "il sangue si è sciolto". Noi volevamo solo specificare che dal punto di vista tecnico-scientifico non è corretto. In ogni caso, per riuscire a capire cosa avviene nel dettaglio dal punto di vista chimico all'interno della teca, sarebbe necessario andare a prelevare un campione di "sangue di San Gennaro" e analizzarlo per capirne la composizione. A quel punto si potrebbe studiare e capire cosa accade veramente. Dal momento che prelevare un campione però risulta impossibile, la spiegazione tecnica del fenomeno non può essere data con certezza, ma solo attraverso ipotesi.