Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ismar) ha recentemente individuato sul fondale del Mar Tirreno al largo dei Campi Flegrei alcune strutture geologiche finora sconosciute. Tra le scoperte più importanti vi sono una grande caldera sottomarina situata a ovest dell’isola d’Ischia e un’estesa frana sottomarina che in passato potrebbe aver generato uno tsunami. Per raggiungere questo risultato è stato adottato un approccio multidisciplinare, incrociando dati batimetrici e sismici con quelli magnetici. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Geomorphology, è fondamentale per comprendere meglio la tettonica dell’area e il suo vulcanismo e per identificare potenziali fattori di rischio.
Le scoperte sul fondale al largo dei Campi Flegrei
L’area dei Campi Flegrei è stata oggetto di innumerevoli studi che hanno permesso di ottenere informazioni approfondite sugli eventi vulcanici e tettonici che hanno interessato la loro parte emersa negli ultimi 60.000 anni. Al contrario, le nostre conoscenze sulla porzione sottomarina dei Campi Flegrei sono ancora limitate in quanto è difficile esplorarla in modo diretto. Per ricavare ulteriori informazioni sull’area sommersa, il nuovo studio si è servito di moderne tecnologie. In particolare, sono stati effettuati rilevamenti magnetici aerei e navali ad alta risoluzione. Questi dati sono poi stati integrati con quelli sismici e batimetrici.
Le anomalie magnetiche rilevate hanno portato a identificare sul fondale del Tirreno una struttura finora sconosciuta simile a una caldera, pochi kilometri a ovest dell’isola d’Ischia, ora parzialmente smantellata. Inoltre, è stato individuato un enorme accumulo di materiali rocciosi, esteso circa 40 kilometri, riconducibile a una frana avvenuta sul versante meridionale dell’isola d’Ischia. Le sue dimensioni fanno supporre che il distacco possa aver generato uno tsunami.
Le indagini hanno inoltre permesso di individuare numerose faglie di grande estensione.
Perché conoscere la porzione sommersa dei Campi Flegrei è importante
Lo studio fornisce importanti informazioni sulla relazione esistente tra l’attività vulcanica dei Campi Flegrei e la tettonica dell’area. Le faglie della crosta terrestre rappresentano infatti una via preferenziale per la risalita del magma. La scoperta della caldera, in particolare, potrebbe essere utile per comprendere meglio l’attività vulcanica che nel passato ha interessato i Campi Flegrei e l’isola d’Ischia, isola di origine vulcanica e che costituisce parte integrante del distretto vulcanico flegreo. Inoltre, lo studio mette in evidenza l’efficacia delle indagini geofisiche nel monitoraggio delle aree sottomarine a rischio vulcanico, dove un’esplorazione diretta risulta difficoltosa. Queste scoperte richiedono ulteriori approfondimenti allo scopo di indagare meglio le caratteristiche delle strutture individuate e di identificare eventuali fattori di rischio in una delle aree vulcaniche attive più pericolose del pianeta.