La noce di mare (Menemiopsis leidyi) è uno ctenoforo originario dell'Atlantico che da diversi anni è presente stabilmente anche nel Mar Mediterraneo. Non è particolarmente pericolosa per le persone (anche se assomiglia alle meduse non è urticante) ma è una specie invasiva in molti mari, tra cui il Mar Nero ma anche i nostri Adriatico e Tirreno. Una delle sue caratteristiche più interessanti è il fatto che questo organismo sarebbe in grado di “tornare indietro nel tempo” e regredire a una fase di vita precedente, come pubblicato in un recente studio sulla rivista bioRxiv. Una capacità di rigenerazione analoga a quella delle “meduse immortali” come Turritopsis dohrnii. Ma come fa la noce di mare a ringiovanire e in che modo il meccanismo può essere utile alla specie (nonché a noi esseri umani)?
Cosa sono le noci di mare e l’inversione dell’invecchiamento
Mnemiopsis leidyi, conosciuta comunemente come noce di mare, è un piccolo invertebrato marino originario dell’Oceano Atlantico orientale. Sebbene faccia parte di un gruppo filogenetico a sé (è di fatto uno ctenoforo), questo animale essendo trasparente e gelatinoso viene spesso confuso con le meduse (appartenenti al phylum Cnidaria). È ermafrodita, dunque si riproduce auto-fecondandosi.
Oltre a essere studiate in zoologia, le noci di mare sono diventate nel tempo argomento di dibattito in campo ecologico a causa della loro invasione del Mar Nero, dell’Asia e della gran parte dei mari europei. Uno tra gli aspetti più interessanti di questa specie ha però a che vedere con una scoperta recente: analizzandone la morfologia, è stato dimostrando come questi piccoli animali marini siano in grado di regredire ad una forma larvale tentacolare, invertendo, se vogliamo, lo scorrere del tempo.
Come fanno le noci di mare a ringiovanire: il meccanismo biologico
In poche parole quando la situazione si fa dura e subentrano condizioni di stress elevate la noce di mare attiva un meccanismo di regressione raggiungendo una forma più minuta, rotondeggiante e priva di tentacoli. I risultati degli esperimenti dimostrano che le noci di mare si rimpiccioliscono fino a diventare piccoli blob di qualche millimetro, senza però morire. A quel punto, ristabilendo un ambiente idoneo e nutrendo gli animali, molti dei campioni sono stati in grado di svilupparsi nuovamente, riformando in alcuni casi anche i tentacoli tipici della fase larvale, cacciando e riproducendosi come se nulla fosse.
In sostanza le noci di mare tornano giovani sotto stress e diventano adulte quando le condizioni ambientali sono favorevoli. Questi dati sono stati ottenuti portando gli animali al limite: i ricercatori hanno studiato il modo in cui M. leidyi risponde in assenza di cibo e all’esportazione di alcune parti corporee (in particolare i lobi gelatinosi).
I risvolti ecologici della scoperta sul ringiovanimento della noce di mare
La regressione potrebbe spiegare come M. leidyi sia stata in grado di superare barriere ecologiche e fattori di stress (alimentare e termico) sopravvivendo a viaggi transoceanici trasportata dalle acque di zavorra. Questo organismo (così come molti altri) proprio per le sue dimensioni, l’elevata trasparenza e non essendo in grado di contrastare del tutto la forza dell’acqua, viene facilmente raccolto assieme alle acque di zavorra (ballast water in inglese) che servono per mantenere l’imbarcazione in assetto e in sicurezza durante la navigazione.
Sebbene per legge sia imposto l’obbligo del trattamento delle acque per garantire la sicurezza ambientale (evitando scambi di liquidi potenzialmente dannosi da un punto di vista chimico, fisico e biologico), molti organismi vengono imbarcati, trasportati e rilasciati a grande distanza rispetto al punto di origine. Questa azione può avere un effetto molto impattante a livello ecologico, favorendo la dispersione di organismi potenzialmente invasivi che ben sopportano la poca ossigenazione, gli sbalzi di temperatura e l'assenza di cibo.
Ed è proprio quello che si suppone essere accaduto con la noce di mare: l’aumento significativo dell'areale ecologico della specie potrebbe essere stato favorito proprio da un fenomeno di “ringiovanimento” o meglio, dalla regressione degli adulti alla fase larvale che ne avrebbe aumentato le capacità di plasticità e resilienza.
Implicazioni dello studio
Non sono state ancora identificate specifiche cellule staminali pluripotenti nella noce di mare e si necessita di ulteriori dati a sostegno dell'ipotesi. La comunità scientifica non è ancora pienamente d’accordo sul concetto di “individuo”, sul funzionamento dell’orologio biologico cellulare e su quello che in alcuni casi appare un ringiovanimento imperfetto ma, nell'attesa di conferme, l'analisi dei processi di senescenza continua anche grazie a questi nuovi e interessanti presupposti.
Lo studio dell’invecchiamento è, infatti, nell'occhio del ciclone sia in ambito zoologico che medico: qualunque dato può essere una piccola ma importante conquista per comprendere ancor meglio come funzionano non solo i processi di sviluppo ma anche l'ecologia e l'evoluzione delle specie, i meccanismi molecolari e genetici coinvolti nella trans-differenziazione cellulare, l'azione dei telomeri nonché la regolazione e la riparazione del DNA.
I risultati sollevano domande importanti sull’anatomia e i cicli di vita di molti animali portando, auspicabilmente, verso innovativi spunti di applicazione in medicina rigenerativa e nelle terapie contro invecchiamento umano.