Il concetto di immortalità è indefinito e astratto, antropologico e culturale. Nel corso della storia ci si è costantemente domandati come fare per vivere in eterno, per non invecchiare, per non incappare nell’unica certezza inderogabile per ogni organismo vivente: la morte.
Eppure, in biologia esiste un concetto di immortalità che prescinde dalla filosofia e che qualche specie, oggi oggetto di tanti studi, potrebbe aver già messo in pratica nel corso di tanti milioni di anni di evoluzione. Ci sono organismi viventi per cui il concetto di immortalità biologica non è fantascienza, ma realtà. Curiosi di scoprire quali?
Cos'è l'immortalità biologica
In termini biologici, l’invecchiamento può essere spiegato come la diminuzione del tasso di sopravvivenza e della riproduzione di un individuo. Questo accade nonostante tutto, anche quando le condizioni in cui gli organismi vivono sono eccellenti e la probabilità di ammalarsi di qualsiasi cosa viene virtualmente azzerata. Tutti gli organismi viventi che invecchiano, muoiono quando il tasso di sopravvivenza e riproduzione raggiunge valori molto bassi. In questo senso, potremmo indicare l’immortalità come la proprietà tipica degli organismi che non manifestano questa diminuzione del tasso di sopravvivenza. Organismi che, quindi, non invecchiano. Esistono?
Quello che possiamo dire è che l’invecchiamento non agisce allo stesso modo su tutti gli organismi viventi e che quando si parla di specie immortali ci si riferisce a quelle per cui è dimostrabile che il tasso di sopravvivenza e riproduzione non varia nel tempo. Prima di presentarvene alcune, ci teniamo a ricordare che l’immortalità biologica non ha a che fare con l’assenza della morte. Un organismo considerato biologicamente immortale può comunque morire a causa dei più disparati motivi (un incidente meccanico in laboratorio o una malattia imprevista, ad esempio).
Animali immortali
Tra gli animali considerati immortali ce ne sono diversi, oggetto di studio della ricerca scientifica e suddivisibili in base al fatto che si tratti di specie molto resistenti, quindi immortali in senso relativo, o specie biologicamente immortali, cioè aventi un tasso di sopravvivenza praticamente costante nel tempo. Tra gli animali relativamente immortali, non possiamo non menzionare i tardigradi, phylum Tardigrada, piccoli invertebrati la cui capacità di sopravvivere alle condizioni più estreme è ben nota alla scienza.
Altro caso noto, quello che riguarda la crescita continua delle aragoste, famiglia Palinuridae. Questi animali, al contrario di ciò che accade a noi Homo sapiens, continuano a crescere fino alla morte. L’enzima telomerasi, che concorre alla protezione dei cromosomi (soprattutto dei telomeri, la loro parte terminale) nelle aragoste non smette mai di funzionare e garantisce che non vi sia “invecchiamento” a ogni replicazione cellulare. Chiaramente, questo non protegge gli animali da predatori e malattie.
Meduse biologicamente immortali
Per quanto riguarda gli animali biologicamente immortali, il caso più noto è quello delle meduse appartenenti al genere Turritopsis sp., conosciute proprio col nome di meduse immortali. Tra queste, le più studiate dai ricercatori per le loro capacità di “ringiovanire”, sono le specie Turritopsis nutricula, Turritopsis dohrnii e Turritopsis polycirrha. Come molte delle meduse che conosciamo, appartengono alla classe degli idrozoi, Hydrozoa, e manifestano un ciclo biologico composto da uno stadio larvale, in cui il piccolo animale compie piccoli movimenti fino a trovare un substrato al quale fissarsi, uno stadio polipoide coloniale, in cui gli animali si riproducono asessualmente, e uno stadio medusoide, in cui gli animali appaiono come li conosciamo, sono sospesi nella colonna d’acqua e si riproducono sessualmente.
L’immortalità biologica di queste meduse deriva dalla scoperta di una loro peculiarità. In condizioni di naturale deterioramento oppure di scarsità di nutrimento, infatti, questi animali sono in grado di “ringiovanire”, tornando direttamente alla fase coloniale e ricominciare, quindi, l’intero ciclo biologico.
Il processo prende il nome di transdifferenziazione o riprogrammazione cellulare, e di fatto permette alle cellule già differenziate (e aventi un compito specifico) di tornare allo stadio di cellule staminali e specializzarsi nuovamente.
Ci pensate, tornare giovani e ricominciare tutto da capo?