Nella notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre 2024 varie unità delle forze armate israeliane (non se ne conosce il numero esatto ma fanno parte probabilmente delle forze speciali) avrebbero effettuato alcune sortite di terra nella parte meridionale del territorio del Libano, nonostante l'ONU e la diplomazia internazionale continuino a cercare di arrivare a una tregua. A conseguenza di ciò nelle ultime ora gli USA hanno lanciato l'allarme, affermando che l'Iran si starebbe preparando a un vasto attacco missilistico contro Israele. Si tratta di un'escalation del conflitto in Medio Oriente, in particolare tra Israele ed Hezbollah, organizzazione politico-militare che governa informalmente il sud del Libano e il cui leader, Nasrallah, è stato ucciso venerdì 27 settembre in seguito a un raid aereo israeliano su Beirut. La scelta di Israele di attraversare la frontiera con il Libano, secondo alcune fonti, sarebbe avvenuta per saggiare le difese di Hezbollah, ma le notizie che circolano sono ancora frammentarie e in certi casi contraddittorie. Al momento non si sono registrati scontri di grande rilevanza e, anzi, secondo le autorità libanesi interpellate “gli israeliani non avrebbero in realtà varcato il confine, o sarebbero comunque tornati indietro”.
L'area che marca la fascia di separazione tra Israele e Libano (delimitata dalla cosiddetta “Linea Blu”) è da decenni uno dei confini più contestati al mondo e non sono mancati i momenti d'attrito poi sfociati anche in guerre violente. Dopo la cosiddetta “Seconda Guerra del Libano” del 2006 le Nazioni Unite avevano approvato l'espansione della forza di interposizione UNIFIL, attiva nell'area sin dal 1978 e ora guidata dall'Italia, al fine di garantire la permanenza del “cessate il fuoco!”, ma questo non ha azzerato gli incidenti, anche se ha contribuito grandemente alla loro riduzione.
La situazione internazionale e il ruolo dell'Italia
Alla luce del peggioramento della situazione, si sono moltiplicati gli appelli per il raggiungimento di un “cessate il fuoco!” nel minor tempo possibile. Il prima linea in tal senso si sono espressi la Santa Sede, per bocca del pontefice della Chiesa Cattolica Romana, Papa Francesco, e il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
Gli Stati Uniti d'America hanno tenuto una posizione ambivalente, da un lato chiedendo a più riprese di evitare il prosieguo dei combattimenti, ma dall'altro riaffermando costantemente il loro impegno a garantire la sicurezza di Israele anche schierando due portaerei nell'area mediorientale.
La posizione dell'Italia, impegnata in Libano con un contingente militare facente parte dello schieramento della missione UNIFIL, è stata chiarita dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, che nel corso di un colloquio con il suo omologo libanese, Najib Mikati, ha riconfermato l'impegno del nostro Paese per il raggiungimento di una soluzione diplomatica della crisi. Il portavoce della missione militare italiana, Andrea Tenenti, ha ulteriormente sottolineato che i militari italiani “non intendono abbandonare la loro missione”.
Cosa potrebbe accadere ora? Il possibile attacco dell'Iran
E' estremamente difficile fare previsioni su quanto avverrà nel prossimo futuro. Israele, per bocca del suo Ministro degli Esteri, Israel Katz, ha affermato che cesserà le proprie azioni militari contro il Libano solamente una volta ottenuto “il disarmo di Hezbollah”. D'altra parte i messaggi indirizzati in questi giorni dal Primo Ministro israeliano Benjamin “Bibi” Netanyahu, sia al popolo israeliano sia a quello iraniano, lasciano intravvedere la possibilità che una certa parte della leadership politica israeliana stia accarezzando l'ipotesi di un allargamento del conflitto.
Nelle ultime ore Washington ha diramato un allarme generale nella regione mediorientale affermando che l'Iran sarebbe in procinto di lanciare un attacco missilistico contro Israele, mentre sul terreno decine di migliaia di civili stanno lasciando la fascia di territorio libanese situata entro i 60 chilometri dal confine con Israele per rifugiarsi verso nord o addirittura scappare in Siria. La pace in Medio Oriente, insomma, è molto lontana dal compiersi.