Laurence Kim Peek (1951-2009) è stato uno dei casi più emblematici di savantismo, una rara condizione neurologica in cui abilità straordinariamente superiori alla media convivono con gravi disabilità cognitive. Nato con una serie di anomalie cerebrali, Peek ha sviluppato una memoria prodigiosa che gli ha permesso di memorizzare migliaia di libri, come afferma Darold Treffert, lo psichiatra che lo ha seguito per molti anni. La sua vita e le sue capacità hanno ispirato il personaggio di Raymond Babbitt, interpretato da Dustin Hoffman nel celebre film Rain Man, e gli studi sul suo cervello e sulle sue abilità hanno portato a nuove scoperte sui meccanismi alla base della memoria, oltre ad aprire un dialogo sulle neurodiversità.
Kim Peek, un cervello fuori dal comune
Darold Treffert, un esperto di sindrome di Savant, descrive Kim Peek come il "Monte Everest della memoria". La sua memoria fattuale, con 15 aree di competenza, dalla storia alla geografia all'esplorazione spaziale, è considerata ineguagliata. A differenza di altri "giganti della memoria" del passato, Kim era in grado di collegare i fatti con una rapidità sorprendente, mostrando un'eccezionale capacità di associazione, giochi di parole e umorismo.
Peek è nato con alcune anomalie cerebrali congenite, tra le quali macroencefalia (testa anormalmente grande), encefalocele (condizione in cui parte del cervello sporge da un’apertura del cranio) e l’assenza del corpo calloso, la struttura che connette i due emisferi del cervello e consente loro di comunicare. Questa particolarità anatomica ha influenzato pesantemente le sue capacità cognitive, rendendo straordinarie le sue doti di apprendimento ma limitando fortemente quelle di socializzazione.
Peek aveva difficoltà a svolgere attività quotidiane come vestirsi o prepararsi da mangiare e necessitava di assistenza costante. Tuttavia, il suo cervello compensava queste limitazioni con una memoria eccezionale, che gli consentiva di ricordare dati, mappe, calendari e dettagli storici con una precisione sconcertante. Sorprendentemente, era in grado di leggere due pagine alla volta, una per ogni occhio, memorizzandone i contenuti in pochi secondi. Questa abilità è possibile proprio per la diversa integrazione delle immagini proveniente dai due occhi, che nei cervelli neurotipici si integrano anche grazie al collegamento del corpo calloso.
La memoria eidetica di Kim Peek
La memoria di Peek era simile a quella che viene definita “memoria eidetica,” una capacità che consente di richiamare dettagli visivi e testuali con precisione e rapidità. Poiché, a Kim mancava il corpo calloso, le informazioni processate da un emisfero del cervello non venivano filtrate dall’altro. Questo potrebbe aver facilitato l’acquisizione e il mantenimento di enormi quantità di dati, permettendo a Peek di accedere alle informazioni come fossero “fotografie mentali.”
Il cervello di Kim Peek aveva dunque sviluppato una sorta di archivio visivo di lungo termine, come una biblioteca mentale in cui gli era possibile trovare istantaneamente ogni singolo dettaglio di cui aveva fatto esperienza.
Il savantismo e le origini neurologiche delle abilità straordinarie
Peek è uno dei casi più famosi di savantismo, o sindrome del savant (sapiente), una condizione complessa e con meccanismi neurologici ancora poco compresi. Si tratta di una condizione in cui persone con gravi disabilità cognitive presentano al contempo abilità straordinarie.
Alcuni neuroscienziati ipotizzano che anomalie cerebrali come quelle di Peek creino una sorta di “specializzazione estrema,” in cui il cervello compensa alcuni deficit potenziando abilità specifiche, come la memoria. In altre parole, regioni cerebrali che normalmente sarebbero impiegate per diverse funzioni cognitive si concentrano invece su compiti molto settoriali, come il calcolo mnemonico, portando a capacità altrimenti impossibili.
Ciò che possiamo affermare sul savantismo riguarda la sua alta correlazione con i disturbi dello spettro autistico (circa il 50% dei Savant ha una diagnosi di DSA). Caratteristica comune è la tendenza a concentrarsi sui dettagli piuttosto che sul quadro generale, ma dagli studi di neuroimaging si nota un aumento straordinario del volume di alcune aree cerebrali, come la corteccia entorinale (fondamentale nei processi di memoria) e un generale maggior volume e maggior attivazione dell’emisfero destro del cervello. In più sono state notate anomalie nella sostanza bianca (la parte del cervello fatta di collegamenti neurali), anche se è difficile generalizzare queste differenze strutturali per tutti i portatori della sindrome.
Anche se non esiste ancora una spiegazione definitiva sul perché queste abilità emergano in alcuni individui e non in altri, studiando il cervello di Peek, i ricercatori hanno raccolto dati importanti. Sappiamo ad esempio, che la neuroplasticità, ossia la capacità del cervello di riorganizzarsi e adattarsi in base a nuovi stimoli e informazioni, ha giocato un ruolo fondamentale nel modo il cervello di Peek processava le informazioni, adattandosi alla mancanza di strutture cerebrali fondamentali.
Il lascito culturale e sociale di Kim Peek
La storia di Peek non ha influenzato solo la scienza, ma anche la cultura popolare, aprendo un dialogo sulle potenzialità della neurodiversità. Il suo incontro con lo sceneggiatore Barry Morrow portò alla creazione del personaggio di Raymond Babbitt in Rain Man. Dopo l’uscita del film, Peek partecipò a numerose conferenze, dimostrando le sue abilità in pubblico e sensibilizzando l’opinione pubblica sulle condizioni come la sua. Diventò un simbolo di speranza e di valorizzazione delle differenze, ispirando una nuova generazione di studi sul cervello umano.
Le ricerche avviate grazie al suo caso proseguono, portando a nuove scoperte sui misteri della memoria e delle straordinarie capacità cerebrali. Il dottor Treffert, negli scritti che ha dedicato a Kim, sottolinea il ruolo cruciale della famiglia di Kim nel suo sviluppo, che non solo lo ha amato e nutrito, ma ha celebrato le sue abilità e ha lavorato per aggirare le sue disabilità. Hanno rifiutato suggerimenti come il confinamento in un istituto o procedere con la lobotomia, scegliendo invece di nutrire le sue doti di genialità, permettendogli così di emergere.