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7 Luglio 2024
6:00

La battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571: gli Stati europei contro l’Impero Ottomano

La battaglia di Lepanto fu combattuta durante la guerra di Cipro da una coalizione di Stati cristiani contro gli Ottomani nelle acque di Lepanto, in Grecia. Fu uno degli eventi principali della guerra di Cipro, che ebbe luogo dal 1570 al 1573. Ricostruiamo brevemente perché e come si svolse.

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La battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571: gli Stati europei contro l’Impero Ottomano
Lepanto coperitna

La battaglia di Lepanto, nota anche come battaglia delle Echinadi o delle Curzolari, fu combattuta il 7 ottobre 1571 tra l’Impero Ottomano e una coalizione di potenze europee. Fu la più grande battaglia navale dell’età moderna. Circa 400 navi e più di 100.000 uomini si affrontarono nel Golfo di Corinto, presso la località d Lepanto (oggi frazione di Naupatto). La battaglia fu uno degli eventi principali della quarta guerra turco-veneziana, scoppiata nel 1570 dopo che l’Impero ottomano ebbe invaso e conquistato l’isola di Cipro. Il papa Pio V riuscì a formare una coalizione anti-ottomana, della quale facevano parte Venezia, il regno di Spagna e altri Stati cattolici. La coalizione sconfisse nettamente la flotta ottomana, ma la vittoria non consentì di riconquistare l’isola di Cipro.

Le cause della battaglia di Lepanto: il confronto tra l’Impero ottomano e Venezia

Le origini della battaglia di Lepanto vanno ricercate nell’ascesa dell’Impero Ottomano, uno Stato musulmano che tra il ‘400 e il ‘500 conquistò Costantinopoli (oggi Istanbul), l’Anatolia e vasti territori in Medio Oriente, Nord Africa e Penisola balcanica, imponendosi come la principale potenza militare dell’epoca. L’espansione ottomana mise in discussione la posizione della Repubblica di Venezia, che possedeva vasti territori nel Mediterraneo Orientale, tra i quali Creta, il Peloponneso e Cipro.

Impero Ottomano alla massima estensione
Impero Ottomano alla massima estensione

Più in generale, l’ascesa degli Ottomani spaventava gli Stati europei, che però non riuscivano a formare una coalizione perché erano spesso in guerra tra loro ed erano divisi, dopo la Riforma protestante, anche sul piano religioso.

La guerra di Cipro

Venezia combatté tre guerre contro gli Ottomani tra il 1463 e il 1540 e fu costretta a cedere alcuni territori, tra i quali l’intero Peloponneso.

La quarta guerra turco-veneziana scoppiò nel 1570 perché l’impero ottomano, guidato dal sultano Selim II, chiese alla Serenissima di cedere l’isola di Cipro. Venezia rifiutò e le truppe di Selim invasero l’isola. Lo scontro principale ebbe luogo a Famagosta, nella parte orientale di Cipro: dopo un assedio, i turchi conquistarono la città, misero a morte i difensori e scuoiarono vivo il comandante della piazzaforte, Marcantonio Bragadin. Tutta Cipro cadde nelle mani del sultano.

I domini di Venezia nel XV secolo (credits Wento)
I domini di Venezia nel XV secolo (credits: Wento)

Gli schieramenti: la Lega Santa e gli Ottomani

In Europa, il Papa Pio V riuscì a formare un’alleanza tra Venezia e la Spagna, passata alla storia come Lega Santa, alla quale aderirono anche altri Stati cattolici. Il Papa sperava di promuovere una crociata contro gli Ottomani, ma i membri dell’alleanza erano animati da motivazioni non tanto religiose, quanto politiche e militari: la Spagna intendeva conquistare territori in Nord Africa e allontanare i pirati; Venezia era interessata alla riconquista dei suoi possedimenti nel Mediterraneo orientale.

Nonostante le divergenze, la Lega riuscì a formare una flotta di 204 galee, cioè navi da guerra armate con cannoni e dotate sia di remi sia di vele, fornite soprattutto dalla Spagna e da Venezia. Alle galee si aggiungevano sei galeazze veneziane, navi di dimensioni maggiori e dotate di bocche di fuoco più potenti. Nel complesso, sulle navi della coalizione erano imbarcati circa 28.000 soldati, 13.000 marinai e 43.000 rematori (in parte schiavi musulmani). La flotta era agli ordini di Don Giovanni d’Austria, un militare e diplomatico al servizio del re di Spagna.

I turchi contrapponevano una forza di 216 galee e numerose unità di minori, al comando di Muezzinzade Alì Pascià. Il numero di soldati e marinai era però inferiore a quello della coalizione europea.

Disposizione delle navi
Disposizione delle navi

Lo svolgimento della battaglia e chi la vinse

Nell’ottobre del 1571 la flotta europea, radunatasi, si mosse per intercettare le navi ottomane. Il 7 ottobre, giunta nelle acque di Lepanto, si schierò di fronte al nemico, pronta a dare battaglia.

Don Giovanni d’Austria divise le sue navi in tre settori: quello sinistro era al comando del veneziano Agostino Barbarigo, il centro era posto ai suoi ordini diretti e il settore destro era comandato dal genovese Gian Andrea Doria. Lungo tutto lo schieramento, la prima linea era formata dalle galeazze, che diedero avvio alla battaglia aprendo il fuoco sulle navi turche. Poiché le galeazze, considerate dei castelli galleggianti, non potevano essere abbordate, Muezzinzade Alì decise di aggirarle per piombare addosso alle galee cristiane. Quando i turchi si avvicinarono, ebbe inizio un violento cannoneggiamento da entrambe le parti, nel quale le navi cristiane riuscirono a infliggere al nemico danni maggiori. Dopo le cannonate, le galee si avvicinarono l’un l’altra ed ebbero luogo gli abbordaggi: le navi “agganciavano” il nemico e i soldati a bordo combattevano come sulla terra ferma. La battaglia infuriò per circa quattro ore, al termine delle quali la flotta europea ebbe il sopravvento.

Le perdite furono numerose: tra i cristiani si contarono 7.500 morti e altrettanti feriti, oltre alla perdita di 17 navi; i turchi persero 30.000 uomini tra morti e catturati e quasi tutte le navi, che furono affondate o catturate.

Allegoria della battaglia di Lepanto
Allegoria della battaglia di Lepanto

Le conseguenze della battaglia di Lepanto

La battaglia di Lepanto fu celebrata in tutta Europa come una grande vittoria del cristianesimo sull’Islam. In realtà, la battaglia ebbe conseguenze importanti non tanto sul piano strategico, quanto su quello psicologico, perché dimostrò che l’impero ottomano non era imbattibile. Le potenze cristiane, del resto, non furono in grado di sfruttare la vittoria, anche a causa delle rivalità che sussistevano tra di loro, e gli ottomani poterono conservare il possesso di Cipro e di tutti gli altri territori nel Mediterraneo e in Europa.

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