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23 Marzo 2024
7:00

Quando i Padovani sconfissero gli Spartani di Cleomonio: la storia incredibile del 302 a.C.

Fra i tanti scontri della storia antica ce n’è uno che vede due contendenti improbabili: gli Spartani da una parte e i Padovani dall’altra. Nel 302 a.C. il principe spartano Cleonimo tentò un'invasione sulle coste venete, ma venne prontamente respinto dalla popolazione di Padova, che riportò una brillante vittoria militare.

A cura di Andrea Basso
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Quando i Padovani sconfissero gli Spartani di Cleomonio: la storia incredibile del 302 a.C.
padovani guerra spartani

Nel 302 a.C., nei pressi di Padova, si svolse una battaglia che vide affrontarsi da una parte un battaglione di Spartani guidata dal principe Cleonimo di Sparta e, dall’altra, la popolazione di Padova, una delle città più importanti dell’antica civiltà veneta. Lo scontro si risolse in una insperata vittoria dei Veneti, con gli Spartani che dovettero ritirarsi rovinosamente. La storia di questa vicenda ci è stata tramandata da Diodoro Siculo e da Tito Livio, storico romano di origine padovana.

Chi era Cleomonio e perché gli Spartani vennero in Italia

Cominciamo la storia dal capire i motivi per cui degli Spartani si trovassero nella penisola italiana. Tutto parte da un personaggio: il principe spartano Cleonimo, figlio del re Cleomene II. Alla fine del IV secolo a.C. la grande potenza militare di Sparta era ormai un lontano ricordo: prima la città venne sconfitta da Tebe, poi entrò nell’orbita del regno di Macedonia. Cleonimo non venne scelto dal padre per la successione, che toccò a suo fratello, e decise quindi di cercare fortuna e ricchezze nel Mar Adriatico.

L’occasione si presentò quando la città di Taranto, colonia spartana, chiese aiuto alla madrepatria per difendersi dall’attacco dei Lucani, gli antichi abitanti dell'attuale Basilicata, e dei loro alleati Romani. Cleonimo radunò un esercito e si lanciò in questa avventura nei territori dell’odierna Puglia. I sogni di ricchezza del principe spartano si infransero presto, perché venne messo in fuga dai Romani a sud di Bari.

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Duello fra guerrieri lucani, raffigurato in un affresco funerario del IV secolo a. C. Credit: Ilya Shurygin

Preso di nuovo il mare, la flotta greca doppiò il Salento e si ritrovò in balia dei venti in mezzo all’Adriatico. Le navi seguirono una rotta al centro del mare, per non rischiare di trovarsi sulla costa dell’Italia a ovest, che era priva di porti, ma soprattutto per evitare di incontrare i famigerati pirati illiri, che infestavano la costa orientale, lungo la penisola balcanica. Dopo alcuni giorni di navigazione verso nord, Cleonimo giunse sulle coste del Veneto.

Questi territori erano poco noti agli Spartani, che una volta approdati mandarono degli esploratori, che riportarono al principe una delle più antiche descrizioni della laguna veneta che possediamo:

[…] c'era una sottile striscia di terra oltre la quale si aprivano lagune alimentate dall'acqua del mare; […] si vedevano lì vicino campagne pianeggianti e, poco oltre, colline; […] avevano individuato la foce di un fiume molto profondo dov'era possibile ormeggiare le navi in maniera sicura – il fiume era il Medoaco – […]

Medoaco è il nome con cui nell’antichità era conosciuto il Brenta, che attraversava e attraversa ancora il territorio della città di Padova, all’epoca uno dei principali centri della civiltà veneta.

laguna veneta

Lo scontro fra Spartani e Padovani

Cleonimo scelse di ormeggiare la sua flotta alla foce del Brenta, e di risalire il fiume usando imbarcazioni più piccole e leggere che avrebbero permesso agli Spartani di penetrare in profondità nel territorio padovano, per razziarlo. Una volta penetrate nell’entroterra, a circa quattordici miglia da Padova, le forze spartane misero a ferro e fuoco le campagne, incendiando i villaggi e catturando schiavi e bestiame.

La notizia dell’arrivo degli invasori raggiunse Padova rapidamente, e tutti gli uomini abili a combattere imbracciarono le armi per marciare contro il nemico. I Padovani divisero il loro esercito in due distaccamenti: uno avrebbe marciato direttamente contro gli Spartani, mentre l’altro avrebbe fatto un giro più lungo per attaccare e catturare le imbarcazioni leggere degli invasori.

Quest’ultimo distaccamento attaccò a sorpresa gli uomini a difesa delle imbarcazioni leggere, impadronendosene velocemente. L’altro gruppo attaccò frontalmente gli Spartani e li mise in fuga. Nel caos della battaglia, gli uomini di Cleonimo cercarono la salvezza verso le imbarcazioni ormeggiate lungo il Brenta, ma quando scoprirono che erano state catturate dai Padovani, vennero circondati e massacrati.

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Scontro fra opliti raffigurato sull’olpe Chigi (VI sec. a. C.).

I prigionieri fecero sapere ai Veneti che il grosso della flotta spartana ormeggiato si trovava circa tre miglia a valle, alla foce del fiume, e questi decisero di agire per eliminare definitivamente gli invasori.

A bordo delle imbarcazioni leggere catturate agli Spartani e di alcune zattere, i Padovani scesero il Brenta e piombarono sulle navi greche, che vennero circondate e incendiate. Alcune navi spartane, nel cercare di fuggire, si incagliarono sugli infidi fondali della laguna. Lo stesso principe Cleonimo si salvò per un pelo, e riuscì a tornare in Grecia senza bottino e con solo un quinto degli uomini e delle navi con cui era partito.

Per ringraziare le divinità per la vittoria, i rostri delle navi e le armi catturate agli Spartani vennero consacrati alla dea Reitia, che i Romani assimilarono a Minerva. Tito Livio ci riporta inoltre che ancora al suo tempo, ovvero quasi tre secoli dopo la battaglia, i Padovani ricordavano la vittoria con feste e gare di imbarcazioni lungo il Brenta.

Chi erano gli antichi Veneti

Prima della colonizzazione romana, l’attuale Veneto era abitato dalla popolazione dei Veneti, conosciuti anche come Paleoveneti, una civiltà italica che parlava una lingua imparentata col latino e che sviluppò una raffinata cultura. I Veneti fondarono numerose città che esistono ancora oggi, come Padova, Altino ed Este.

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La situla Benvenuti, uno degli esempi più noti di arte paleoveneta.

Uno degli elementi più noti dell’arte degli antichi Veneti erano le situle, dei grandi vasi in bronzo decorati con motivi geometrici, figure umane o di animali. La loro lingua è inoltre attestato da una serie di iscrizioni in un alfabeto derivato da quello etrusco.

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Esempio di alfabeto venetico, derivato da quello etrusco. Credit: Barbax.
Fonti
Ab urbe condita X, 2 Tito Livio Ickler S., Vogels O., Forschungsstelle Reitia
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