È proprio vero che lo spirito olimpico contagia tutto e tutti. Ne sono testimoni gli astronauti delle missioni Apollo 14 e 16 che durante le loro missioni sulla Luna si cimentarono in quelle che vennero poi ribattezzate le prime "Olimpiadi lunari". Non parliamo di chissà quali volteggi, ma solo di una serie di salti in alto, lanci del giavellotto e tiri di golf atti a mostrare (con scarso successo per via delle ingombranti attrezzature) come la più bassa gravità della Luna permetterebbe agli ipotetici atleti lunari di stracciare ogni record siglato da quelli terrestri.
Le prime “Olimpiadi lunari” del 1971
Dopo il "fallimento di grande successo" della missione Apollo 13, l'euforia per il riuscito allunaggio della successiva missione Apollo 14 nel 1971 portò gli astronauti Alan Shepard ed Ed Mitchell a cimentarsi in quelle che sarebbero passate alla storia come le prime "Olimpiadi lunari".
I due astronauti si cimentarono in una sfida a colpi di tiri da golf e lanci del giavellotto. Nel primo caso, come testimoniano i video delle missioni, gli astronauti adoperarono una vera e propria mazza da golf portata da Terra, mentre nel caso della seconda sfida, la parte del giavellotto fu interpretata da un pezzo di un raccoglitore di vento solare.
Per anni i due astronauti si sono punzecchiati a vicenda sull'esito delle gare, con Mitchell che reclamò la medaglia d'oro nel lancio del giavellotto lunare avendo superato l'avversario di soli 10 centimetri. In mancanza di un giudice lunare, il risultato rimarrà per sempre avvolto nel mistero.
Più famoso e documentato é invece il tiro di golf di Alan Shepard, il quale in un primo momento affermò di aver lanciato la pallina lontano chilometri e chilometri, salvo poi essere smentito 50 anni dopo dalle immagini restaurate in alta definizione della missione che mostrarono come in realtà la pallina avesse viaggiato solo poche decine di metri.
Le seconde “Olimpiadi lunari” del 1972
Nell'aprile 1972, con pochi minuti rimasti sulla Luna alla fine della missione Apollo 16, gli astronauti Charles Duke e John Young decisero di cimentarsi in una seconda edizione delle "Olimpiadi lunari" per celebrare lo spirito olimpico che precedeva le – poi tragicamente note – Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972.
I due astronauti si cimentarono nuovamente nel lancio del giavellotto, usando un pezzo di strumentazione ALSEP (Apollo Lunar Surface Experiments Package) e in una serie di salti in alto, convinti di poter facilmente battere gli atleti sulla Terra grazie alla più bassa gravità lunare (circa un sesto di quella terrestre).
Il risultato però non fu dei migliori a causa del pesante zaino contenente gli equipaggiamenti di sopravvivenza che i due astronauti indossavano. Non solo lo zaino non permise loro di battere gli atleti sulla Terra, ma addirittura Charles Duke, dopo un salto di 1,2 metri, cadde rovinosamente sulla schiena, correndo il rischio di danneggiare irrimediabilmente lo zaino di sopravvivenza e così morire durante lo sforzo "olimpico".
Fortunatamente lo zaino resistette all'impatto, e così per la sua prova di coraggio e di spirito olimpico, Charles Duke fu insignito nel 2018 dal CIO (Comitato Olimpico) del premio "Sky is the limit", che secondo le parole dell'allora presidente del CIO Thomas Bach "ha davvero dimostrato come lo spirito olimpico non conosca confini".