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21 Agosto 2025
15:13

Chi era Palmiro Togliatti: breve biografia del segretario del Partito comunista italiano

Un protagonista della vita politica italiana del Novecento, segretario del PCI e vicepresidente del Consiglio, capace di imporre idee innovative al Partito comunista, ma criticato per il rapporto con l’Urss di Stalin. Il ruolo di Togliatti nel movimento comunista fu talmente importante che ancora oggi una città russa porta il suo nome.

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Chi era Palmiro Togliatti: breve biografia del segretario del Partito comunista italiano
Togliatti copertina

Palmiro Togliatti, nato a Genova nel 1893 e morto a Yalta, in Crimea, nel 1964, è stato un dirigente politico, giornalista ed economista. Fu leader del Partito comunista italiano dal 1926 alla morte. Esule in Unione Sovietica durante il fascismo, al rientro in Italia promosse la svolta di Salerno ed ebbe un ruolo di primo piano nella redazione della Costituzione e nell’instaurazione della democrazia repubblicana. Collaborò strettamente con Stalin, ma nel 1956 si mostrò favorevole alla politica di destalinizzazione avviata in Unione Sovietica. Sosteneva la tesi della via italiana al socialismo, che prevedeva di instaurare la società senza classi con mezzi democratici.

Togliatti giovane: dalla nascita alla fondazione del Partito comunista

Palmiro Togliatti nacque a Genova il 26 marzo 1893 da una famiglia di origine piemontese. Il padre era un contabile e la madre una maestra elementare. Fu chiamato Palmiro perché nacque il giorno della Domenica delle palme. Durante l’infanzia si trasferì in diverse città a causa del lavoro del padre: Novara, Torino, Sondrio, Sassari. Nel 1911, dopo aver finito le scuole superiori, partecipò a un concorso per una borsa di studio e risultò vincitore. Tra gli altri premiati, figurava un giovane studente sardo: Antonio Gramsci. Grazie alla borsa di studio, Togliatti poté iscriversi alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino. Nello stesso periodo maturò le sue convinzioni politiche e nel 1914 prese la tessera del Partito socialista, ma allo scoppio della Prima guerra mondiale si schierò a favore dell’intervento. Nel 1916 fu richiamato alle armi.

Al termine del conflitto, riprese l’attività politica nel Partito socialista e fece parte del gruppo di giovani intellettuali che pubblicava il giornale "L’Ordine Nuovo", fondato a Torino insieme a Gramsci, Umberto Terracini e Angelo Tasca. Nel gennaio del 1921 il gruppo fu tra i promotori della scissione di Livorno, dalla quale scaturì la fondazione del Partito comunista d’Italia.

Togliatti al tempo dell'Ordine Nuovo
Togliatti al tempo dell’Ordine Nuovo (Wikimedia Commons)

L’esilio durante il fascismo: l’Urss e la Spagna

All’avvento del fascismo, Togliatti incappò nella repressione delle camicie nere e nei giorni della marcia su Roma riuscì fortunosamente a scampare a un’aggressione. Nel 1924 anche la sua vita privata ebbe una svolta: convolò a nozze con Rita Montagnana, compagna di partito, dalla quale avrà l’unico figlio, Aldo. Nel partito, si schierò a sostegno della linea di Gramsci, in dissidio con la corrente più estremista guidata da Amadeo Bordiga. Nel 1926, quando la repressione fascista si fece più serrata, fu arrestato per alcuni mesi. Nello stesso anno entrò in contrasto con Gramsci a proposito del giudizio sul Partito comunista sovietico. L’arresto del dirigente sardo, avvenuto l’8 novembre 1926, impedì che la diatriba si chiarisse e fece sì che Togliatti, ormai esule a Mosca, assumesse di fatto la guida del partito. Nel 1936 divenne il principale rappresentante dell’Internazionale comunista nella guerra civile spagnola, che contrappose i repubblicani e i franchisti. Rientrò a Mosca nel 1939.

Togliatti (terzo da sinistra, seduto) a Mosca nel 1935 insieme ai dirigenti dell'Internazionale COmunista
Togliatti (terzo da sinistra, seduto) a Mosca nel 1935 insieme ai dirigenti dell’Internazionale Comunista (Wikimedia Commons)

Sul ruolo di Togliatti in Russia si sono sviluppate accese polemiche. Il segretario, infatti, denunciò alle autorità sovietiche alcuni comunisti italiani non allineati allo stalinismo, provocando la loro deportazione nei gulag, ma una parte delle accuse rivoltegli si è rivelata falsa. Più in generale, il dirigente italiano dovette accettare le decisioni di Stalin, sebbene molto probabilmente su alcune questioni fosse in disaccordo, come sull’idea di considerare il socialismo un movimento nemico al pari del fascismo, imposta dal 1928 al 1935, e sul patto di non aggressione con la Germania nazista del 1939.

Il rientro di Togliatti in Italia: dalla svolta di Salerno all’attentato

Nel marzo del 1944, dopo la caduta del fascismo, Togliatti poté tornare in Italia. Appena giunto, promosse la svolta di Salerno, cioè stabilì che i comunisti collaborassero con gli altri partiti, in nome dell’unità delle forze antifasciste. Il Pci entrò quindi nella compagine di governo e dal 1944 al 1946 Togliatti ricoprì gli incarichi di ministro senza portafogli, vicepresidente del consiglio e ministro di grazia e giustizia. In quest’ultima veste, nel 1946, fu promotore dell’amnistia per chi si era macchiato di crimini politici e comuni, “salvando” in tal modo numerosi ex fascisti. Nello stesso periodo contribuì in misura significativa alla redazione della Carta costituzionale.

Con De Gasperi (a sinistra) e altri esponenti del governo
Con De Gasperi (a sinistra) e altri esponenti del governo (Wikimedia Commons)

Nel 1946, quando il presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, su richiesta degli Stati Uniti decise di mettere fine all’esperienza dell’unità nazionale e a instaurare un governo senza comunisti e socialisti, Togliatti divenne leader dell’opposizione. Alle elezioni del 18 aprile 1948 guidò il Fronte popolare, composto dal Pci e dal Partito socialista, che fu sconfitto dalla Democrazia cristiana. Nello stesso periodo si legò sentimentalmente alla giovane compagna Nilde Jotti e si separò dalla moglie.

In Italia, il clima politico era sempre più teso, a causa dei riflessi della guerra fredda. Il 14 luglio 1948 Togliatti subì un attentato: uno studente, Antonio Pallante, gli sparò tre colpi di pistola mentre usciva dalla Camera dei deputati. Ferito gravemente, Togliatti fu operato d’urgenza e riuscì a sopravvivere. L’attentato scatenò un’ondata di proteste, che portò il Paese, sull’orlo di una rivoluzione, ma dall’ospedale lo stesso Togliatti invitò i dimostranti alla calma. Il segretario, infatti, era consapevole che i rapporti di forza erano sfavorevoli ai comunisti, perché l’Italia, per la sua posizione geografica, era legata agli Stati Uniti, e riteneva che il sistema socialista potesse essere instaurato per via democratica, secondo il concetto della democrazia progressiva, e non con l’uso della forza.

In ospedale dopo l'attentato
In ospedale dopo l’attentato (Wikimedia Commons)

Gli ultimi anni di Togliatti: la destalinizzazione, il ruolo internazionale e la morte

Togliatti, come era inevitabile, coltivava stretti rapporti con l’Urss e con Stalin. Nel 1953, quando il dittatore sovietico morì, scrisse che era stato un «gigante del pensiero». Nel 1956, però, si mostrò favorevole alla destalinizzazione, avviata da segretario del Partito comunista sovietico Nikita Kruscev e, precisò meglio il concetto di democrazia progressiva, presentandola come via italiana al socialismo in un'ottica di realizzazione del progetto comunista in accordo con i dettami democratici e con la Costituzione italiana. Nello stesso anno, si dichiarò favorevole alla repressione della ribellione ungherese, attuata dall’Unione Sovietica.

Un comizio di Togliatti
Un comizio di Togliatti (Wikimedia Commons)

Negli anni successivi, Togliatti continuò a guidare il partito e a svolgere un ruolo di primo piano nel movimento comunista internazionale, cercando anche di mediare, senza successo, nel contrasto che si era sviluppato tra l’Unione Sovietica e la Cina. Nel 1964 si recò a Yalta, in Russia, per un breve soggiorno ma il 21 agosto fu colpito da emorragia cerebrale e morì. Ai funerali, svoltisi a Roma il 24 agosto, partecipò un milione di persone. In Unione Sovietica, fu deciso di rendergli omaggio intitolandogli una città: Stavropol assunse la denominazione di Togliatti, che tutt’ora conserva (non Togliattigrad, come è talvolta chiamata in Italia).

Fonti
Francesca Chiarotto, Il Partito nuovo di Togliatti
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