L'Italia, insieme a Grecia, Cipro, Turchia e Spagna, è stata colpita da un'altra ondata di polvere del Sahara dopo la “pioggia gialla” dello scorso fine settimana nel Nord Italia. Stando ai dati del centro europeo Copernicus Atmosphere Monitoring Service, la polvere proveniente dal deserto caldo più vasto al mondo sta raggiungendo, trasportata dal vento, la regione del Mediterraneo orientale. Stando alle previsioni, l'intrusione di polvere sahariana per tutta la giornata di oggi con un aumento dei livelli di PM10 (polveri sottili di dimensioni inferiori ai 10 millesimi di millimetro) fino a 150-200 microgrammi per metro cubo in Grecia e Turchia. È un valore quattro volte sopra il limite giornaliero stabilito dalle linee guida dell'Unione Europea per questo tipo di polvere sottile.
Non è per niente strano che la polvere del Sahara raggiunga l'Europa, e anzi è un fenomeno piuttosto comune soprattutto nel sud del continente, che talvolta tinge il cielo di giallo o colora la pioggia di rosso. Chiariamo innanzitutto che in questi casi è improprio parlare di “sabbia”, come spesso si legge in giro, ma è più corretto parlare di “polvere”. La sabbia è composta da particelle con dimensioni che vanno tra 0,1 millimetri e 2 millimetri circa, mentre il materiale che scende con la pioggia è molto più sottile: si parla di particelle attorno ai 20 millesimi di millimetro o meno, quindi tecnicamente polveri. Materiale di dimensioni più grandi è troppo pesante per rimanere sospeso a lungo, mentre le polveri possono viaggiare anche per migliaia di chilometri, riuscendo così a portare a termine il viaggio sopra il Mediterraneo trasportato dal vento.
Ma perché questa polvere arriva in Italia e in generale in Europa? Semplificando molto, perché questo fenomeno avvenga servono generalmente due condizioni: bassa pressione nell'Oceano Atlantico settentrionale e alta pressione nel Mediterraneo centro-orientale o nell'Europa sudorientale. Le correnti procedono quindi in senso antiorario dall'alta alla bassa pressione, passando così sopra il deserto nordafricano raccogliendone sabbia e polveri. In caso di perturbazioni in arrivo dall'Atlantico, quindi in direzione opposta, questa circolazione rallenta e dunque ha più tempo per raccogliere materiale che poi tornerà a terra in territorio europeo grazie alle precipitazioni.
Il cambiamento climatico sta rendendo questo fenomeno sempre più frequente, facendolo accadere anche in periodi dell'anno (come l'inverno) in cui era molto più raro. Il riscaldamento globale fa estendere infatti sempre più a nord la fascia tropicale, portando le propaggini settentrionali dell'anticiclone subtropicale africano (cioè l'alta pressione tipica del Nordafrica) sempre più spesso nel Mediterraneo. Inoltre, favorisce il riscaldamento delle acque mediterranee aumentando la probabilità di precipitazioni in grado di scaricare la polvere sahariana al suolo.