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Sono passati 1237 giorni dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina, eppure una prospettiva di pace sembra sempre più lontana. Il conflitto ha infatti subito una nuova escalation: nella notte tra il 13 e il 14 luglio, 136 droni russi hanno colpito almeno 10 località ucraine, dopo che la scorsa settimana era già stato sferrato il più grande attacco aereo contro l'Ucraina dall’inizio dell’invasione.
Nel frattempo, Donald Trump ha annunciato l'invio a Kiev di nuovi missili Patriot (che saranno però finanziati dai Paesi europei), per poi tornare a criticare l'atteggiamento di Vladimir Putin e la sua indisponibilità a una tregua.
Ma perché la Russia non sembra interessata a raggiungere una pace nel breve termine? Secondo Aldo Ferrari, professore dell'Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile dell'Osservatorio ISPI su Russia, Caucaso e Asia Centrale, quello che interessa ora a Putin è la vittoria, più che la pace. Mosca, tra l'altro, sta avanzando abbastanza velocemente sul fronte e non si fermerà finché non avrà ottenuto due condizioni fondamentali: la neutralità completa di Kiev e la rinuncia dell'Ucraina all'ingresso nella NATO.
Secondo l'esperto ISPI, per chiudere questo conflitto l'Occidente dovrà quindi convincere l'Ucraina ad accettare le perdite territoriali, offrendole in cambio un posto all'interno dell'Unione Europea e finanziandone la ricostruzione.
Professore, perché Putin non sembra intenzionato a mediare per una pace con l’Ucraina?
In realtà, nella visione occidentale del conflitto Ucraina-Russia c’è un equivoco: noi pensiamo che Putin voglia la pace. Questo non è del tutto falso, ma non è neanche completamente vero. L’obiettivo primario della Russia è la vittoria. Putin, quindi, inizierà a interessarsi alla pace solo quando avrà vinto la guerra.
In questo momento, poi, Mosca sta avanzando abbastanza velocemente sul fronte di guerra, per cui Putin non ha nessuna ragione logica per interrompere il conflitto o accettare una tregua. La Russia continuerà ad avanzare sul terreno e a bombardare gli obiettivi strategici ucraini finché la pace non verrà ottenuta alle sue condizioni.
Quali sono queste condizioni che la Russia vorrebbe imporre?
Innanzitutto dobbiamo specificare che il motivo principale per cui la Russia ha attaccato l’Ucraina nel 2022 riguardava la possibilità che Kiev entrasse a far parte della NATO. Mosca, quindi, aveva attaccato preventivamente per bloccare un’ulteriore espansione a Est della NATO.
Per questo, le condizioni principali imposte dalla Russia sono essenzialmente due: la smilitarizzazione dell’Ucraina e il mancato ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica. Nel frattempo, durante questa guerra la Russia ha anche conquistato quattro regioni ucraine (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, ndr) che ha già annesso, illegalmente, al proprio territorio. Poi ovviamente ci sono anche altre richieste, tra cui il cambio di regime di Kiev e le dimissioni di Zelensky, ma queste sono già delle condizioni su cui Mosca potrebbe essere disposta a trattare.
I due presupposti iniziali, invece, sono dei punti fermi per Putin e devono essere ben chiari all’Occidente: chiaramente non piacciono all’Ucraina e non piacciono nemmeno a noi occidentali, ecco perché la guerra sta continuando senza una reale prospettiva di pace o di tregua.
Ma la Russia può davvero permettersi di continuare una guerra sul lungo periodo?
È una domanda complessa. Da quando è iniziato il conflitto, l’Occidente ha scommesso sul fatto che le sanzioni contro la Russia l’avrebbero ostacolata nella sua impresa bellica. A distanza di 3 anni e mezzo dall’inizio della guerra, però, l’economia russa non è perfetta ma ha dimostrato di saper reggere.
Insomma, Mosca è riuscita ad aggirare queste sanzioni: ora ci sono Paesi come Cina e India, ma anche gli Stati asiatici e quelli africani, che stanno comprando gas e petrolio dalla Russia, andando a colmare il vuoto lasciato dagli europei. Proprio per questo, è possibile che la Russia riesca a proseguire con il conflitto sia nel breve che nel medio periodo.
E prima che Mosca capitoli, purtroppo, è molto più probabile il collasso dell’Ucraina. Questo perché, al momento, quello che manca a Kiev sono soprattutto soldati: la Russia riesce ad arruolare ogni mese circa 30.000 soldati volontari. Al contrario, l’Ucraina non sta più riuscendo a rimpiazzare i caduti, non ci sono più soldati volontari e il Paese non riesce più a difendersi.
L’Occidente sta continuando a inviare armi e finanziamenti per la guerra, ma quello che sta iniziando a mancare all’Ucraina è proprio il personale militare per combattere fisicamente sul fronte.
Subito dopo la sua elezione, il presidente USA Donald Trump ha provato a mediare tra le parti. Ora le cose sono cambiate: è possibile che intervengano altri mediatori, come il presidente turco Erdogan?
Sicuramente Erdogan è riuscito a ottenere alcuni risultati: di recente la Turchia ha anche ospitato i primi due round delle nuove trattative, rese possibili grazie all’elezione di Trump.
A mio giudizio, comunque, non c’è così tanto bisogno di un mediatore tra le parti, anche perché i punti sono molto chiari: o si accetta che la Russia sta vincendo la guerra e quindi le si dà ciò che si chiede, chiaramente preservando l’indipendenza dell’Ucraina.
Oppure, bisogna avere il coraggio di fare quello che nessun Paese occidentale sembra volere: entrare fisicamente in guerra contro la Russia per supportare l’Ucraina. Siccome questo è altamente improbabile, a parer mio l’unica soluzione possibile è quella di indurre l’Ucraina ad accettare le perdite territoriali e a rinunciare all’ingresso nella NATO, aprendole invece le porte dell’Unione Europea e finanziandone la ricostruzione.
Quindi secondo Lei è improbabile che l’Ucraina entri a far parte della NATO?
La possibilità che l’Ucraina entri a far parte della NATO mi sembra da escludere, sia per l’opposizione della Russia (che è proprio alla base di questa guerra), ma anche perché gli stessi Stati Uniti hanno scartato questa opzione per il momento. Al contrario, il potenziale ingresso nell’Unione Europea costituisce una condizione che la Russia potrebbe accettare, purché venga mantenuta la neutralità dell’Ucraina.
L'Europa ha avviato un massiccio piano di riarmo con l'obiettivo di scoraggiare “eventuali aggressioni armate”: a questo punto Mosca è una minaccia per la nostra sicurezza?
Sicuramente Putin può percepire questo riarmo europeo come una minaccia, ma bisogna tener presente che ci vorranno anni prima che il riarmo diventi effettivo, almeno un decennio.
In ogni caso, io credo che la Russia, comunque, non costituisca alcuna minaccia per l’Europa: non esiste nessun piano di attacco nei confronti dei Paesi europei e Putin non ne ha intenzione. Questa guerra è iniziata per un motivo ben chiaro e preciso: per impedire che l’Ucraina entrasse nella NATO, che la Russia reputa come una minaccia alla sua sicurezza. A mio parere, chiunque parli di una minaccia russa per l’Europa si sta sbagliando.