Repubblica delle banane, stato fantoccio, Absurdistan, Stato collassato o Stato al collasso: sono tantissime le espressioni che vengono usate per dire che uno Stato non funziona. Spesso sono modi di dire usati per criticare un governo, i disservizi o dei politici deboli o corrotti. Anche se queste espressioni sono spesso esagerazioni, gli Stati falliti esistono davvero e anzi sono sempre più osservati a livello geopolitico.
Che cos'è uno Stato fallito
Uno Stato diventa fallito quando viene meno la capacità del Governo smette di funzionare. Ma cosa distingue un governo che funziona da uno che non funziona è oggetto di dibattito. Secondo il filosofo tedesco Max Weber, uno Stato è tale quando il governo ha il monopolio della violenza, cioè è l’unico soggetto capace di usare la forza sul suo territorio. Se un governo non è più il solo capace di fare questo allora lo Stato è fallito.
In epoche più recenti però questo concetto è stato allargato ad altri campi. Altri studiosi come Ulrich Schneckener, per esempio, dicono che oltre al monopolio della violenza uno Stato deve essere legittimo (cioè riconosciuto dai propri cittadini) e capace di fare delle leggi e applicarle in maniera equa. In altri casi si dice che oltre alla violenza, uno Stato fallito non è capace di garantire alcuni servizi essenziali ai propri cittadini come l’istruzione o la sanità.
Un esempio di Stato fallito che viene spesso usato è quello della Somalia, che dopo la caduta del regime di Siad Barre nel 1991 è entrata in una guerra civile che dura fino ai giorni nostri. Un altro esempio spesso citato è quello dello Yemen, dove dal 2014 il crollo del regime di Saleh ha aperto una stagione di instabilità con una guerra tra diverse fazioni.
Le critiche e i timori sugli Stati falliti
Il concetto di “Stato fallito” non è privo di problemi. Le critiche sono sostanzialmente due. La prima è che il concetto è troppo generico e mette assieme situazioni molto diverse tra loro. La seconda è che sembra essere un concetto “politico”, cioè usato da altri Stati (spesso quelli occidentali) per isolare un Paese o giustificare interventi militari al suo interno.
Nonostante i problemi nella definizione e le polemiche gli Stati falliti sono spesso al centro dell’attenzione della comunità internazionale. Il timore in merito a questo fenomeno è che l’assenza dei governi in alcuni spazi geografici possa avvantaggiare attori come le grandi organizzazioni criminali e i gruppi terroristici come Al-Qaeda e lo Stato Islamico. Infatti, questi territori incontrollati possono spingere questo tipo di attori a sostituirsi allo stato e a usare i vasti territori non governati per progettare attacchi contro le altre Nazioni.
Oltre alla presenza delle grandi organizzazioni criminali, il problema principale legato agli Stati falliti è quello dell’instabilità, cioè dell’anarchia che si viene a creare dopo il loro fallimento. Infatti, nei territori dove si trovano gli stati falliti ci sono violazioni di massa dei diritti umani e prosperano i traffici illeciti. Tutti fattori che pongono problemi morali e strategici per i membri della comunità internazionnale che negli ultimi decenni si sono adoperati per impedire il fallimento degli stati o quantomeno per ridurre gli effetti del loro fallimento con operazioni militari o aiuti economici.