Se vi interessano le storie curiose, divertenti e a tema animale non potrete che apprezzare quello che stiamo per raccontarvi. È un racconto che ha a che fare con un potenziale attacco sottomarino e un banco di aringhe. Cos’hanno in comune questi due elementi? Producono rumori sospetti…
Immaginate di essere un alto dirigente a livello nazionale e sospettare di essere tracciati o peggio, attaccati da armi sottomarine nemiche. Nessun avvistamento all’orizzonte ma non se ne vuole andare quel continuo, imperterrito, strano ticchettìo che proviene dal mare. Cosa fareste? Potrebbe essere un’idea ingaggiare degli esperti di bioacustica e comportamento animale: e se, sotto sotto, fosse colpa dei pesci?
La bioacustica e l’ipotesi di guerra
La nostra storia ha luogo nella baia di Stoccolma nel periodo compreso tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni 2000. Il Primo Ministro Carl Bildt, dopo aver avuto prova della presenza di strani rumori subacquei provenire dall’area, decide di consultare degli esperti per confermare o confutare l’ipotesi di un possibile attacco russo. Quale ignoto oggetto tecnologico avrebbe potuto produrre dei rumori simili a dei “tick”? Delle sonde? Un sottomarino? La frequenza specifica di quel suono era un segnale per comunicare con la base?
L’ipotesi della comunicazione fu poi confermata, ma solo perché vennero in aiuto alcuni scienziati di estrazione biologica per analizzare un singolare caso di bioacustica. Quello strano ticchettìo che tanto preoccupava era in realtà prodotto… da alcuni pesci.
Quando venne chiesto a Håkan Westerberg e Magnus Wahlberg di analizzare i suoni della baia venne messo in atto un importante e consistente lavoro di ricerca per capire cosa mai avrebbe potuto produrre quei “tick” sconosciuti. La risposta venne nel 2003 quando i due esperti capirono che il suono fosse riconducibile ai banchi di aringhe stanziati nella baia. Lo stesso fenomeno fu studiato e documentato simultaneamente da un ulteriore team di ricerca scoto-canadese che se ne stava occupando in tutt’altra parte del mondo.
Ci volle un po’ di tempo ma alla fine la Svezia ottenne una risposta, e fortunatamente meno preoccupante del previsto. Fine della storia.
Eh no, il bello deve ancora venire. Esattamente, come comunicano le aringhe e come fanno a produrre quei suoni ritmici?
Le aringhe “comunicano con le scorregge”
Le aringhe hanno un particolare metodo di comunicazione che coinvolge il sistema digerente, collegando la bocca con l’ano e permettendo loro di produrre “scorreggine” e fischiettii che usano come segnali acustici. Lo fanno andando a recuperare aria boccheggiando in superficie e incanalandola nel sistema digerente o sfruttando quella già presente nella vescica natatoria (quell’organo pieno di gas tipico dei pesci che permette loro di mantenere l’assetto durante il nuoto). Non gas prodotti dalla digestione, quindi, ma appositamente ingoiati o incanalati per farli uscire dall’ano.
La scoperta a quel punto aveva bisogno di un nome: come chiamare questi suoni così specifici? FRTs, ovvero Fast Repetitive Ticks (= rapidi tick ripetitivi). La somiglianza con la parola farts (= scorregge) appare innegabile!
La frequenza dei tick è piuttosto specifica e varia tra specie e specie. Ad esempio le aringhe atlantiche (Clupea harengus) producono una frequenza discendente di circa 50 impulsi della durata di circa 133 millisecondi mentre le aringhe pacifiche (Clupea pallasii) producono fino a 65 tick con una frequenza compresa tra 1.700 a 22.000 Hz e della durata di oltre 7 secondi.
Ma non è finita qui: la frequenza dei FRTs varia anche in base a cosa si vogliono dire le aringhe. Insomma, parlano una sorta di “dialetto aringhese” che gran parte degli altri pesci non può udire. Alcuni dei loro predatori, però, sembrano sentirci benissimo e anzi, approfittano di questi tick che interpretano come un invito a cena. Mica scemi i delfini.
Cosa significano questi suoni e quando sono usati?
Ci sono volute delle vasche controllate, molti video e molti esperimenti per poter registrare i dati, ma alla fine forse abbiamo un’ipotesi plausibile. Dalle analisi sembra evidente che i FRTs siano dei segnali utili nella comunicazione tra conspecifici. Gli autori dello studio suppongono possa trattarsi di segnali acustici informativi o di pericolo, particolarmente utili in caso di oscurità. Infatti, i risultati mostrano che le aringhe tendano ad usare questo metodo prettamente la notte, preferendo altri segnali durante il giorno quando la visibilità è maggiore.
Si ipotizza inoltre che queste flatulenze possano aiutare a tenere assieme il banco durante il movimento dando indicazioni ai pesci in fondo alla fila sulla direzione da prendere.
Uno studio serio diventato Ignobel
Non tutte le ricerche, purtroppo, vengono apprezzate o rese note a livello internazionale per il loro grande impatto sul grande pubblico, ma molte di esse lo diventano per la loro singolarità. Proprio per questo motivo è stato istituito un premo “Nobel” per questo tipo di pubblicazioni che vanta ogni anno decine di vincitori divisi per discipline: il premio Ig Nobel (conosciuto in Italia come “Ignobel”).
Ed è stato proprio il 2004 l’anno in cui sono stati insigniti del Premio Ignobel per la biologia Robert Batty (Associazione scozzese per le Scienze Marine), Lawrence Dill (Simon Fraser University, Canada), Magnus Wahlberg (Università di Aarhus, Danimarca), Håkan Westerberg (Comitato Nazionale Svedese per la Pesca) e Ben Wilson (Università della Columbia Britannica) per aver messo in luce come le aringhe comunicano utilizzando le flatulenze.
Buttatela pure sul ridere, ma grazie al loro contributo non abbiamo solamente un aneddoto divertente da raccontare agli amici, ma dati interessanti: si è aggiunto un tassello in più nella conoscenza dell’anatomia dei pesci, sul modo in cui comunicano e possiamo applicare questi dati nello studio di altri animali.