
Le recenti modifiche al Codice della Strada e al Codice Penale, entrate in vigore dal 14 dicembre 2024, hanno introdotto importanti novità per chi si mette alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti. In particolare, se un conducente risulta positivo a un test salivare, può andare incontro ad un'ammenda compresa tra 1.500 e 6.000 euro, arresto da sei mesi a un anno e sospensione della patente da uno a due anni. Il punto cruciale è che, a differenza della precedente normativa, non serve più un parere medico che confermi lo stato di alterazione psico-fisica. Bastano le tracce di droga nella saliva, indipendentemente dal fatto che la persona sia effettivamente alterata. Questo, ovviamente, ha sollevato un polverone mediatico, generando numerose domande: come funzionano i test salivari? Quanto rimane il THC – principio attivo della cannabis – nella saliva? E che succede con i cosiddetti “falsi positivi”? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, sfatando anche alcune bufale.
Come funzionano i test salivari
La procedura standard, al momento di un controllo stradale, prevede due fasi: il pretest (rapido) e il test di accertamento (di laboratorio). Il primo consiste nel prelievo di un campione di fluido orale per verificare la presenza di sostanze come Anfetamine, Benzodiazepine, Cannabis (THC), Cocaina, Metanfetamine e Oppiacei, ma non metadone e fentanyl. I due dispositivi più utilizzati in Italia sono il SoToxa e il DrugWipe, che però hanno livelli di cut-off diversi: 25 ng/ml per il SoToxa, 10 ng/ml per il DrugWipe.
Se il pretest è negativo, non succede nulla. Se invece risulta positivo, si procede con il test di accertamento in laboratorio, di norma tramite GC-MS (gascromatografia-spettrometria di massa). Qualora nel posto di blocco sia presente un laboratorio mobile (spesso fornito di strumenti a bordo di un’ambulanza), si effettua subito l’accertamento. Altrimenti, il campione viene inviato a un laboratorio certificato, oppure il conducente viene accompagnato direttamente per l’esame. Nel frattempo, la patente viene ritirata in via preventiva per un massimo di 10 giorni, in attesa dell’esito.
Se il test di accertamento conferma la positività, si applicano le sanzioni previste dalle nuove disposizioni di legge. Se invece l’esito è negativo, la patente viene restituita senza conseguenze.
Quanto tempo rimane il THC nella saliva?
Una delle domande più comuni riguarda la durata del THC nella saliva. Online circolano notizie secondo cui si potrebbe risultare positivi addirittura dopo 8 giorni, ma le evidenze scientifiche disponibili indicano tutt’altro. In media, i livelli di THC calano sotto i 10 ng/ml entro 24 ore (spesso entro 12 ore). Naturalmente, entrano in gioco numerosi fattori: quantità di cannabis assunta, frequenza dei consumi, metabolismo individuale, caratteristiche fisiche di ognuno.
La diceria degli “8 giorni” deriva dall’interpretazione frettolosa di uno studio del 2014: in un solo caso, tra i pochissimi analizzati (10 partecipanti), un paziente risultò positivo dopo 8 giorni, pur essendo stato negativo nei giorni precedenti. Con ogni probabilità, quello fu un falso positivo isolato, o comunque un’anomalia priva di valore statistico. Pertanto, non si può concludere che il THC permanga a livelli rilevabili così a lungo.

Il problema delle soglie di cut-off
La differenza di sensibilità fra SoToxa (25 ng/ml) e DrugWipe S (10 ng/ml) potrebbe generare situazioni discordanti. Se, poniamo, un conducente presenta un valore di 15 ng/ml di THC nella saliva, risulterebbe negativo se testato con SoToxa, ma positivo con DrugWipe S. Questo crea un problema di uniformità: non c’è ancora una direttiva ministeriale che stabilisca con chiarezza quale test debba essere adottato su tutto il territorio. Si attende infatti una circolare dedicata, al fine di non creare discriminazioni basate unicamente sul tipo di dispositivo utilizzato.
Alla luce di queste informazioni, chi assume cannabis deve essere consapevole che il THC non permane nella saliva per tempi biblici, ma tendenzialmente rientra sotto le soglie di rilevabilità entro un giorno. Ciò non toglie che, nell’arco delle prime 24 ore, soprattutto se il test utilizzato è particolarmente sensibile (cut-off a 10 ng/ml), le possibilità di risultare positivi aumentino.