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10 Gennaio 2024
19:30

Rinviate le missioni Artemis per il ritorno umano sulla Luna: i nuovi piani della NASA

La NASA ha annunciato che a causa di problemi tecnici e ritardi il programma lunare Artemis slitterà di circa un anno. Il ritorno umano in orbita lunare avverrà nel 2025, mentre l'allunaggio avverrà non prima del 2026.

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Rinviate le missioni Artemis per il ritorno umano sulla Luna: i nuovi piani della NASA
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Credits: NASA/ESA/ATG Medialab.

In una conferenza stampa tenutasi il 9 gennaio, l'amministratore della NASA Bill Nelson ha annunciato uno slittamento delle prossime missioni Artemis, il programma dell'agenzia spaziale americana che ha l'obiettivo di riportare gli esseri umani sulla Luna. In particolare, la missione Artemis 2 – che prevede il ritorno umano in orbita lunare con un equipaggio di 4 astronauti – è stata spostata dalla fine del 2024 a settembre 2025. Questo comporta a cascata lo spostamento della missione Artemis 3, che vedrà il primo allunaggio umano dall'epoca del programma Apollo: il lancio slitta così da settembre 2025 a settembre 2026. La notizia conferma i sospetti che si avevano già da qualche tempo, legati alle difficoltà della NASA con il programma Artemis.

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Gli astronauti selezionati per Artemis 2. Da sinistra: Jeremy Hansen, Victor Glover, Reid Wiseman e Christina Koch. Credits: NASA/James Blair.

La decisione di posticipare le prossime missioni lunari deriva dalle analisi che sono state compiute sulla capsula Orion, protagonista della missione Artemis 1 che tra novembre e dicembre 2022 è entrata in orbita lunare (senza equipaggio) per tornare sulla Terra. Quello è stato il primo test della navicella in condizioni reali, pertanto le analisi successive al rientro hanno messo in luce problematiche che non potevano essere individuate altrimenti.

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La capsula Orion in orbita attorno alla Luna durante Artemis 1. Credits: NASA.

La NASA ha trovato situazioni potenzialmente in grado di causare il malfunzionamento  di alcune componenti elettroniche del sistema di supporto vitale (che mantiene la capsula abitabile per l'equipaggio), in particolare per quanto riguarda la ventilazione e la climatizzazione. Inoltre, la NASA ha rilevato un'usura eccessiva non prevista dello scudo termico, il sistema che protegge la navicella dalle altissime temperature che si sviluppano durante il rientro in atmosfera. Entrambe le motivazioni sono dunque legate a doppio filo alla sicurezza degli astronauti. Questo è un punto molto importante perché rappresenta una delle più grandi differenze nell'approccio della NASA rispetto al programma Apollo che portò 12 astronauti sulla Luna con 6 missioni tra il 1969 e il 1972: all'epoca, per via della corsa allo spazio, la priorità era arrivare prima possibile, mentre ora la sicurezza è la priorità numero uno per l'agenzia spaziale americana. Questo è uno dei motivi per cui la NASA sta procedendo molto più lentamente rispetto all'epoca Apollo nella corsa alla Luna.

Altri fattori che hanno portato la NASA a spostare la data del primo allunaggio sono legati a ritardi da parte di aziende coinvolte nel programma Artemis, in particolare SpaceX (a cui è affidata la realizzazione del modulo di discesa lunare, ancora mai testato nello spazio) e Axiom Space che realizzerà le tute per gli astronuti. Questi ritardi avrebbero comportato lo slittamento di Artemis 3 anche se non fossero state individuate criticità nella capsula Orion. Sembra comunque che la data di settembre 2026 per il prossimo allunaggio di esseri umani sia molto ottimistica, per cui c'è la possibilità concreta che venga ulteriormente portata in avanti sulla base delle tabelle di marcia di SpaceX e Axiom.

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Prototipo presentato da Axiom Space della tuta per gli astronauti di Artemis 3. Credits: Axiom Space.
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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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