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25 Settembre 2025
7:00

La storia di Sandro Pertini, il presidente “più amato dagli italiani”

35 anni fa moriva Sandro Pertini, antifascista, partigiano, dirigente del Partito socialista, uomo delle istituzioni. Pertini era noto perché non aveva mai scrupoli nel dire quello che pensava e perché assumeva sempre posizioni molto nette. La sua figura è rimasta nella memoria di tutti gli italiani.

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La storia di Sandro Pertini, il presidente “più amato dagli italiani”
Pertini copertina copia

Sandro Pertini, nato a Stella in provincia di Savona nel 1896 e morto a Roma nel 1990, è stato un partigiano e uomo politico, esponente per tutta la vita del Partito socialista. Da giovane prese parte alla Prima guerra mondiale e studiò giurisprudenza e scienze politiche. Nel primo dopoguerra iniziò la carriera politica e nel 1926, per sfuggire alla repressione organizzata dal regime fascista, andò esule in Francia. Rientrato clandestinamente in Italia nel 1929, fu arrestato e detenuto per 14 anni, prima in carcere e poi al confino. Liberato dopo il crollo del regime fascista, fu uno dei dirigenti politici più importanti della Resistenza. Negli anni della Prima repubblica fu senatore, deputato, presidente della Camera e, dal 1978 al 1985, presidente della Repubblica, mettendosi sempre in luce per la inflessibilità e la determinazione.

La gioventù e gli studi

Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, meglio noto come Sandro, nacque a Stella, in provincia di Savona, il 25 settembre 1896, da una famiglia agiata. Frequentò le scuole e nel 1915, allo scoppio della Prima guerra mondiale, fu richiamato alle armi. Fu coinvolto nella rotta di Caporetto e in molte altre operazioni belliche. Nonostante fosse neutralista, combatté con valore e fu persino proposto per una medaglia al valore. Tornato alla vita civile dopo la guerra, nel 1923 conseguì la laurea in giurisprudenza e, dopo un anno, quella in scienze politiche.

Pertin da giovane (pertini.it) copia
Sandro Pertini da giovane. Credit: pertini.it

L’inizio della carriera politica e la detenzione durante il fascismo

Nel dopoguerra Pertini diede avvio alla sua carriera politica. Sulle sue prime esperienze in quest'ambito circolano notizie contrastanti, ma è certo che fosse fieramente ostile al fascismo e che nel 1924 si iscrisse al Partito socialista unitario che raggruppava la corrente riformista dei socialisti. Subì diverse aggressioni e pestaggi dalle camicie nere, che devastarono anche il suo studio di avvocato. Nel 1925 fu arrestato per alcuni mesi per aver distribuito un opuscolo antifascista e l’anno successivo, mentre la repressione diventava sempre più intensa, espatriò in Francia. Si stabilì prima a Parigi e poi a Nizza, adattandosi a fare vari lavori per sbarcare il lunario: imbianchino, manovale, comparsa cinematografica.

Manovale a Nizza (wikimedia commons)
Sandro Pertini come manovale a Nizza in Francia. Credit: via Wikimedia Commons

In esilio, continuò la lotta contro il fascismo, impiantando una radio clandestina, e nel 1929 rientrò clandestinamente in Italia per organizzare il Partito sul territorio. Visitò varie città, ma dopo alcuni giorni, mentre si trovava a Pisa, fu riconosciuto e arrestato. Condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, restò in carcere per sette anni, durante i quali ebbe modo di conoscere Antonio Gramsci e molti altri esponenti antifascisti. Nel 1933 sua madre, senza consultarlo, presentò una domanda di grazia, ma Pertini la rifiutò con una lettera sdegnata, dichiarando che era offeso perché la madre aveva pensato che potesse rinnegare il suo credo politico per ottenere la libertà. Restò perciò in carcere fino al 1936 e fu poi assegnato al confino di polizia.

Dalla Resistenza alla Repubblica: Pertini partigiano e parlamentare

Liberato nel 1943, dopo la caduta del fascismo, Pertini partecipò alla costituzione del Partito socialista italiano di unità proletaria (Psiup), e, dopo l’8 settembre, divenne uno dei maggiori dirigenti politici della Resistenza. Il 18 ottobre 1943 fu arrestato dai tedeschi insieme a Giuseppe Saragat (altro futuro presidente della Repubblica) e condannato a morte, ma nel gennaio 1944, mentre era detenuto nel carcere dei Regina Coeli, riuscì a evadere grazie allo stratagemma organizzato da un gruppo di partigiani, che falsificarono un ordine di scarcerazione, e riprese il lavoro nella Resistenza. Dopo la liberazione di Roma si spostò a Milano e divenne membro del Comitato di Liberazione nazionale per l’Alta Italia, distinguendosi per la determinazione e l’intransigenza.

Discorso del primo maggio 1945 a Milano (Wikimedia Commons)
Discorso del primo maggio 1945 a Milano. Credit: via Wikimedia Commons

Nello stesso periodo conobbe Carla Voltolina, giornalista antifascista, che nel dopoguerra sarebbe diventata sua moglie e gli sarebbe stata accanto per tutta la vita. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, diventato ormai uno degli esponenti più in noti del Partito socialista, fu eletto deputato alla Costituente. Cercò senza successo di evitare la scissione dell’ala socialdemocratica del Partito socialista, avvenuta nel 1946. Assunse inoltre posizioni intransigenti verso gli ex fascisti, contestando l’amnistia promossa dal segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti.

Negli anni successivi fu presente ininterrottamente in Parlamento e continuò a distinguersi per la sua determinazione e per le posizioni politiche nette. Tra l’altro, mantenne un atteggiamento critico rispetto all’ingresso del Psi nella compagine di governo, avvenuto all’inizio degli anni '60. Nel 1968 fu eletto presidente della Camera. Due anni più tardi fece scalpore il suo rifiuto di incontrare il questore di Milano, Marcello Guida, che era stato direttore del confino di Ventotene quando lui era detenuto. Si schierò inoltre contro l’aumento dell’indennità parlamentare e, durante il sequestro di Aldo Moro, sostenne la linea della fermezza, non accettando, a differenza del suo partito, che lo Stato avviasse una trattativa con le Brigate Rosse.

Pertini e Saragat nel 1966 (Wikimedia Commons)
Pertini e Saragat nel 1966. Credit: via Wikimedia Commons

Pertini presidente della Repubblica italiana

Poco dopo la morte di Moro, iniziarono le votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Al sedicesimo scrutinio, su proposta del segretario del Psi, Bettino Craxi, fu eletto Sandro Pertini. Il nuovo presidente preferì non trasferirsi al Quirinale e scelse di continuare a vivere nella piccola casa presso la Fontana di Trevi. Negli anni della presidenza, conferì per la prima volta l’incarico di formare il governo a esponenti politici non appartenenti alla Democrazia Cristiana: il repubblicano Spadolini e il socialista Craxi, con il quale, per altro, si trovava spesso in disaccordo. Si distinse per alcune forti prese di posizione, inconsuete per un presidente della Repubblica, come la dura critica alla gestione dei soccorsi in occasione del terremoto dell’Irpinia. Si mise in luce anche per la presenza a eventi che catturavano l’attenzione del pubblico, come la tragica morte di Alfredino Rampi, il bambino caduto in un pozzo nel 1981, e i mondiali di calcio nel 1982. Sono ancora popolarissime le immagini che lo ritraggono allo stadio mentre esulta e sull’aereo del ritorno mentre gioca a carte con due calciatori e con l’allenatore della nazionale.

La celeberrima foto della partita a carte (Wikimedia Commons)
La celeberrima foto della partita a carte dopo i mondiali di calcio nel 1982. Credit: via Wikimedia Commons

Nel 1985 terminò il suo mandato da presidente e divenne senatore a vita di diritto, aderendo al gruppo parlamentare socialista. Morì nel 1990, a 93 anni, per le complicazioni di una caduta nella sua casa romana.

Fonti
Umberto Gentiloni Silveri, Sandro Pertini, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 82, 2015,
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