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17 Aprile 2023
13:30

Scoperta perdita di fluido caldo dal fondale oceanico: potrebbe essere il segnale di terremoti in arrivo?

Sul fondale dell'oceano Pacifico sono state osservate fuoriuscite di fluido caldo che agisce da "lubrificante" tra faglie. Secondo i ricercatori queste perdite, rilevate in corrispondenza della zona di subduzione di Cascadia, potrebbero essere il segnale di un terremoto in arrivo.

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Scoperta perdita di fluido caldo dal fondale oceanico: potrebbe essere il segnale di terremoti in arrivo?
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Credit: Philip et al./Science Advances

Secondo un nuovo studio realizzato da ricercatori dell'Università di Washington e pubblicato a gennaio 2023, sul fondale dell'Oceano Pacifico – in corrispondenza della cosiddetta zona di subduzione della Cascadia, a circa 50 km al largo dell'Oregon – sarebbero presenti delle fuoriuscite di fluidi dal fondale oceanico con una composizione diversa rispetto a quella dell'acqua circostante. L'importanza di questo studio è legata alla possibile funzione di "lubrificante" di questi fluidi – la cui perdita non è mai stata osservata prima – e al loro collegamento con l'innesco di terremoti di magnitudo anche molto elevata.
In questo articolo vedremo più nel dettaglio quali sono le conclusioni dello studio e le sue possibili implicazioni nel campo del monitoraggio sismico.

Come sono state scoperte le fuoriuscite di fluido?

Il team di ricercatori ha compiuto la scoperta durante una crociera scientifica a bordo dell'imbarcazione RV Thomas G. Thompson. Il sonar della nave infatti ha individuato sul fondale dei pennacchi di bolle e, grazie a successive analisi con robot sottomarini, si sono accorti delle particolari caratteristiche di quest'area, rinominata poi "Pythia’s Oasis". I ricercatori hanno paragonato queste fuoriuscite al getto di una manichetta antincendio e hanno osservato che hanno una natura diversa rispetto a quella delle acque oceaniche circostanti, infatti:

  • la loro temperatura è più alta di circa 9°C rispetto alle acque oceaniche e si stima che in origine sia compresa tra i 150 e i 250°C;
  • sono ricchi in boro e litio, mentre sono molto poveri in cloro, potassio e magnesio.

L'unione di queste due caratteristiche ha permesso ai ricercatori di ipotizzare un'origine dei fluidi correlata al cosiddetto megathrust della Cascadia, cioè un imponente sistema di faglie originato dalla subduzione tra la placca Juan De Fuca e quella Nordamericana. Nello specifico, la sorgente sarebbe collocata a 4 km circa di profondità dal sottosuolo.

cascadia
Credit: USGS.

L'importanza dello studio sulle perdite di fluido sul fondale oceanico

Il rilascio di fluidi dal fondale oceanico comporta una minore pressione dello stesso tra le particelle del sedimento e, quindi, va ad aumentare la frizione tra la placca oceanica (placca Juan De Fuca) e la placca continentale (placca Nordamericana). Questo è un potenziale problema perché fin tanto che la pressione è alta il fluido funziona da "lubrificante", permettendo alle due placche di scorrere l'una sull'altra senza problemi. Quando la pressione è bassa le due placche si possono "incastrare" e, quindi, accumulare stress che in futuro potrebbe dar vita a violenti terremoti nell'area.
Tuttavia, trattandosi di un fenomeno mai osservato prima, saranno necessarie ulteriori analisi per comprenderlo appieno e per riuscire ad applicarlo al complesso campo della prevenzione sismica.

Per approfondire, ecco un video sul perché in Italia ci sono così tanti terremoti e vulcani:

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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