
Per gli individui bilingui o multilingui in particolar modo è possibile sognare non solo nella lingua madre ma anche in altre lingue, per l'influenza di diversi fattori fra cui l'uso quotidiano e l'immersione in uno specifico contesto culturale. Vediamo cosa significa e perché succede.
Perché iniziamo a sognare in una lingua straniera
La lingua madre rappresenta il nostro primo contatto con il linguaggio, il mezzo attraverso cui strutturiamo pensieri e percezioni durante la crescita. Non sorprende, quindi, che molti dei nostri sogni si svolgano in questa lingua, essendo profondamente radicata nel nostro subconscio. Tuttavia, l’esposizione a lingue straniere e l’acquisizione di competenze linguistiche possono influenzare questa dinamica. In individui bilingui o multilingui, la lingua dei sogni può cambiare in base al contesto o alla frequenza di utilizzo delle lingue. Diversi fattori determinano la lingua utilizzata nei sogni:
- Uso quotidiano: uno studio condotto nel 1993 da David Foulkes ha rilevato che i bilingui tendono a sognare nella lingua più utilizzata nelle ore precedenti al sonno.
- Immersione culturale: persone che trascorrono lunghi periodi in paesi stranieri riferiscono spesso di iniziare a sognare nella lingua locale dopo alcuni mesi di adattamento.
- Contesto onirico: la lingua dei sogni può variare in base al contenuto del sogno. Ad esempio, situazioni che coinvolgono la famiglia spesso evocano la lingua madre, mentre contesti internazionali o legati al lavoro possono favorire una seconda lingua.
Cosa vuol dire se sogno in un'altra lingua? Gli studi scientifici sulla lingua dei sogni
Il funzionamento del cervello in relazione all’apprendimento linguistico è un argomento di studio molto approfondito. Le lingue vengono processate in aree specifiche della mente, ognuna delle quali ha un ruolo ben definito. La lingua madre è generalmente associata all’emisfero sinistro, che include l’area di Broca, responsabile della produzione linguistica, e l’area di Wernicke, legata alla comprensione del linguaggio. Le lingue straniere, inizialmente, coinvolgono diverse aree del cervello, ma con la pratica, tendono a essere elaborate nelle stesse zone dedicate alla lingua madre. Il fenomeno è reso possibile dalla neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi creando nuove connessioni neuronali.
Gli studi di neuroimaging dimostrano che, mentre la lingua madre richiede processi automatizzati, le lingue straniere necessitano di uno sforzo cognitivo maggiore. Tale processo coinvolge la memoria di lavoro, una funzione cerebrale che aiuta a trattenere e manipolare informazioni temporanee, e le aree dell’attenzione, fondamentali per gestire nuove conoscenze linguistiche.
Gli studi sul sogno linguistico sono ancora in evoluzione, ma alcune ricerche offrono spunti interessanti. Un’indagine dell’Università di Lisbona ha dimostrato che il cervello umano è capace di creare esperienze sensoriali basate su input memorizzati. Questo spiega come le informazioni linguistiche apprese possano essere elaborate nei sogni, anche in lingue non native. Inoltre, studenti impegnati in programmi di apprendimento intensivo di lingue straniere riferiscono frequentemente episodi di sogni in quelle lingue, considerandoli un segnale positivo di progresso cognitivo.
Uno studio condotto da David Foulkes nel 1993, già citato, ha analizzato i comportamenti onirici di individui bilingui, evidenziando una correlazione tra la lingua utilizzata durante il giorno e quella predominante nei sogni. Altri studi sul consolidamento della memoria hanno dimostrato che il cervello riorganizza e rafforza le informazioni acquisite durante la veglia, rendendo i sogni un terreno fertile per l’elaborazione linguistica.