Numerose sfere nere di catrame di qualche centimetro di diametro sono comparse nella seconda settimana di ottobre nelle spiagge di Coogee e Gordons Bay, nel Nuovo Galles del Sud in Australia per poi presentarsi lungo un tratto di costa di quasi 10 km nella zona a est di Sydney causando allarmi e la chiusura di lunghi tratti di lidi. Questi detriti inquinanti a base di idrocarburi sono comparsi in maniera del tutto inaspettata, senza segnalazioni di incidenti o rilasci involontari di petrolio da parte di navi di passaggio o piattaforme di estrazione. Per motivi di sicurezza le autorità hanno quindi deciso di impedire l'accesso alle spiagge e di studiare queste sfere, alla ricerca di informazioni sulla loro origine. I lavori per la rimozione e lo studio delle sfere sono cominciati immediatamente, anche in vista della stagione balneare in arrivo nell'emisfero sud.
La formazione di queste sfere non è un evento raro, e può accadere anche in seguito a rilasci "naturali" dai fondali, come accade sulle spiagge californiane. Quello che è inusuale, però, è la comparsa di un numero così alto di sfere in pochi giorni. Eventi di questa portata sono solitamente legati a grandi rilasci di petrolio dovuti ad attività umana. Tuttavia non sono noti rilasci così abbondanti da giustificare le numerose sfere nelle spiagge australiane, e ciò rende “misteriose” queste sfere nere.
Cosa contengono le sfere nere in Australia e come potrebbero essersi formate
Le analisi, condotte dal UNSW Mark Wainwright Analytical Centre, confermano la presenza di idrocarburi (molecole costituite principalmente da carbonio e idrogeno) di origine fossile, composti tipicamente presenti nel petrolio. Quando il petrolio viene rilasciato in mare si divide in due frazioni principali a seconda del peso molecolare, ossia la dimensione delle molecole: quelle più leggere (composti volatili) evaporano lentamente, ma la parte più pesante (i composti detti asfalteni) continua a galleggiare in "macchie".
Gli asfalteni sono sostanze idrofobiche, ovvero non affini all'acqua, come lo è per esempio l'olio che usiamo in cucina. Nell'acqua, quindi, queste molecole tendono quindi ad aggregarsi tra loro e a qualsiasi oggetto galleggiante: alghe, pezzi di legno, rifiuti e così via. In presenza di onde, le macchie galleggianti possono essere "spezzate" in parti più piccole e prendere, col tempo, forma sferica.
Anche la percentuale, relativamente alta, di composti volatili ancora presenti nelle sfere sembra indicare un rilascio massivo di petrolio: nelle perdite naturali dai fondali, il petrolio subisce di solito una maggior degradazione ambientale perdendo gran parte di questi composti.
I possibili rischi per la salute e l'ambiente di questi detriti di catrame
Le sostanze contenute in queste sfere sono estremamente dannose per la fauna marina: sono tossiche e se ingerite possono facilmente bloccare i tratti intestinali di pesci o volatili. In questi ultimi sono anche in grado di danneggiare il piumaggio rendendolo meno impermeabile e isolante.
Purtroppo, quando si riscontrano simili depositi sulle spiagge, è anche probabile che una buona parte sia precipitata sui fondali marini: tutto ciò che non può essere raccolto potrebbe quindi inquinare gli ecosistemi per centinaia di anni, soprattutto se l'asfalto si è legato a rifiuti plastici.
Per quanto riguarda la salute umana, molti dei composti presenti in questi residui catramosi hanno effetti carcinogeni: un motivo in più per evitare la balneazione in aree colpite da questi fenomeni. Fortunatamente il rischio di esposizione è molto ridotto in caso di residui solidi come queste sfere, ma a destare preoccupazione sono i composti volatili e gli eventuali residui ancora presenti nell'acqua marina delle zone colpite.