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16 Dicembre 2023
17:37

Storia degli elfi, dalla mitologia nordica ad aiutanti di Babbo Natale

Come hanno fatto gli elfi delle antiche tradizioni pagane germaniche a divenire nel tempo gli aiutanti di Babbo Natale? E perché sono verdi? Ripercorriamo la storia di queste creature immaginarie.

A cura di Andrea Basso
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Storia degli elfi, dalla mitologia nordica ad aiutanti di Babbo Natale
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All'interno dell'antica mitologia germanica, la figura dell'elfo presentava caratteri e sfaccettature molto diverse fra loro, presentandosi a volte come una figura positiva e altre volte come una figura negativa. Nel corso dei secoli, queste creature soprannaturali hanno cambiato più volte connotazione. Partendo dalle fonti medievali ripercorriamo la storia di queste creature mitologiche, cercando di capire come abbiano fatto a diventare gli aiutanti di Babbo Natale nell'immaginario collettivo contemporaneo.

Gli elfi in epoca medievale

Le creature fantastiche note come “elfi” sono parte integrante del folklore e della mitologia germanica. Presso i popoli scandinavi, queste creature soprannaturali erano note col nome di alfar (al singolare alfr), da cui, attraverso la mediazione dell’inglese, deriva il termine che si usa in italiano.

L’origine di questa parola scandinava si può rintracciare nell’antica radice germanica albiz, che vuol dire letteralmente “bianco” (è la stessa radice indoeuropea del latino albus, “bianco”). Secondo questa etimologia, gli elfi sarebbero letteralmente “i bianchi”, secondo la connotazione positiva che l’antica mitologia germanica dava a questo colore, associato alla purezza e alla luce.

Nonostante questa simbologia positiva, nel folklore medievale dell’Inghilterra anglosassone e nell’epica nordica, gli elfi hanno connotazioni sia benevole che malevole. Le più antiche attestazioni del termine “elfo” provengono da dei manoscritti anglosassoni di argomento medico, datati tra il IX e il X secolo, un periodo del pieno Medioevo che potrebbe sembrare più recente di quanto ci si possa aspettare.

Presso gli Anglosassoni medievali, gli elfi erano creature malevole, che causavano a uomini e animali una serie di malattie dolorose e inaspettate, come forse i reumatismi o il “colpo dell’elfo”, conosciuto anche come “colpo della strega”. Questi dolori si pensava fossero provocati da proiettili magici scagliati da questi elfi malvagi. Le menzioni degli elfi nei testi medici medievali non sono quindi un caso.

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Piccole creature demoniache assalgono un salmista, dal Salterio di Eadwine, XII secolo.

Di tutt’altro avviso è l’altra principale fonte medievale che menziona queste creature, l’Edda dell’islandese Snorri Sturluson, risalente al XIII secolo. In questa raccolta della mitologia nordica vengono citati i Ljósálfar (elfi luminosi) e i Dökkálfar (elfi oscuri). I primi vivono in paradiso e sono “più belli del sole”, mentre i secondi vivono sottoterra e sono “più neri della pece”. Nell’Edda vengono citati anche gli svartálfar (elfi neri), anche se molti filologi ritengono che si tratti probabilmente di un sinonimo con cui indicare i nani, altre creature mitologiche presenti nella tradizione germanica.

Ci troviamo dunque di fronte a molte creature fantastiche che sono sicuramente diverse fra loro, per natura, aspetto e connotazione, ma che vengono chiamate tutte con lo stesso termine.

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Danza degli elfi, August Malmström, 1866.

Dal folklore al fantasy

La connotazione negativa degli elfi durò ancora a lungo nel mondo di lingua tedesca. Si riteneva ancora che gli elfi fossero creature malvagie che stregavano gli uomini o che addirittura potessero farli impazzire. In altre zone dell’Europa settentrionale, non di lingua tedesca ma sempre di lingua germanica, come la Scandinavia o l’Inghilterra, in età moderna la natura attribuita agli elfi cominciò a mutare, divenendo sempre più positiva. Nonostante nel folklore contadino si continuasse a ritenere che gli elfi fossero la causa di dolori o malattie mentali, fra le classi più colte e nella letteratura cominciò ad affermarsi l’immagine dell’elfo come una creatura eterea e positiva.

Innanzitutto i termini “elfo” e “fata” cominciarono a divenire interscambiabili, andando a creare figure positive che riunivano le caratteristiche di entrambe le creature fantastiche, come gli abitanti del regno delle fate di Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare (1595).

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Gli esseri fatati di Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, illustrati da Arthur Rackham nel 1908.

Il termine “fata”, di origine latina, era usato nelle tradizioni folkloriche dell’Europa meridionale per definire creature soprannaturali che avevano molti punti in comune fra quelli attribuiti agli elfi del Nord Europa. A contribuire a mescolare le diverse tradizioni, si vennero ad aggiungere anche le credenze tradizionali provenienti dal mondo celtico scozzese e irlandese.

A partire da queste nuove tradizioni, nella letteratura successiva, specialmente durante il periodo romantico, tra il XVIII e il XIX secolo, gli elfi iniziarono a comparire come creature tendenzialmente positive, con una serie di caratteristiche fisiche che sarebbero poi rimaste fissate nella cultura popolare: dall’associazione con le fate giunsero in alcuni casi le ali, e fecero la loro comparsa le orecchie a punta. Per questa creatura soprannaturale ci fu quindi uno sviluppo duplice. Da una parte quello del folklore germanico, e dall’altra quello della letteratura colta, che attingeva dal folklore solo quanto necessario. Nella letteratura occidentale quindi si svilupparono due tipi di figure che nel nostro tempo avrebbero portato a due diversi tipi di elfi: le creature bellissime ed eteree presenti nel mondo della Terra di Mezzo ideato dallo scrittore britannico J.R.R. Tolkien, e le piccole e simpatiche creature a cui si è ispirata J.K. Rowling per i suoi elfi (per esempio Dobby) nel mondo di Harry Potter.

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Cavalieri di Sidhe, John Duncan, 1911.

E Babbo Natale?

Durante l’epoca vittoriana, il lungo periodo di tempo della storia britannica che coincide col regno della regina Vittoria (1837-1901), l’antica tradizione di San Nicola come Santa Claus cominciò a cristallizzarsi nella cultura popolare così come la conosciamo, anche grazie ad alcune opere letterarie piuttosto note (Canto di Natale di Charles Dickens, del 1843), e in questo contesto comparvero gli elfi come aiutanti di Babbo Natale.

Questi elfi, buoni, piccoli, e con le orecchie a punta, risultano essere dipendenti sia dalla tradizione folklorica popolare nord europea che da quella letteraria.

La prima citazione letteraria conosciuta degli elfi di Natale, attorno al 1850, è in un racconto mai pubblicato di Louisa May Alcott, autrice statunitense famosa per aver scritto la serie Piccole Donne. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, specialmente negli Stati Uniti, in libri e riviste, gli elfi cominciarono a comparire come aiutanti di Babbo Natale vestiti di verde, il colore originale di Santa Claus prima che il rosso prendesse il sopravvento nella tradizione occidentale.

Da questo momento in poi, questa immagine è rimasta nella cultura degli Stati Uniti e dell’Europa Occidentale, sopravvivendo e alimentandosi fino al giorno d’oggi in varie forme: dai giocattoli e i gadget di tutti i tipi ai film e alla musica.

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