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6 Maggio 2025
8:00

Terre rare e dazi di Trump: come la guerra commerciale tra USA e Cina minaccia tecnologia, salute e difesa

I dazi imposti da Trump hanno generato una reazione a catena che sta coinvolgendo le terre rare. La Cina potrebbe potenzialmente paralizzare il mondo occidentale bloccandone completamente l'esportazione.

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Terre rare e dazi di Trump: come la guerra commerciale tra USA e Cina minaccia tecnologia, salute e difesa
Terre rare

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una guerra commerciale sempre più serrata tra Stati Uniti e Cina. Un conflitto che non si combatte con armi tradizionali, ma con strumenti economici, dazi doganali e, soprattutto, materie prime strategiche. Tra queste, le terre rare giocano un ruolo cruciale. Utilizzate in quasi ogni ambito dell'economia moderna – dagli smartphone ai satelliti, dai motori elettrici ai dispositivi medici – queste risorse rappresentano un vero e proprio collo di bottiglia geopolitico. E la Cina, che controlla oltre l'80% della produzione globale, sa perfettamente quanto potere ha tra le mani.

In questo articolo esploreremo come i dazi imposti da Trump hanno acuito le tensioni tra le due potenze, come la Cina ha risposto sfruttando il controllo sulle terre rare, e cosa significa tutto questo per noi: cittadini, pazienti, consumatori. Analizzeremo le ripercussioni su scala globale, i tentativi di sganciamento strategico, le conseguenze economiche e sanitarie, e il futuro incerto di una corsa alle risorse che potrebbe segnare profondamente la geopolitica del XXI secolo.

Quali sono le terre rare e perché sono così importanti

Le "terre rare" non sono poi così rare. Si tratta di 17 elementi chimici della tavola periodica, tra cui il neodimio, il gadolinio, il lantanio e il disprosio. Sono presenti nella crosta terrestre, ma in concentrazioni molto basse e difficili da separare.

La loro importanza deriva dalle proprietà magnetiche, luminose e conduttive uniche, che le rendono indispensabili in:

  • Motori elettrici e turbine eoliche (neodimio, disprosio)
  • Smartphone, tablet, laptop (diversi elementi tra cui ittrio e europio)
  • Sistemi di guida per missili e jet militari
  • Dispositivi medici, tra cui i liquidi di contrasto per risonanza magnetica (gadolinio)

Senza questi elementi, la transizione energetica, l'innovazione tecnologica e persino la sicurezza nazionale sarebbero compromesse. Il fatto che siano difficili da estrarre e separare aumenta il loro valore strategico.

I dazi di Trump e la guerra commerciale con la Cina

Nel 2018, l'amministrazione Trump ha dato inizio a una serie di dazi contro la Cina, accusata di pratiche commerciali scorrette, furto di tecnologia e dumping industriale. La strategia era semplice: colpire economicamente Pechino per forzarla a negoziare.

  • Marzo 2018: dazi su acciaio e alluminio
  • Luglio 2018: dazi su 34 miliardi di dollari di beni cinesi
  • Settembre 2018: dazi su altri 200 miliardi
  • Dicembre 2019: entrata in vigore della "Fase 1" dell'accordo, con impegni cinesi sull'acquisto di beni USA

Il settore tecnologico fu uno dei più colpiti: Huawei venne inserita nella lista nera commerciale, e molte aziende americane dovettero interrompere collaborazioni con fornitori cinesi.

La Cina ha risposto con controdazi e, soprattutto, ha minacciato più volte di limitare l'export di terre rare verso gli USA. Una minaccia credibile, vista la dipendenza americana (e mondiale) dalle esportazioni cinesi.

Nel maggio 2019, dopo l'ennesimo round di dazi, Xi Jinping visitò una fabbrica di terre rare in Cina. Un gesto altamente simbolico, che fu interpretato come un messaggio velato agli USA: "Potremmo bloccare le terre rare se ci costringerete".

La Cina ha già usato questa leva in passato. Nel 2010, durante una disputa con il Giappone sulle isole Senkaku, bloccò temporaneamente l'export di terre rare. Le conseguenze furono immediate: prezzi alle stelle, crisi produttive e uno shock che spinse il Giappone a investire nel riciclo e nella diversificazione.

Nel 2023, nuove tensioni tra Washington e Pechino hanno portato al blocco dell'export di gallio e germanio, due metalli critici per semiconduttori e celle solari. Nel 2024, indiscrezioni confermate da fonti vicine al Ministero del Commercio cinese parlano di limitazioni mirate su gadolinio e ittrio, due elementi cruciali per medicina e industria elettronica.

Il blocco (o anche solo la minaccia) dell'export di terre rare ha effetti molto reali e diretti su diversi settori:

  • Sanità: meno mezzi di contrasto = diagnosi più lente = peggioramento della salute pubblica
  • Tecnologia: i microfoni dei nostri telefoni, le fotocamere, le batterie agli ioni di litio dipendono dalle terre rare
  • Energia: turbine eoliche e auto elettriche richiedono magneti permanenti al neodimio
  • Difesa: i sistemi radar, le comunicazioni satellitari e i jet stealth utilizzano disprosio e ittrio

Gli USA e la corsa all'indipendenza mineraria

Consapevoli del rischio, gli Stati Uniti hanno riaperto miniere chiuse da decenni. Il caso più noto è quello di Mountain Pass, in California, l'unica miniera attiva di terre rare negli USA. Tuttavia, la raffinazione è ancora appaltata in Cina.

Washington ha inoltre stretto alleanze con Australia, Canada e paesi africani per diversificare le fonti. Il Department of Energy ha varato fondi per la ricerca su tecniche di estrazione alternative e riciclo.

E l'Europa? Tra dipendenza e ritardi strategici

L'Unione Europea è ancora più vulnerabile. Secondo dati del 2022, il 98% delle terre rare raffinate in Europa proviene dalla Cina. Bruxelles ha varato il Critical Raw Materials Act per incentivare l'estrazione interna, ma i tempi sono lunghi.

In Svezia, il giacimento di Kiruna contiene terre rare, ma l'apertura della miniera richiederà almeno 10 anni. Nel frattempo, aziende come Siemens, Philips e Renault devono affrontare costi crescenti e incertezze nella supply chain.

Il riciclo delle terre rare è tecnicamente possibile, ma complesso. Servono tecnologie avanzate, processi costosi e normative chiare. Oggi meno dell'1% delle terre rare viene effettivamente riciclato in Europa. Investimenti nel settore sono in crescita, ma ancora insufficienti.

Il futuro: decarbonizzazione, intelligenza artificiale e nuovi conflitti del XXI secolo

La transizione energetica e la rivoluzione digitale aumenteranno la domanda globale di terre rare. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, entro il 2040 la richiesta di neodimio e disprosio potrebbe triplicare. Le auto elettriche, i data center, i sistemi 5G, l'IA generativa: tutto ciò ha fame di materiali critici.

Le potenze che controllano le risorse avranno un enorme vantaggio competitivo. Le tensioni USA-Cina sono solo un preludio a possibili crisi future che coinvolgeranno anche India, Africa, Sud America. La geopolitica delle materie prime torna centrale come lo è stato per il petrolio nel XX secolo.

La questione delle terre rare non riguarda solo le relazioni tra USA e Cina. Ci tocca da vicino, ogni giorno, anche se non ce ne rendiamo conto. Un esame medico rinviato, un'auto più cara, uno smartphone più costoso o una turbina che non arriva in tempo: tutto ci parla della nostra dipendenza da risorse strategiche.

Il caso dei dazi di Trump ha acceso un faro su questo punto debole del sistema globale. Sta ora a governi, industrie e cittadini comprendere che le guerre del futuro si combatteranno anche con minerali difficili da pronunciare, ma essenziali per vivere nel mondo moderno.

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