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Il 28 settembre 2018 alle 17:02 locali un violento terremoto di magnitudo 7.5 si è abbattuto su Sulawesi, una delle grandi isole della Sonda, nel settore occidentale dell'arcipelago malese, in Indonesia, causando violenti tsunami e un disastro di proporzioni eccezionali. 4340 persone morirono, principalmente a causa dai crolli di edifici e infrastrutture innescati dal sisma, nonché di valanghe di fango e fenomeni di liquefazione del terreno. L'epicentro si trovava nella reggenza di Donggala e l'ipocentro a una profondità di 20 km. Tra le vittime, poco più di 1200 persero la vita a causa degli tsunami che colpirono l’isola nella mezz'ora successiva al terremoto, con onde che raggiunsero altezze massime di 10 metri. Secondo i dati ufficiali, il sisma ha causato 10.679 feriti, 667 dispersi e oltre 200.000 sfollati.
Il terremoto di Sulawesi e lo tsunami: la causa
La scossa principale di magnitudo 7.5 ha colpito l’isola di Sulawesi alle 17:02 (ora locale). L’ipocentro del sisma è stato localizzato a una profondità di 20 km, mentre l’epicentro si trovava a 78 km a nord della città di Palu, la capitale nonché la città più grande della provincia di Sulawesi in Indonesia. Tuttavia, numerose scosse hanno preceduto il sisma principale nelle tre ore precedenti, raggiungendo in alcuni casi una magnitudo di sei gradi. Oltre 14 scosse con magnitudo prossima a 5 si sono susseguite al terremoto principale, per un totale di circa 140 scosse secondarie o di assestamento registrate nei giorni successivi.

L’isola di Sulawesi si trova nella cosiddetta Cintura di Fuoco, o "Ring of fire" una fascia di territorio lunga circa 40.000 km che circonda l’Oceano Pacifico ed è caratterizzata da intenso vulcanismo e sismicità estremamente elevata e violenta. La Cintura di Fuoco è infatti la regione tettonicamente più attiva al mondo, situata lungo margini di placca continentale e zone di subduzione. Diversi studi successivi al sisma ne hanno attribuito l'origine al movimento della faglia trascorrente nota come Palu-Koro, che si estende per una lunghezza di circa 264 km e una larghezza di 36,75 km all’interno della placca tettonica della Sonda. Il terremoto sembra essere stato innescato da una sua rottura che ha provocato lo spostamento di blocchi di roccia di circa 5 metri.
Vittime e danni provocati dal sisma e dal maremoto
Come accennato in precedenza, l’epicentro del terremoto è stato individuato a circa 80 km a nord della capitale Palu, che allora contava circa 350.000 abitanti. Tuttavia, i suoi effetti si sono propagati su un raggio superiore ai 120 km, colpendo duramente la stessa città di Palu e altre tre città maggiori a sud dell’epicentro: Donggala, Sigi e Parigi Moutong.
Il conteggio delle vittime è pari a 4.340, a cui si aggiungono 667 dispersi, oltre 10.600 feriti e quasi 224.000 sfollati in 122 aree. Il sisma è stato classificato come catastrofico, con una magnitudo pari a 12 sulla scala Mercalli (MCS). I danni alle infrastrutture sono stati notevoli, con quasi 70.000 edifici distrutti o danneggiati dal terremoto e dai fenomeni cosismici da esso generati. Secondo quanto riportato sul sito del National Center for Environmental Information (NCEI), l’impatto economico del disastro si aggira intorno ai 13 mila miliardi di dollari americani. La perdita economica stimata supera gli 1,5 miliardi di dollari americani.
Come spesso accade, la maggior parte delle vittime e dei danni strutturali non furono causati dal terremoto in sé, ma dai fenomeni cosismici, ovvero dalle deformazioni permanenti del suolo e delle morfologie superficiali indotte dalla propagazione delle onde sismiche. Nel caso del terremoto di Sulawesi, gli effetti cosismici registrati includono valanghe di fango e fenomeni di liquefazione del suolo, che hanno significativamente contribuito al numero di crolli. A questi si aggiungono onde di tsunami con un’altezza massima registrata di 10 metri, che hanno colpito le città costiere, soprattutto le regioni a est della Baia di Palu. Si stima che solo gli tsunami abbiano causato la morte di oltre 1.200 persone.
