È arrivato di nuovo quel momento dell’anno: nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre torna l’ora solare. Occorrerà quindi portare le lancette dell’orologio indietro di un’ora, per la precisione alle 3 del mattino, e si guadagnerà un’ora di sonno. Per i prossimi cinque mesi, si acquisteranno dunque ore di luce la mattina, a discapito del pomeriggio, che invece sarà più “corto”.
Ma perché si adotta l’ora solare? E a che punto è il dibattito sull’abolizione del cambio dell'orario?
Perché esiste il cambio dell'ora?
L’ora solare, che si adotta nel periodo autunnale-invernale, è considerato l’orario “naturale”, perché segna il passaggio del Sole al di sopra del meridiano locale (ecco perché si chiama “solare”!). Questo orario corrisponde quindi al fuso orario di riferimento.
Con l'ora solare è possibile sfruttare la luce solare nelle prime ore del giorno, portando a un considerevole risparmio energetico. Prendendo in considerazione i dati di Terna, dal 2004 al 2020 con il cambio si risparmia all’incirca 10 miliardi di kWh di energia, equivalente a circa 1 miliardo e 720 milioni di euro.
L’ora legale invece venne adottata nel nostro Paese a partire dal 1966, con lo scopo di avere più luce naturale nel tardo pomeriggio, a discapito della mattina presto.
Tra gli svantaggi del cambio dell’ora, però, c'è il fatto che si riportano effetti negativi per la salute, in particolare uno squilibrio del ciclo sonno-veglia, che porta a sentirsi stanchi, e assonnati.
Abolire il cambio dell'orario, sì o no?
Da anni ormai imperversa in sede europea il dibattito sull’abolizione del cambio dell’ora. L’ultimo passo avanti in tal senso è stata la proposta presentata in Commissione europea nel settembre 2018, che prevede che ciascuno Stato decida per sé sull'abolizione.
Comunque a oggi la proposta resta tale e rimane in vigore in tutta Europa la direttiva sull’ora legale. Continueremo quindi ancora a modificare l’ora dei nostri orologi due volte all’anno.