Ieri 7 novembre 2024 a Verona è stato riscontrato un caso di malaria inizialmente creduto come “caso autoctono” (cioè causato dalla puntura di una zanzara infetta presente sul territorio nazionale) ma ora classificato come “caso importato”. La Direzione Prevenzione della Regione Veneto in collaborazione con l'Azienda Sanitaria competente e con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha attivato le procedure previste per la gestione di questi casi e nelle ore successive al ricovero si è potuto verificare che il paziente aveva in realtà effettuato un viaggio in una zona dove la malaria è endemica.
La preoccupazione per l’individuazione di un caso autoctono è stata elevata, considerato che la malaria è debellata in Italia dal 1970 (più di 50 anni fa) e una recrudescenza della malattia avrebbe posto le autorità sanitarie davanti a nuovi scenari di diffusione e contagio. La malaria non si trasmette per contatto diretto tra esseri umani, ma necessita l'intervento delle zanzare del genere Anopheles. È endemica in Africa, in India, nel Sudamerica, in Medio Oriente, in Corea e in Messico, tra gli altri Paesi. Provoca distruzione dei globuli rossi, anemia, febbri molto alte e se non curata conduce alla morte.
Cos’è la malaria e come si trasmette
La malaria è una malattia provocata da un protozoo del genere Plasmodium; quattro diverse specie di questo patogeno possono infettare l’uomo, ma il più diffuso è il Plasmodium falciparum, che, tra l’altro, diversamente dalle altre specie oltre ad infettare i globuli rossi dell’ospite ha la capacità di provocare ostruzioni ai capillari e forme ischemiche. La malaria è endemica in diverse aree del globo (Africa, in India, nel Sud e Sud-Est asiatico, in Corea, Messico, America Centrale, Haiti, Repubblica Dominicana, Sud America, Medio Oriente e Asia centrale); un tempo era endemica anche in Italia.
Non si trasmette per contatto diretto tra esseri umani, ma necessita l'intervento delle zanzare del genere Anopheles, vettori di questa malattia all’uomo e a altri mammiferi. Se una femmina di Anopheles punge una persona affetta da malaria ingerisce insieme al sangue cellule riproduttive del Plasmodio che iniziano a moltiplicarsi nel corpo della zanzara e si spostano nelle sue ghiandole salivari. Nel momento in cui l'insetto punge un altro essere umano, inocula anche un certo numero di cellule del protozoo a un certo stadio di sviluppo. Queste raggiungono il fegato dell’ospite, completano il ciclo di sviluppo e nel giro di 1-3 settimane si riversano nel flusso sanguigno, invadendo e distruggendo così i globuli rossi.
Circa 70 specie del genere Anopheles nel mondo sono in grado di trasmettere il plasmodio della malaria e ben 6 specie sono vettori dominanti di questo patogeno in Europa. Nel Novecento la diffusione della malaria nel mondo è stata notevolmente ridotta grazie a programmi di controllo promossi dall’OMS e in Italia, dove storicamente la malattia funestava molte zone paludose, come le paludi pontine nel Lazio, è stata debellata nel 1970.
Attualmente, le specie di zanzare vettori della malaria e i casi di contagio sono monitorati costantemente al livello Europeo perché l'incremento degli spostamenti e dei viaggi internazionali e le condizioni climatiche favorevoli, con periodi caldo-umidi sempre più prolungati, potrebbero far riemergere in Europa casi anche dove la malattia era stata debellata. Del resto, già dalla fine degli anni '90 sono stati segnalati episodi autoctoni in Germania, nei Paesi Bassi, in Spagna, Francia, Grecia e Turchia. Inoltre, anche dove non è endemica, la malaria continua a essere un' infezione d’importazione piuttosto grave che va individuata e curata nel più breve tempo possibile. Per questo motivo, in Italia, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità mantengono attivo un sistema di sorveglianza e ogni Regione ha l'obbligo di notifica immediata di nuovi casi. I casi più frequenti ad oggi sono quelli contratti da viaggiatori di ritorno da Paesi a rischio.
Cosa succede se si prende la malaria: i sintomi
I sintomi della malaria generalmente compaiono dopo 7- 15 giorni dalla puntura della zanzara, benché si notino differenze in base alla specie di plasmodio iniettato. La distruzione dei globuli rossi infetti e la reazione infiammatoria dell’organismo provocano febbre alta, nausea, mal di testa, diarrea, ma nel suo decorso l'infezione provoca accessi febbrili ricorrenti (le così dette febbri malariche) e soprattutto anemia. Inoltre, l'accumulo di globuli rossi ormai distrutti arriva a ostruire i capillari del cervello o a "sovraccaricare" organi come reni, fegato e milza. I casi non trattati possono presentare insufficienza renale, edema polmonare, coma e portare alla morte.
Come si cura la malaria e quali sono le misure di profilassi
La malaria si cura con particolari farmaci detti antimalarici, che vanno ad agire sul ciclo riproduttivo del plasmodio. Un farmaco abbondantemente utilizzato è la clorochina, ma in casi di resistenza del plasmodio si può ricorrere all'artemisinina, la meflochina o il chinino.
I viaggiatori diretti verso Paesi del mondo in cui la malaria è endemica vanno informati sui rischi di contrarre l'infezione e di trasmetterla indirettamente ad altri e sull'utilità di attuare misure di profilassi. Lo sviluppo di un vaccino antimalarico è davvero molto recente ed è dedicato ai bambini; in particolare, nel 2021 l'OMS ha avviato l'uso di questo nuovo vaccino tra i bambini in zone dell'Africa particolarmente a rischio. Ai viaggiatori, al momento, si raccomanda di adottare sia accorgimenti di tipo comportamentale come l'impiego di zanzariere, repellenti cutanei e ambientali sia di tipo farmacologico con l'uso di farmaci che non eliminano completamente il rischio, ma lo riducono notevolmente.