Il satellite artificiale Intelsat 33e, che forniva servizi di telecomunicazione a clienti in Europa, Africa e Asia, si è distrutto il 19 ottobre 2024 in orbita geostazionaria, quindi a circa 36.000 km di quota. L’evento, segnalato da diverse fonti, ha generato decine di detriti spaziali (almeno 20 secondo la Space Force americana, circa 80 secondo l'agenzia spaziale russa) che potrebbero rappresentare un pericolo per altri satelliti vicini. Non è ancora chiara la causa della distruzione: si ipotizza un impatto con un detrito spaziale o una rottura strutturale interna. Questo incidente ha causato gravi interruzioni di servizio per i clienti di Intelsat, che ha prontamente avviato piani di migrazione e ripristino, collaborando con Boeing, il produttore del satellite, e con le agenzie governative per investigare sull’anomalia.
L'incidente è avvenuto in momento storico tutt'altro che favorevole per Boeing, reduce dal recente fallimento della capsula Starliner nel suo viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale e svariati incidenti avvenuti negli ultimi mesi, come quello del 737 Max 9 di Alaska Airlines o il 747 di Atlas Air di gennaio 2024.
Cos'è successo al satellite Boeing Intelsat 33e: le possibili cause
L’Intelsat 33e era stato lanciato nell’agosto 2016 e messo in servizio nel gennaio 2017. Operava da una posizione geostazionaria a 60 gradi Est, sopra l’Oceano Indiano, e la sua missione era quella di offrire connettività satellitare per vasti territori. Questo tipo di orbita, definita geostazionaria, permette ai satelliti di rimanere fermi (stazionari appunto) rispetto a un punto fisso sulla Terra, ideale per fornire servizi di telecomunicazione stabili.
Il satellite, prodotto dalla Boeing Space Systems, era parte della serie Boeing Space 702MP, una piattaforma avanzata pensata per missioni a lungo termine. Tuttavia, l’anomalia registrata alle 06:30 (ore italiane) dello scorso 19 ottobre ha portato a un'immediata perdita di potenza, causando il suo completo malfunzionamento e la sua conseguente distruzione. I primi rilevamenti della Space Force indicavano circa 20 detriti generati dall’evento, ma ulteriori analisi condotte dall'azienda evletica s2a systems e dalla corporazione statale che si occupa dell'industria spaziale russa Roscosmos hanno rilevato numeri ben più elevati, con stime che arrivano fino a 80 frammenti.
Questi detriti rappresentano una minaccia significativa per altri satelliti in orbita geostazionaria, dato che questa regione – seppur non affollata come l’orbita bassa terrestre – ospita satelliti più grandi e complessi. Tra quelli potenzialmente a rischio ci sono il satellite russo per telecomunicazioni Express-A1, il satellite Yamal-402 e il satellite meteo Electro-L.
In merito alle dinamiche che hanno portato all'incidente, Roscosmos ha dichiarato:
Un'analisi delle traiettorie di movimento dei frammenti risultanti mostra che la distruzione del satellite è stata immediata e di natura ad alta energia. Sulla base delle dinamiche ottenute della distribuzione dei detriti Intelsat-33e, possiamo concludere che esiste una potenziale minaccia per tutti i veicoli spaziali operativi, incluso il gruppo Roscosmos nella regione geostazionaria dello spazio esterno.
Intelsat al lavoro per garantire la continuità dei propri servizi
Per quanto riguarda la garanzia di continuità dei propri servizi dopo l'esplosione del satellite Intelsat 33e, Intelsat ha specificato tramite una nota ufficiale quanto segue:
Stiamo coordinandoci con il produttore del satellite, Boeing, e le agenzie governative per analizzare dati e osservazioni. È stato convocato un Failure Review Board per completare un'analisi completa della causa dell'anomalia. Dopo l'anomalia, Intelsat ha avviato un dialogo attivo con i clienti e i partner interessati. I piani di migrazione e ripristino del servizio sono in corso nella flotta Intelsat e nei satelliti di terze parti.
Satellite Intelsat 33e distrutto in orbita: ci sono rischi per noi?
Per quanto riguarda eventuali preoccupazioni su cosa potrebbe accaderci, chiariamo subito che possiamo stare tranquilli: l'orbita geostazionaria è molto lontana dalla superficie terrestre, e i detriti stanno orbitando a 36.000 km sopra le nostre teste. A quella distanza dal suolo l'atmosfera terrestre è completamente assente, dunque gli attriti che possono perturbare l'orbita della “spazzatura spaziale” prodotta sono molto ridotti. La loro orbita, in altre parole, è molto stabile.
Questo non toglie però il fatto che la distruzione di un satellite non è un toccasana: i detriti prodotti possono impattare con altri satelliti artificiali, quindi meno ne abbiamo e meglio è. La preoccupazione principale ha quindi a che fare con eventuali impatti che possano provocare ulteriori danni ad altri satelliti artificiali.