Nel panorama della ricerca neurologica, ci sono casi che trascendono l'ordinario, offrendo scorci inaspettati sul funzionamento del cervello umano. Uno di questi è il caso del Paziente M, un soldato repubblicano di 25 anni ferito alla testa nel 1938 da un proiettile durante la guerra civile spagnola che sviluppò, a causa di gravi lesioni cerebrali, molti problemi percettivi, tra i quali la visione triplicata ma soprattutto una peculiare visione ribaltata, di cui sorprendentemente era però del tutto inconsapevole. Sorprendentemente, il Paziente M condusse una vita relativamente normale, e visse più a lungo di Justo Gonzalo, il medico che lo prese in carico e lo studiò lungo tutta la vita.
La storia del Paziente M, l'uomo che vedeva il mondo alla rovescia
Siamo alla fine degli anni ’30 del Novecento, in Spagna esplode la guerra civile a seguito del colpo di Stato militare. Il Paziente M, venticinquenne arruolato tra le fila dell’esercito Repubblicano, arriva all’ospedale di Sanidad Militar de Godella, a Valencia, con una profonda perforazione causata da un proiettile che gli ha trapassato il cranio e attraversato il tessuto cerebrale nella parte posteriore della testa.
L’ospedale valenciano era, al tempo, una tra le strutture istituite dal governo della Repubblica che presero il nome di “ospedali del sangue” (hospitales de sangre), ovvero quegli ospedali della retroguardia specializzati nella cura dei feriti di guerra. Lì, il Paziente M incontra Justo Gonzalo Rodríguez-Leal, medico neurologo che ne prende in carico le cure.
Sin da subito il paziente M inizia a manifestare sintomi inspiegabili per le conoscenze del tempo. In particolar modo, mostra una triplopia (visione triplicata degli oggetti osservati), uno scollamento visivo tra forma e colore dell’oggetto (come se i due fossero staccati l’uno dall’altro), perdita della visione di movimento e visione invertita, con una capacità piuttosto singolare di leggere lettere e numeri sia in posizione normale che invertita, affermando però di non percepire il ribaltamento: per lui, gli scritti che legge si trovano sempre posizionati correttamente.
La teoria della dinamica cerebrale
Come per il celebre caso di Phineas Gage, trapassato da una barra di metallo entrata sotto lo zigomo e uscita sopra la testa, rimasto vivo e relativamente abile per il resto della sua vita, anche con il Paziente M ci troviamo davanti ad un trauma con asportazione di materia cerebrale corticale che regola funzioni importanti ma non vitali per l’organismo.
In questo caso, la traiettoria del proiettile ha incontrato la corteccia occipitale, ossia la porzione di cervello appena sopra la nostra nuca che elabora la visione, per uscire alla sommità posteriore del cranio, in un punto di snodo tra la corteccia occipitale e quella parietale, dove si localizzano aree visive e sensoriali, in particolare quelle tattili.
La spiegazione che negli anni il dottor Gonzalo formulò si incentrava su due fattori: la posizione della ferita, che impatta sulla tipologia di disturbo, e l’entità del danno, che determina la gravità del sintomo. Ciò portava a catalogare il Paziente M all’interno di quella che il neurologo chiamò “sindrome centrale”, con percezioni visive, tattili e uditive che, a seconda dell’intensità dello stimolo ricevuto e della loro salienza, erano talvolta avvertite come invertite.
Il lavoro di Gonzalo con il Paziente M portò allo sviluppo della sua teoria della dinamica cerebrale. Gonzalo propose un funzionamento del cervello secondo gradienti di eccitabilità nervosa, che influenzano la severità e il tipo di deficit sensoriale in seguito a una lesione. Questo tipo di concezione del tessuto cerebrale in relazione alla funzione cognitiva si è dimostrata avanguardistica rispetto ad una concezione rigidamente localizzazionista di quegli anni, che tendeva a posizionare con rigidità una funzione cognitiva in un preciso spazio cerebrale, alla maniera di Broca e Wernicke, e le relative aree del linguaggio.
La conseguenza fu che, nonostante alcuni riconoscimenti prestigiosi conferitigli in vita, le ricerche di Gonzalo sono passate in sordina nell’arco degli ultimi decenni del ‘900, per riacquisire un rinnovato interesse negli ultimi anni, con le teorie dinamiche e l’analisi dei network nelle neuroscienze contemporanee.
Il rapporto tran il paziente M e il dottor Justo Gonzalo
La frequentazione tra Gonzalo e il paziente M si spingerà fino alla morte del neurologo. Durante questa frequentazione, il medico si informerà regolarmente sulle condizioni neurologiche e sulla salute generale del paziente, fornendogli il suo sostegno non soltanto sotto il profilo medico.
Leggendo le corrispondenze conservate nell'archivio di famiglia emerge un rapporto che travalica la curiosità scientifica, e non lascia dubbi sulla presenza di una profonda stima reciproca. In un'occasione, Gonzalo comunica a M le possibilità di ricevere sostegno come veterano mutilato della guerra civile repubblicana. A tal proposito, il governo spagnolo nel 1980 promulga un decreto che garantisce pensioni agli ex combattenti mutilati appartenenti al fronte repubblicano.
Nonostante ciò, nel 1984, numerosi casi (compreso quello di M) rimarranno ancora irrisolti, e ciò indurrà il governo a procedere con un nuovo decreto, riconoscendo i servizi prestati da chi ha servito nelle forze armate e nell'ordine pubblico repubblicani durante il conflitto. L’ultimo incontro tra il medico e il paziente risale al 1984, in un viaggio di M e suo figlio a Madrid. L'anno seguente, con la salute ormai compromessa, il neurologo redige un rapporto dettagliato sulle condizioni di M, attestando le ferite e le complicazioni neurologiche derivanti dalla guerra, documento pensato per eventuali necessità future del paziente.